“Uno scandalo senza precedenti: i soldi dei sardi, ben tre miliardi, versati negli sportelli del Banco di Sardegna , sono finiti nelle casseforti della Banca Popolare dell’Emilia Romagna. Soldi sottratti all’economia della Sardegna e messi a disposizione dei compagni emiliani che ora pensano di comprare Banca Etruria, l’istituto di credito legato al babbo del ministro Boschi. Un golpe economico finanziario giocato sottotraccia che mette in posizione ancor più subalterna l’intero sistema creditizio sardo già abbondantemente svuotato di potere e governance. Siamo di dinanzi ad un vero e proprio denarodotto che ha fatto emigrare, secondo il bilancio semestrale del banco di Sardegna, ben tre miliardi, 3.000 milioni di euro, raccolti in Sardegna direttamente nelle casse emiliane. E’ un fatto di gravità inaudita per la già provata e flebile economia dell’isola. A questo si aggiunge che la Fondazione del Banco di Sardegna, ora Fondazione Sardegna, si permette il lusso di convertire i crediti verso la Bper, derivanti dall’acquisto del 51% del Banco di Sardegna mai saldato, proprio in azioni Bper, che hanno perso in pochi mesi quasi il 50% del valore. Persi oltre 30 milioni di euro. Soldi dei sardi. Questa lobby politica bancario affaristica sta mettendo sotto ricatto la Sardegna e sta foraggiando le operazioni finanziarie sponsorizzate dal governo Renzi. Una situazione di una gravità inaudita per la quale chiediamo l’intervento della banca d’Italia e della stessa regione che non può continuare ad essere ignava e complice di questa gestione”.

Lo ha detto stamane il deputato di Unidos Mauro Pili nel corso di una conferenza stampa davanti alla sede del Banco di Sardegna in piazza Castello a Sassari. Pili impegnato nella Marcia Sarda per il No ha duramente attaccato i vertici del Banco e della Fondazione anche per i giochi sotterranei per mettere le mani sugli aeroporti sardi.

“Con questa vergognosa riforma costituzionale – ha denunciato Pili – il potere del governo e delle lobby finanziarie sarà sempre più invasivo e consentirà operazioni rapina di ben altra portata ai danni della Sardegna e dei sardi. E’ vergognoso che la Bper abbia pagato i suoi debiti con la fondazione Sardegna con carta straccia o quasi. Titoli che perdono il 49% del suo valore a fronte di denaro vero, quello che doveva essere restituito ai sardi. Da parte sua, il Banco di Sardegna, resta fermo al palo. Nel primo semestre del 2016 dichiara un utile di 58 milioni. Ma è fumo per incompetenti! I dati operativi sono tutti in perdita, e l’utile è dovuto alla cessione della Banca di Sassari”.

“Il fatto più preoccupante della gestione del Banco – denuncia Pili – è questo: circa 3 miliardi, dicasi miliardi, costituiscono crediti verso “istituzioni creditizie”, ossia finanziamenti quasi esclusivamente alla capogruppo, come si legge nella Relazione al Bilancio del 1° semestre dell’anno in corso. Ovvero i soldi che il Banco di Sardegna raccoglie nell’isola li mette nelle cassaforti dell’Emilia Romagna”.

“Denari esportati e nascosti nelle pieghe del Bilancio Semestrale 2016 del Banco di Sardegna. A pagina 91 si scrive: il Banco ha crediti verso banche per circa 3 miliardi di Euro e a pagina 55 viene indicato che questa cifra è assorbita quasi interamente dalla “capogruppo” BPER .Parte di questa cifra 341 è relativa a obbligazioni emesse dalla BPER. E’ chiaro che il Banco sta sostenendo la liquidità della capogruppo e sottraendo finanziamenti nell’isola. La gestione della finanza avviene a Modena ed è chiaro che gli interessi della capogruppo sono prioritari a quelli della Sardegna. Siccome è la capogruppo che decide la destinazione degli investimenti del Banco ( il Banco non ha praticamente autonomia nella gestione) questi fondi sono, nella pratica sottratti all’economia della Sardegna. I crediti alla BPER sono di poco inferiori ai crediti alle imprese sarde (3,6 miliardi circa) e costituiscono il 40% circa dell’attività creditizia totale del Banco al 30/6/2016. Il risparmio dei sardi emigra, dunque, in Emilia Romagna e viene utilizzato per stabilizzare la liquidità della BPER e, eventualmente, a portare risorse in banche decotte (quali Banca Etruria) se l’acquisto della Banca del babbo della ministra dovesse malauguratamente andare in porto! Perchè la Fondazione ha lasciato e lascia che questa operazione si consumi senza muovere un dito? La sua quota (42%) non le consente di protestare in maniera forte oppure ci sono altre contropartite in ballo, vedi aeroporti, volumetrie e progettazioni varie?”

