Era il 6 dicembre del 2020 quando l’argine del Panaro si ruppe e l’acqua invase tutto. Case, strade, garage e imprese furono sommerse. Nonantola fu il comune più colpito, ma a subire gravi danni furono anche i cittadini di Castelfranco Emilia e della Zona Fossalta. In pochi minuti la comunità si trovò a fare i conti con una devastazione che causò danni stimati intorno ai 100 milioni di euro. A distanza di quasi cinque anni, il Tribunale Regionale delle Acque Pubbliche ha stabilito che la causa principale dell’esondazione fu la mancata manutenzione da parte di Aipo. L’argine cedette quando il livello del Panaro era ben al di sotto della quota sommitale, tra un metro e 30 centimetri e un metro e 40, escludendo che la piena fosse la causa diretta. Secondo i giudici, il collasso fu dovuto a difetti di manutenzione reiterata che compromettevano la funzionalità dell’opera, aggravati da problemi nella costruzione dell’argine, alterazioni, manomissioni, danni accumulati nel tempo e anche dalle tane scavate dagli animali. Quel giorno decine di persone furono evacuate e interi quartieri, negozi, attività e terreni furono sommersi. Ora, per le prime quattro famiglie che avevano fatto ricorso, sono previsti risarcimenti patrimoniali e non patrimoniali per lo stress emotivo subito, a carico di Aipo e della Regione Emilia Romagna. Nonostante la devastazione, la comunità ha saputo reagire e, con impegno e solidarietà, ha lentamente ritrovato la normalità.