Si stringe il cerchio attorno alla morte di Raffaele Marangio. A quasi un mese dal ritrovamento del suo corpo, la Procura di Modena indaga formalmente per omicidio volontario e sembra abbia ora un sospettato. Le attenzioni degli inquirenti pare si stiano concentrando su un giovane filippino, spesso presente nella vita del professore, che era solito frequentare l’abitazione di via Stuffler. Un dettaglio ha riacceso l’interesse investigativo: la presenza del giovane davanti alla casa del docente nella tarda serata del 24 luglio, poche ore prima della morte. Era stato notato da alcuni vicini con una sigaretta accesa tra le dita. Il giorno dopo, il corpo del professore è stato trovato disteso supino nel suo studio, con una cintura attorno al collo. La posizione, giudicata innaturale dal medico legale, farebbe pensare a una ricomposizione post mortem, forse per cancellare tracce o, più sottilmente, per un gesto di pietà. Secondo le prime ipotesi, la vittima potrebbe essere stata aggredita da dietro, senza difendersi, dettaglio che farebbe pensare a un aggressore conosciuto. E proprio la rete delle frequentazioni private di Marangio è al centro delle indagini: il professore, stimato psicoterapeuta in pensione, stava per lasciare Modena per trasferirsi a Roma, dalla figlia. Una partenza ormai imminente, che potrebbe non essere stata ben accolta da tutti, diventando il possibile movente dell’omicidio. Intanto si attendono i risultati completi dell’autopsia, mentre gli inquirenti cercano di ricostruire con esattezza gli ultimi spostamenti del professore.