Nel video l’intervista a Alberto Caldana, Presidente Porta Aperta
Aumentano di giorno in giorno, si spostano, diventano invisibili finché emergono nei luoghi più impensabili. A Modena i senza fissa dimora sono ormai alcune centinaia, con numeri ufficiali che parlano di oltre 300persone censite. Le cifre reali sono però ben più alte e raccontano di una realtà sommersa che sfugge ai conteggi e rende il fenomeno ben più ampio. Un’emergenza silenziosa che si intreccia con una situazione abitativa sempre più critica, fatta di affitti inaccessibili, precarietà lavorativa e assenza di alternative stabili. Negli ultimi giorni la marginalità estrema è esplosa in tutta la sua durezza quando è emerso che alcuni senza tetto dormivano nei loculi vuoti del cimitero di San Cataldo, cercando riparo dal freddo tra tombe e nicchie. Un episodio che ha scosso l’opinione pubblica e che è diventato il simbolo di una difficoltà strutturale. Così la povertà estrema si insinua nella città, rendendo evidente una frattura che non riguarda solo chi vive per strada, ma l’intera comunità. In questa quotidianità, il ruolo dei volontari emerge come fondamentale. Associazioni come Porta Aperta operano ogni giorno cercando di andare incontro alle persone senza dimora, portando non solo beni materiali ma anche una relazione umana e instancabile.







































