E’ uno spaccato preoccupante delle imprese del terziario modenese quello che emerge dall’analisi condotta da Confcommercio Modena su un campione di poco più di 200 imprese del commercio, della ristorazione, del turismo e degli agenti in merito all’andamento dei volumi di affari, alle previsioni per i prossimi mesi ed al nodo del pagamento dell’Imu previsto per il 16 giugno. Il lockdown ha praticamente azzerato per il 68% delle imprese il fatturato di marzo, aprile e maggio rispetto ai medesimi mesi del 2019, mentre per il restante 32% la flessione va dal 30% al 70%. Quello che manca è anche uno slancio di ripresa, nonostante la fase-due, visto che dal 18 maggio, giorno di riapertura ufficiale per le attività, solo il 6% degli intervistati dichiara di aver incassato l’equivalente dello stesso periodo dello scorso anno. In questo quadro desolante l’acconto IMU, cancellato per il settore ricettivo dal Decreto Rilancio, rischia di essere per gli imprenditori che esercitano l’attività in un immobile di proprietà (che sono il 67% del campione), un colpo durissimo: quasi il 30% delle imprese intervistate dovrà pagare somme superiori a 3mila euro con un conto finale che arriverà, per il 10%, a superare i 10mila euro. E il 15% ha annunciato che non sarà in grado di pagare e, una volta arrivato l’avviso di accertamento, chiederà la rateizzazione dell’importo dovuto. “La fotografia che ci consegna la nostra indagine – puntualizza Tommaso Leone, presidente provinciale di Confcommercio – è un ulteriore campanello d’allarme. Per invertire la rotta servono iniezioni più rapide e robuste di liquidità e indennizzi per le imprese e ci aspettiamo che la scadenza IMU sia spostata, mettendo in condizione le imprese di rateizzare l’acconto senza aggravio di costi e interessi”.