Dal 2 luglio sarà consultabile uno studio che in 340 pagine illustrerà la situazione urbanistica della città. Uno strumento sul quale i privati ed i costruttori delle aree abbandonate e degradate dovranno esprimersi. E che sarà illustrato in due assemblee pubbliche
Vedere il proprio quartiere con la lente di ingrandimento dei progetti e delle trasformazioni urbanistiche passate presenti o programmate eventualmente future. E soprattutto che cosa e chi sta dietro, all’abbandono di migliaia di metri quadrati di edifici o di superfici che da decenni attendono di essere costruiti o riqualificati e che ormai sono simbolo di degrado di interi quartieri. Il tutto contenuto in uno studio a supporto dell’avviso pubblico sull’urbanistica approvato dal consiglio comunale al quale da luglio a settembre i proprietari o i costruttori di aree da riqualificare o di Piani urbanistici ormai scaduti e non attuati, dovranno ufficializzare al Comune le loro intenzioni. Uno studio che approfondisce l’assetto urbanistico della città attraverso la suddivisione in 38 rioni e all’individuazione, al loro interno, 178 aree oggetto di cosiddetta procedura negoziata principalmente tra comuni e privati diverse delle quali in fase di stallo. L’approfondimento, oltre che ad essere pubblicato dal 2 luglio sul sito del comune, sarà presentato in 7 appuntamenti nei singoli quartieri nelle giornate del 9 e del 12 luglio. I privati ed i costruttori avranno fino a settembre per presentare le proprie intenzioni sul futuro, ma le soluzioni, anche se programmate avranno tempi lunghi per essere realizzate. Una volta che la delibera con tutti gli indirizzi tornerà in consiglio comunale i privati potranno presentare degli accordi operativi sui quali l’amministrazione si prenderà tre anni, fino al 2021 per valutare, mentre la scadenza sull’obbligo di stipulare convenzioni è fissata al 2023. Mentre l’attuazione dei comparti dovrà avvenire entro i 5 anni successivi. Il rischio è quindi nuovamente quello che si ripetano situazioni come quella delle immagini dell’ex mercato bestiame in cui i piani definiti da comune e privati per la riqualificazione di aree urbane sono rimasti, dall’inizio degli anni 2000 sulla carta, trasformandosi in simboli di degrado anziché di rigenerazione.






































