Una comfort zone, è così che i giovani di oggi descrivono spesso l’intelligenza artificiale. Secondo la XVI edizione dell’Atlante dell’Infanzia a rischio in Italia, dal titolo “Senza filtri”, diffusa oggi da Save the Children, il 41,8% degli adolescenti italiani si rivolge a strumenti di IA quando si sente triste, solo o ansioso. Non cercano solo risposte, ma ascolto senza giudizio, disponibilità immediata e comprensione. Per molti, diventa un confidente silenzioso, un luogo dove poter parlare liberamente di relazioni, scuola o scelte future. Questa statistica fa emergere un quadro preoccupante: l’uso di questi strumenti è ormai molto diffuso, con il 92,5% degli adolescenti che li usa regolarmente e quasi un terzo lo fa ogni giorno. Ma dietro questo rifugio digitale emergono segnali che spingono ad una riflessione: meno della metà dei ragazzi dichiara un buon benessere psicologico, quasi la metà ha subito cyberbullismo e molti mostrano comportamenti di iperconnessione. Save the Cildren nel commentare i dati evidenzia come l’IA può offrire conforto, ma non sostituisce il sostegno umano. Genitori, insegnanti e operatori devono essere presenti, ascoltare e guidare. Gli adolescenti cercano empatia e sicurezza, e spesso la trovano nell’IA perché è lì, pronta a rispondere senza filtri. La vera sfida è trasformare questa comfort zone digitale in un ponte verso relazioni reali e supporto umano, dove l’ascolto e la cura non possano essere sostituiti da uno schermo.


































