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Solo in quattro non hanno ancora esordito


    Novellino, in questa prima fase di stagione, ha già utilizzato 22 giocatori, restringendo il campo al solo campionato. Considerando che la rosa attuale del Modena, fermandoci agli elementi della prima squadra, è formata da 26 calciatori, sono dunque quattro gli uomini che il tecnico di Montemarano non ha ancora fatto esordire in maglia gialloblù in questo campionato: si tratta del terzo portiere Marco Costantino, del difensore Thiago Cionek, dell’attaccante Doudou Mangni e del centrocampista Daniele Dalla Bona. I primi tre sono nuovi acquisti del Modena, mentre Dalla Bona è un veterano gialloblù. Per quanto riguarda quest’ultimo, il mancato utilizzo è dovuto alla convalescenza dall’infortunio, mentre per gli altri tre (che hanno ricevuto almeno una convocazione) si tratta di scelta tecnica.

    Riforma Pac, Confagri: «Passaggio molto delicato»


      «La riforma della Pac è un passaggio molto delicato per le nostre imprese». Lo ha sottolineato, ieri, Eugenia Bergamaschi, presidente provinciale di Confagricoltura, a margine di un convegno tenutosi ieri alla Camera di commercio di Modena sul tema della riforma della politica agricola comune per il periodo 2014-2020. «Riteniamo che occorra procedere con la regionalizzazione sull’intero territorio dell’Emilia-Romagna, per salvaguardare l’importo medio dei contributi, che per le nostre imprese è, oggi, di circa 552 euro ad ettaro, per un valore titoli complessivo di 14 milioni di euro», ha osservato la Bergamaschi. «In caso contrario si rischierebbe di avere una doppio taglio del sostegno economico, cosa che metterebbe a rischio soprattutto le aziende zootecniche e dei seminativi, che detengono i titoli storici». Secondo Confagri, tuttavia, dovrà anche «essere previsto un adeguamento concreto alle imprese che fino ad oggi non hanno potuto beneficiare di questo sostegno», come quelle che producono frutta, vino e florovivaismo.

      In breve


        Confcoop regionale, Rossi nuovo direttore E’ Pierlorenzo Rossi il nuovo direttore di Confcooperative Emilia-Romagna. Proveniente da Irecoop e presidente della centrale di Forlì-Cesena, 50 anni, Rossi subentra a Marco Venturelli, che, dopo aver ricoperto l’incarico per sette anni, è stato recentemente nominato vicesegretario generale di Confcooperative nazionale. Mutui, da EmilBanca plafond da 20 milioni E’ partita in questi giorni la una nuova campagna di mutui per la prima casa di EmilBanca, la banca di credito cooperativo attiva nelle province di Bologna, Modena e Ferrara. Il prodotto lanciato prevede un plafond da 20 milioni di euro con un tasso del 2,5% per i primi 24 mesi e una durata fino a 25 anni. L’importo finanziabile arriva al massimo all’80% del valore della casa e non può superare i 500mila euro, previa riduzione a 15 anni della durata del finanziamento.

        STORIE DI IMPRESE


          Il polo dell’automotive e oltre

          Banco Emiliano, il primo presidente è Alai


            Alfonso Panzani (Ricchetti) entra nel consiglio di amministrazione

            Nessuna sorpresa, il primo presidente del Banco Emiliano è lui. Giuseppe Alai, 57 anni, uomo forte del Consorzio del Parmigiano Reggiano, guiderà l’istituto di credito cooperativo nato dall’integrazione tra Banca Reggiana e Banca di Cavola e Sassuolo. La decisione è stata assunta all’unanimità dal cda, riunitosi dopo la formale costituzione della società, avvenuta il 25 settembre, e l’inizio, l’1 ottobre, della piena operatività. Alai già presiedeva, oltre la Confcooperative dell’altra sponda del Secchia, la Banca Reggiana. Il suo vice, Pietro Bertolotti, assumerà analogo incarico nel neonato soggetto, al fianco del commercialista Vilson Canovi, che era al vertice del collegio sindacale nella Banca di Cavola e Sassuolo. Il direttore di questa, Guido Tamelli, ha mantenuto la poltrona nel nuovo istituto, nel quale il suo ex omologo, Marco Piccinini, è divenuto condirettore. La spartizione delle seggiole, dunque, si può definire quasi equanime. Nel cda, infine, c’è spazio per un volto noto dell’imprenditoria locale, Alfonso Panzani, capo azienda delle Ceramiche Ricchetti e presidente di ModenaFiere. Gli altri membri sono Angelo Anedda, Luca Belli, Mario Boni, Achille Brunazzi, Lorenzo Capiluppi, Fiorenzo Ferrari, Sergio Leandri, Erio Salsi e Roberto Vezzosi. Uno dei primi compiti del management sarà affrontare la diffida del Credito emiliano, spa quotata che ritiene il nome della nuova banca troppo simile al proprio.

