Sul fiume Secchia a Ponte Alto si sono conclusi nei tempi previsti i lavori del primo stralcio per risagomatura e innalzamento degli argini. Ma il problema ora è rappresentato dall’altezza inadeguata dei ponti

Oggi Ponte Alto ed le acqua del Secchia che lo attraversano, si presentavano così. Siamo nello stesso punto in cui esattamente un anno fa la piena che tolse la luce dalle campate, fece temere il peggio. La paura fu tale, anche a livello istituzionale da fare partire subito i lavori commissionati da Aipo per la risagomatura e l’innalzamento degli argini, come questi realizzati sulle due sponde in prossimità del ponte che alzano di circa un metro, rispetto a quello precedente, la capacità di contenere la piena. Ma solo una piena di piccole dimensioni a cosiddetto TR20, che sta per tempo di ritorno a 20 anni, così come fu, quella dello scorso anno, come spiega Massimo Neviani, modenese che da trent’anni studia i fiumi della provincia e l’andamento delle piene e che incontriamo proprio a Ponte Alto. Il problema oggi è dato dal fatto che il livello più alto dell’acqua raggiungibile grazie agli argini più alti e anche in caso di piena piccola, rischierebbe di travolgere e superare le campate ed il ponte stesso. Situazione che oggi rischia di presentarsi anche per il ben più trafficato ponte della tangenziale. Procedendo sull’argine completamente risagomato e rinforzato da reti e paratie conficcate nel terreno arriviamo al viadotto del tratto che collega la tangenziale alla Nazionale per Carpi. Anche qui l’innalzamento dell’argine e conseguentemente del livello dell’acqua in caso di piena raggiungerebbe già anche ad occhi nudo il livello delle campate del viadotto.

Intervista a Massimo Neviani