“Nei prossimi 5-6 mesi il Banco perderà non meno di 400 dipendenti, tra pensionamenti naturali ed esuberi (con trattamenti, pare, adeguati). Gli uscenti non verranno rimpiazzati. Ma questo significa che l’operatività del Banco si ridurrà, a meno che gli uscenti non siano “nullafacenti”, cosa francamente poco credibile. Cosa significherà in termini di presenza sul territorio, soprattutto delle “zone interne” ? E’ più che probabile che oltre agli sportelli della Banca di Sassari, ormai assorbita dalla BPER) si ridurranno anche altri (quanti? 50-70 nei prossimi 2 anni? E’ più che probabile che ciò colpisca soprattutto le zone interne che saranno ulteriormente penalizzate)”.

“A tutto questo – prosegue Pili – si aggiunge un ulteriore atto di sottomissione. La Fondazione Sardegna “investe” nella BPER, trasformando il credito che aveva in quell’istituto a seguito della cessione delle quote del Banco, e ne acquista i titoli diventandone socio intorno al 2% e ottenendo nel 2015 “ben” 77mila Euro per un investimento di 78,5 milioni, ossia un ritorno ridicolo che nemmeno a monopoli sarebbe stato così irrilevante). A pagina 17 della Relazione al Bilancio al 30 settembre 2016, si legge che si è trattato di una “Partecipazione Strategica”! Partecipazione Strategica in un istituto di cui si è co-proprietari e non ci si preoccupa di quello che succede nel Banco di Sardegna? Si lascia che i risparmi emigrino, cioè vengano sottratti, all’economia sarda, che si chiudano gli sportelli senza nessun intervento? Tutto questo per avere un consigliere nella capogruppo? Ebbene quell’investimento oggi vale meno della metà. La BPER ha perso il 49% del valore del titolo nel corso di quest’anno; ha fatto meglio il Banco di Sardegna. E’ legittimo domandarsi in che modo la Fondazione adempie all’impegno statutario di contribuire allo sviluppo della Sardegna? Aggiungo: per quale motivo la Fondazione mantiene una elevatissima liquidità, circa 120 milioni di Euro. C’è per caso in animo qualche altro investimento “strategico” a favore di banche e compagni?”.

“La vergogna Bper – “Il Documento di Registrazione, effettuato dalla BPER presso la Consob del 27 giugno 2016, – prosegue il deputato di Unidos -contiene le informazioni sull’istituto e sul Gruppo rivolte agli investitori in previsione di sottoscrizione di azioni emesse dalla BPER a seguito della trasformazione della Banche cooperative in società per azioni. A pagina 2 del documento vengono riportati i rischi per gli investitori: in Italia è l’istituto in condizioni finanziarie peggiori degli altri istituti della sua categoria e presenta rischi maggiori; il valore delle sofferenze è aumentato sensibilmente ed è continuato anche per l’anno in corso. Ora, la Fondazione Sardegna fa “investimenti strategici” nella Bper sottraendo fondi rilevantissimi all’economia sarda. Ha senso tutto questo? I sardi derubati e all’oscuro. Questa gestione dilapida i soldi dei sardi svendendo le banche dell’isola agli emiliani ed ora si accinge a favorire l’acquisto della Banca Etruria, quella del papà della ministra Boschi. Altro regalino infiocchettato per il compagno Renzi e la sua Ministra delle banche! Tanto pagano i sardi. Tutto questo non può essere ulteriormente tollerato. Per questo motivo – ha concluso Pili – da oggi attiveremo un’azione dura per il risarcimento dei danni causati da questa maldestra gestione del sistema bancario – politico della Sardegna”.

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