Confagricoltura e Cgil danno un giudizio opposto circa la decisione del Governo di eliminare completamente lo strumento del Voucher. Eugenia Bergamaschi attacca, Marco Bottura esulta
Sembra la descrizione di due mondi opposti, di due universi agli antipodi, eppure il quadro che osservano Cgil e Confagricoltura è il medesimo.
Il tema è quello legato alla recente abolizione dei Voucher voluta dal Governo con Decreto legge che già ne impedisce l’acquisto e ne prevede totale cancellazione dal primo gennaio 2018. Ebbene, quali conseguenze vi saranno con questo decreto nel settore da sempre simbolo dell’utilizzo dei Voucher, e cioè l’agricoltura? Ed è qui che le interpretazioni al medesimo fatto sono opposte. Per la Cgil non vi sarà “nessun danno per il settore agricolo, esistendo già il contratto di lavoro stagionale”. “Le imprese agricole potranno regolarmente utilizzare per i loro dipendenti un contratto di lavoro stagionale che prevede la chiamata giornaliera dell’operaio agricolo a tempo determinato anche per un solo giorno all’anno, anche per le sole ore necessarie a svolgere l’attività richiesta -afferma Marco Bottura di agroindustria Cgil-. Si tratta di un vero e proprio lavoro a chiamata che, tra l’altro, non fa scattare alcun obbligo di stabilizzazione del posto di lavoro, come ben sanno i tanti lavoratori avventizi impegnati nelle nostre campagne. Durante le prossime campagne di raccolta, le aziende agricole potranno quindi utilizzare questa tipologia contrattuale, tra le più flessibili esistenti in Italia, corrispondendo al lavoratore una tariffa oraria che ad oggi ammonta a 7,57 euro lordi all’ora.
Di parere opposto la presidente di Confagricoltura Modena Eugenia Bergamaschi: “L’agricoltura ha sempre fatto un uso corretto, la situazione è degenerata quando il voucher è stato impiegato in altri settori lavorativi, che ne hanno fatto un uso sbagliato. Il problema non è il voucher, che se utilizzato bene è un ottimo strumento, ma i controlli, che devono essere fatti in modo rigoroso e omogeneo sull’intero territorio nazionale”.





































