Tra sovraffollamento, atti di autolesionismo e suicidi, continua a preoccupare la situazione all’interno del carcere di Modena, dove dall’inizio dell’anno cinque detenuti si sono tolti la vita. L’ultimo episodio risale a giovedì sera, quando un tunisino di 29 anni è stato soccorso in gravi condizioni dopo un gesto di autolesionismo compiuto sotto l’effetto dell’alcool. Il giovane, trovato privo di sensi dagli agenti di polizia penitenziaria, aveva riportato una lesione a un’arteria che ha richiesto una trasfusione di sangue e il ricovero d’urgenza in terapia intensiva all’ospedale di Baggiovara, dove si trova ancora in prognosi riservata. Secondo le ricostruzioni, il gesto non avrebbe avuto finalità suicidarie ma si inserisce in un contesto di forte disagio psichico. Il carcere Sant’Anna registra attualmente 580 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 371, e al disagio strutturale si aggiunge il fenomeno della produzione artigianale di alcool all’interno delle celle, ottenuto tramite la fermentazione della frutta. La cosiddetta “grappa carceraria” viene consumata o barattata in un mercato interno illegale che comprende anche sigarette, droga e cellulari. A destare preoccupazione secondo quanto si legge sulla Gazzetta di Modena sarebbero anche le modalità di gestione dei detenuti a rischio suicidario, spesso concentrati nella sezione medica “I care”, una soluzione che, sembra aggravare le loro condizioni psicologiche anziché migliorarle.