Quello dell’immigrazione irregolare è un tema urgente sul tavolo del nuovo governo. A Modena il problema si complica per via delle centinaia di stranieri richiedenti asilo che escono dai percorsi d’accoglienza e risultano irregolari perché non ottengono lo status di profughi
Dei circa 1800 immigrati richiedenti asilo ospiti dei centri di accoglienza straordinaria gestiti su tutto il territorio provinciale da cooperative e associazioni con il coordinamento della Prefettura, solo il 30% al termine del periodo di accoglienza, viene riconosciuto come profugo e quindi con diritto alla protezione. Il rimanente 70% diventa di fatto, dopo avere trascorso in media dai 12 ai 18 mesi nei centri di accoglienza, irregolare. Un problema anche per gli enti locali chiamati spesso a farsi a carico, attraverso i propri servizi sociali e sanitari, di questi soggetti che permangono sul territorio pur non potendo lavorare, appunto perché irregolari. Diversi dei quali anche con problematiche comportamentali oltre che di salute che hanno bisogno di assistenza qualificata e specializzata continua. Fino ad ora il sistema modenese ha retto, anche se con costi molto alti, ma in futuro, e qui l’appello del comune affinché la normativa nazionale aiuti gli enti locali a gestire questo limbo in cui continuano a trovarsi centinaia di stranieri. In attesa di una normativa nazionale che da un lato accorci i tempi delle pratiche per il riconoscimento o meno dello status di profugo e la gestione di chi risulta irregolare, gli enti locali coordinati dalla prefettura ed in collaborazione con i gestori dell’accoglienza stanno provando con i propri mezzi a strutturare percorsi di lavori socialmente utili ed integrazione.
Nel video l’intervista a Giuliana Urbelli, Assessore Servizi sociali del Comune di Modena






































