Non è soltanto l’eccessivo caldo di questo giugno rovente, il problema.
L’insieme delle ondate di calore e dell’inquinamento atmosferico nelle città, infatti, accelera l’invecchiamento della pelle e aumenta il rischio di tumori cutanei.
A lanciare l’allarme è la Società Italiana di Medicina Ambientale, che con l’innalzamento delle temperature richiama l’attenzione sulla salute della pelle.
Un dato deve farci riflettere.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, oltre il 90% dei tumori cutanei non melanoma è attribuibile all’eccessiva esposizione ai raggi ultravioletti, sia naturali che artificiali.
In Italia, i dati dell’AIRTUM (Associazione Italiana Registri Tumori) confermano un trend in crescita: nel 2023 sono stati registrati circa 24.000 nuovi casi di melanoma, con un incremento del 20% negli ultimi dieci anni.
Una recente ricerca pubblicata su una rivista americana, “Science Advances” ha rilevato, inoltre, che l’esposizione prolungata a giornate molto calde (oltre i 32 gradi) è associata a un invecchiamento biologico precoce: a livello cellulare, chi vive in aree soggette a caldo estremo mostra un’età biologica fino a 14 mesi superiore rispetto a chi vive in zone più fresche.
Cosa si può fare, concretamente, per proteggere la pelle?
Ecco alcune delle raccomandazioni della Società Italiana di Medicina Ambientale: evitare l’esposizione diretta al sole nelle ore centrali della giornata (dalle 11.00 alle 16.00); applicare quotidianamente creme solari ad ampio spettro (UVA, UVB e con filtri anti-inquinamento); integrare l’alimentazione con antiossidanti naturali, come vitamine C-E e polifenoli e privilegiare la frequentazione di aree verdi e alberate, che contribuiscono ad abbassare la temperatura e migliorare la qualità dell’aria