Un bimbo, quando nasce, sembra del tutto passivo: necessita di ogni cosa, è inerme e capace solo di piangere e dimenarsi, deve affidarsi alle mani degli adulti per il cibo, la pulizia, le cure. Con questa frase Il Vescovo Mons. Erio Castellucci apre il suo tradizionale messaggio di auguri alla città, in vista del Natale. Vuole sottolineare come la nascita metta in luce insieme fragilità e forza della vita umana. Il neonato, incapace di camminare o procurarsi il cibo, ci ricorda il limite e la dipendenza dell’io, ma questa passività non è solo fragilità: genera relazioni, suscita meraviglia, unisce famiglie e risveglia nei cuori degli adulti i sentimenti migliori. Il vescovo con la lettera alla comunità di quest’anno vuole invitare a guardare al miracolo della vita in un tempo in cui i conflitti e le guerre sembrano prevalere. Ogni bambino che nasce è una piccola vittoria della vita sulla morte, un segno che la speranza può farsi strada anche nelle situazioni più difficili. La nascita di Gesù, povera e umile, diventa così simbolo universale: il Figlio di Dio assume la nostra condizione, condividendo fragilità e debolezza umana, e trasforma la culla nella forza che vince sulla tomba. È questa la riflessione centrale del messaggio di mons. Castellucci: la nascita ci ricorda che ogni vita, anche la più piccola, porta con sé il potere di rinnovare il mondo, curare ferite e costruire legami. In un momento di angoscia globale, la vita che sboccia rappresenta speranza, bellezza e continuità, e invita a non perdere mai la fiducia nel futuro.