Nel servizio le interviste a:
Francesco Campobasso, segretario nazionale SAPPE
Roberto Cavalieri, garante regionale dei detenuti

C’è una terapia farmacologica alla base del gesto del detenuto che ieri intorno alle 13 ha appiccato un rogo che ha intossicato undici persone all’interno del Sant’Anna. Una forma di protesta messa in atto da un quarantatreenne italiano originario del Brasile, in carcere per reati sessuali. L’uomo era stato da poco trasferito a Modena da un carcere ligure e nella diversa presa in carico gli sarebbe stata ridotta la dose di farmaci. Il 43enne, a cui era stata riconosciuta la semi infermità mentale, avrebbe dichiarato di aver agito perché si sentiva male. Il giudice questa mattina ha convalidato l’arresto con le accuse di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni personali aggravate. L’uomo è tornato in carcere, in attesa del processo per direttissima fissato il 2 ottobre. Gli ultimi agenti ancora in ospedale per intossicazione sono stati dimessi questa mattina. Il caso ha comunque riacceso i riflettori sugli annosi problemi del carcere di Modena. Secondo i dati della Regione, nelle carceri dell’Emilia-Romagna il 30% dei detenuti soffre di disturbi psichici e comportamentali, sempre più difficili da gestire a causa di un sovraffollamento fuori controllo: nell’istituto penitenziario modenese sono detenute quasi 600 persone a fronte di 350 posti disponibili.