            In Italia Maserati sprinta, Ferrari no


              Il Tridente aumenta le vendite interne

              La crisi del mercato tricolore delle automobili? Per la Maserati non c’è, o non c’è più, per i cugini della Ferrari evidentemente sì. Lo dicono gli ultimi dati dell’Unrae, l’associazione delle case produttrici estere operanti nel Belpaese, che mensilmente aggiorna le proprie statistiche. Ebbene: da gennaio a settembre del 2013, il Tridente ha venduto 148 esemplari, 19 soltanto nell’ultimo tra i nove mesi considerati. Rispetto a settembre del 2012, l’aumento percentuale dei trasferimenti alla rete di concessionari è stato di oltre 111 punti. Certo, è ovvio che ragionando su questi livelli pure incrementi delle vendite limitati in valore assoluto si traducono in ascese percentuali corpose. Nondimeno, la performance dell’azienda guidata dall’amministratore delegato Harald Wester è degna di nota. Il merito va probabilmente alle prime consegne dei nuovi modelli, le due evoluzioni, in largo e in piccolo, della Quattroporte; i modelli, in altre parole, che hanno segnato l’inizio del trasloco produttivo in Piemonte. Soprattutto, la performance della Casa di viale Ciro Menotti è degna di nota perché va in decisa controtendenza, sul mercato nazionale, sia rispetto alla controllante Fiat, che continua a perdere terreno; sia rispetto ai vicini della Ferrari. Il Cavallino, nei nove mesi considerati dall’Unrae, ha ceduto alla rete 166 modelli, contro i 218 dello stesso lasso temporale dello scorso anno. Al contrario dei cugini, l’azienda presieduta da Luca Cordero di Montezemolo continua dunque a pagare la crisi generale del Belpaese, ma pure misure fiscali punitive verso i ceti più abbienti, come il famoso superbollo voluto dal governo di Mario Monti. E’ vero, d’altra parte, che per entrambi i marchi del polo automobilistico modenese l’Italia rappresenta comunque una fetta sempre più esigua rispetto alla clientela complessiva. Gli avanzamenti della Maserati e gli arretramenti di Maranello, quindi, potrebbero impattare fino a un certo punto sui dati di bilancio. La verità diverrà nota con la pubblicazione della terza trimestrale del 2013 di Fiat spa, pubblicazione attesa per il prossimo 30 ottobre. Nella semestrale, il Tridente, a fronte di ricavi netti per 282 milioni di euro, ha registrato un utile della gestione ordinaria di 9 milioni, contro i 15 della prima metà dello scorso anno. La Ferrari, invece, ha accresciuto sia le entrate, a 626 milioni; sia l’Ebit, passato da 88 a 96. nNicola Tedeschini

              «Non è vero che si finanzia solo un tipo di studi sul terremoto»


                Si finanziano entrambi i tipi di studio sul terremoto. E’ quanto sostiene il Dipartimento della protezione civile in seguito a un nostro articolo pubblicato il 29 settembre scorso. «E’ bene chiarire che non è nostro compito sostenere la ricerca di base, ma solo investire in prodotti scientifici utili a finalità di protezione civile. Ciò detto, precisiamo che al progetto sismologico congiunto appena concluso tra Dipartimento della Protezione Civile e Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) partecipavano anche ricercatori impegnati nel settore della valutazione deterministica della pericolosità, e al tema dei transienti, cui l’articolo fa riferimento, è stato destinato nell’ultimo progetto un finanziamento ad hoc piuttosto cospicuo, pari a un terzo dei fondi disponibili. Lo scopo di tale investimento – continua la nota – è proprio cercare di fare un po’ d’ordine e creare i presupposti per una valutazione affidabile degli innumerevoli metodi proposti, nessuno dei quali sembra a oggi fornire risultati utili in termini operativi». E nelle righe successive la protezione civile non considera corretto «dire che l’Emilia è assegnata nella zona 3: la classificazione sismica nazionale non procede a scala regionale, e in Emilia-Romagna ci sono sia comuni in zona 2 sia comuni in zona 3, in funzione della diversa pericolosità sismica. Il Piano nazionale di prevenzione del rischio sismico finanzia studi di microzonazione sismica e interventi sulle costruzioni in tutti i territori caratterizzati da un’accelerazione al suolo con periodo di ritorno di 475 anni pari o superiore a 0.125g: in questo rientrano anche le aree più pericolose della zona 3. Aggiungiamo che il finanziamento di 965 milioni di euro in 7 anni disposto dal Piano nazionale di prevenzione rappresenta una cifra sicuramente inferiore all’1% di quello che sarebbe necessario per intervenire su tutto il territorio nazionale: è evidente, quindi, che si vadano a privilegiare i territori a maggiore pericolosità. Sebbene il problema della prevenzione sia innanzitutto un problema economico, non bisogna credere che i cittadini debbano solo rimanere in attesa di interventi dall’esterno. I singoli, infatti, possono fare molto per limitare i danni derivanti dal terremoto, informandosi, mettendo in sicurezza le proprie abitazioni».

