Ci sono momenti in cui il mondo politico dovrebbe andare oltre agli schieramenti, oltre i partiti, oltre la politica stessa. Onorando ed elevando il rispetto verso la costituzione e verso le istituzioni democratiche a fattor comune, su tutto. L’omaggio, e la solidarietà, alla figura, alla storia, alla testimonianza vivente del dramma dell’olocausto, quale è Liliana Segre, rappresentano uno di questi momenti. Perché ci sono punti, limiti e condizioni, sociali e storiche, di fronte ai quali i se ed i ma non esistono. In cui i distinguo, sale della democrazia stessa, diventano essi stessi inaccettabili. Se, ma e distinguo che invece hanno preso forma nel luogo principe della rappresentanza politica ed istituzionale. Perché così come è avvenuto a Roma, in parlamento, a Modena quattro consiglieri della Lega su sette, hanno deciso di rimanere seduti.  Antonio Baldini, Giovanni Bertoldi, Beatrice De Maio e l’ex candidato sindaco Stefano Prampolini, tutti seduti. Tutti a parte Luigia Santoro, Alberto Bosi e Barbara Moretti. Che invece si alzano in piedi.. Nel momento, che rappresenta uno di quei momenti, in cui il presidente del Consiglio comunale, ha omaggiato la 89 enne senatrice a vita Liliana Segre. Un gesto tanto più inspiegabile e, è il caso di dirlo, grave, quanto più perché arrivato in risposta all’invito a rendere l’omaggio del Consiglio comunale non solo a ciò che Liliana Segre, con la sua storia da sopravvissuta all’olocausto e al terrore dei campi di concentramento, rappresenta, ma anche e soprattutto la solidarietà rispetto agli attacchi a sfondo ideologico via web, da lei ricevuti. Attacchi che hanno portato, cosa altrettanto grave e preoccupante, a predisporre nei suoi confronti una scorta. “Dovere assicurare una scorta a Liliana Segre significa doversi interrogare sui sentimenti di odio, intolleranza e contrapposizione” – ha affermato con parole lapidarie il Presidente della Repubblica. Interrogativi che oggi dovrebbero pesare sulle coscienze politiche dei rappresentanti delle istituzioni che di fronte a quei sentimenti dovrebbero alzarsi non solo in piedi, ma elevare in parole ed in fatti un baluardo senza distinguo, senza se e senza ma. Senza cadere nella trappola della strumentalizzazione o del retropensiero politico. Perché è in queste crepe del pensiero politico, ed in nel gesti che quelle crepe le aprono, e che anche come emittente desideriamo condanniamo, che il pericolo si insidia. Crepe ingiustificabili in cui si innestano i virus in grado di attaccare o almeno indebolire i pilastri ed il cemento della democrazia.