In Emilia Romagna il menù per un paziente ricoverato in ospedale costa più del dovuto. A dirlo è il rapporto dell’Anac, l’Autorità Nazionale Anticorruzione, che ha rilevato come nella nostra regione alcune stazioni appaltanti superino anche del 50% il prezzo di riferimento

Maglia nera per l’Emilia Romagna nello spreco di risorse che riguardano il cibo consumato negli ospedali. A dirlo è il rapporto “Efficienza dei contratti pubblici e sviluppo di indicatori di rischio corruttivo” pubblicato dall’Anac, l’Autorità Nazionale Anticorruzione. Un’analisi che rileva come lo stesso identico menù abbia un prezzo diverso a seconda del luogo in cui ci si trova. Se ad esempio nelle Marche un paziente si sfama con 10 euro, in Puglia la media è di 14 euro. L’ago della bilancia è rappresentato dalla stessa Anac, che per legge ha il compito di elaborare i prezzi di riferimento a cui il Servizio Sanitario Nazionale dovrebbe attenersi. Una cifra che l’Autorità ha fissato sugli 11,74 euro. Importo che la nostra regione supera. Secondo il rapporto consultabile online, alcune stazioni appaltanti spendono più del 30% in più del prezzo stabilito da Anac. Una arriva addirittura a superare il 50%. Un esubero che colloca l’Emilia Romagna al sesto posto come polo meno virtuoso in fatto di prezzi nelle mense ospedaliere. A livello nazionale, sono circa 82 i milioni di euro che si potrebbero risparmiare se gli ospedali si attenessero alla cifra media stabilita dall’Autorità. Il fine dell’indagine Anac è quello di rilevare se dietro a queste anomalie ci siano possibili casi di corruzione, come ad esempio appalti poco trasparenti o bandi scritti per favorire  un determinato soggetto.