                Intanto Muzzarelli rimanda al mittente le accuse di troppa burocrazia


                  Durante il lancio del Piano di ricostruzione delle opere pubbliche, l’assessore regionale Muzzarelli ha provato a rimandare al mittente le accuse secondo cui la burocrazia starebbe rallentando la ricostruzione. «Noi ascoltiamo tutti- dice- ma non confondiamo le regole con la burocrazia. Parliamo di fondi pubblici e abbiamo la necessita’ di garantire la massima trasparenza ed efficacia». Non è mancato poi un punto su domande e finanziamenti. «Ad oggi – ha continuato Muzzarelli – le domande Sfinge sono 433, per un valore di 302 milioni di euro, di cui 114 finanziate con 58 milioni. Le domande Mud sono invece 1.668, riguardano 7.140 famiglie e 1.650 attività con sede in private abitazioni, per un valore di 167 milioni di euro di cui 65 già liquidati».

                  Sisma, la Regione stanzia 530 milioni Serviranno a ripristinare 656 tra opere pubbliche e chiese


                    La ricostruzione va avanti. Una ricostruzione che ogni giorno fa i conti con imprese che hanno resistito, privati intrappolati nella burocrazia e una conta danni che viene rivista di giorno in giorno. In questo quadro sono sicuramente una buona notizia i 530 milioni di euro stanziati dalla Regione per finanziare 656 interventi nell’ambito del piano annuale 2013-2014. Gli interventi riguarderanno la riparazione e il ripristino di 180 opere pubbliche (134 milioni di euro), 357 beni culturali (282 milioni di euro) e 119 interventi di edilizia scolastica e universitaria (105 milioni di euro). La cattiva notizia è che il valore complessivo degli interventi è pari a 1,3 miliardi di euro e all’appello, quindi, mancano ancora 800 milioni da reperire dalle casse statali. Tra i lavori previsti figurano rocche, monumenti, opere di bonifica, strutture sanitarie e alcune delle principali basiliche danneggiate tra cui la chiesa di San Felice sul Panaro, il Duomo di Carpi e quello di Mirandola (i primi stralci). Non c’è, invece, la Torre dell’orologio di Finale Emilia, crollata interamente e immagine simbolo del terremoto, perché ancora manca il progetto di ricostruzione. Nel piano della Regione sono stati inseriti gli interventi considerati più urgenti e i primi cantieri, spiegano gli esperti che affiancano Errani nella struttura commissariale messa in piedi per la ricostruzione, dovrebbero partire nei primi mesi del 2014, entro Pasqua. Vanno infatti conteggiati i circa 100 giorni per il progetto preliminare di ogni opera, che sarà vagliato e autorizzato dalla Regione insieme alla Soprintendenza, in modo da accelerare l’iter, più il tempo necessario per il bando di gara. Le risorse saranno distribuite in quattro tranche: il 5% subito alla richiesta; il 40% all’avvio dei lavori; il 45% una volta rendicontata la prima parte delle spese; il 10% a fine lavori. Un meccanismo studiato per anticipare sempre i fondi necessari ai lavori, spiegano ancora in Regione, senza lasciare nulla a carico di chi appalta l’intervento. Nel dettaglio sono 264 strutture comunali e provinciali, 169 di enti religiosi, 119 edifici scolastici e universitari, 64 opere di bonifica, 17 strutture sanitarie, 13 beni demaniali e 10 monasteri o conventi.

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