C’è una voce che nessuno ha mai dimenticato. Una voce che non ha bisogno di essere cercata, perché vive ancora, limpida, potente, umana, nei cuori di chi l’ha ascoltata anche una sola volta. È la voce di Luciano Pavarotti. Il 12 ottobre avrebbe compiuto 90 anni. E Modena, la sua città, lo festeggia con profonda gratitudine.
Perché da questa terra è nato il mito: un ragazzo con un sogno e con una voce inimitabile, senza tempo, ha attraversato oceani, abbattuto confini, unito il mondo sotto il segno del belcanto. Pavarotti non è stato solo il tenore più amato del nostro tempo. È stato la musica stessa che prende forma in un volto sorridente, in un gesto aperto, in un Nessun dorma capace di far vibrare l’anima di milioni di persone. Con la sua profonda umanità e una voce che sembrava un dono del cielo, ha trasformato il canto lirico in un ponte tra l’opera e il mondo. È riuscito a portare la grande musica a chiunque: ha cantato per la gente comune, nei teatri più solenni e nelle piazze più affollate, sempre con la stessa verità. Una verità che nasceva dal cuore. Ora, dopo il grande tributo all’Arena di Verona, l’omaggio a Luciano Pavarotti torna lì dove tutto è cominciato. Domenica 12 ottobre, nel giorno del suo novantesimo compleanno, il Teatro Comunale Pavarotti-Freni ospiterà La voce del coro, concerto conclusivo del “Modena Belcanto Festival”, promosso dalla Fondazione Luciano Pavarotti. E sarà come rivederlo entrare in scena ancora una volta. Perché alcune voci non svaniscono: risuonano nell’aria, nella memoria, nell’anima. Luciano Pavarotti continua a cantare. E Modena, oggi, canta con lui.