La scelta di tenere l’Italia in Lockdownfino al prossimo 3 maggio è“devastante”.Non usa giri di parole il presidente di Confindustria Emilia-Romagna Pietro Ferrarinel descrivere la situazione che sta vivendo il tessuto economico regionale. Ferrariinsieme ai colleghi diLombardia, Piemonte e Veneto aveva sottoscritto, primadell’annuncio delprolungamento delle chiusure, un documento unitario perchiedere subitounpianoche predisponesse una cauta e programmata aperturadelle attività economiche.Gli industriali si aspettavano una gradualeripresaentro il20 o al massimo il 27 di aprile, così non sarà.Si attende con ansia la così detta “fase due”, che vedrà i cittadini convivere con ilvirus e ripartenze territoriali mirate. In Emilia-Romagna starà al presidente StefanoBonaccini attraverso un confronto con tutte le parti sociali definire criteri chiari perle riaperture scaglionate dei luoghi di lavoro, cercando di tenere conto al tempostesso della salute delle persone e del bisogno di riattivare l’attività produttiva.Ilcommissario perl’emergenzaSergio Venturiha dichiaratoche l’Emilia-Romagna sista muovendo “indicando modalità per le quali si potrebbero sperimentare insicurezza aperture più rapide”.Ansioso diriattivareil mondo produttivo anche Vincenzo Colla, assessoreregionaleal Lavoro e allo Sviluppo economico, che ha spiegato come in Regionesi siano persifra i 4 e 5 miliardi.Collanonesclude si possa anche ricorrere a test sierologici estesi a tutte le aziende.Perriprendere le attivitàsaranno ovviamente necessari anchedispositivi di sicurezzaper tutti i lavoratorie misure chiare per rispettare le distanze. Da questo punto divista secondo l’assessore al lavoro molte aziende, come la Ferrari, sarebberogiàpronte.