“Caos” come condizione originaria del mondo, ma anche metafora dell’epoca che viviamo. È questa la parola chiave attorno a cui ruoterà il Festivalfilosofia 2026, annunciata ieri nella tradizionale conferenza stampa di chiusura. Un termine greco, ormai pienamente entrato nell’uso comune, capace di evocare al tempo stesso disordine e possibilità, fine e inizio, crisi e trasformazione. Dal 18 al 20 settembre 2026, Modena, Carpi e Sassuolo ospiteranno un nuovo ciclo di riflessioni, con l’obiettivo di attraversare le tensioni del presente e interrogare il nostro futuro. Con questo annuncio si è chiusa l’edizione di quest’anno, dedicata alla “paideia”: non solo educazione, ma esercizio di comunità, sapere che si condivide, che forma e avvicina. Nell’antica agorà i greci si incontravano per discutere, imparare, tramandare conoscenza; oggi, a distanza di secoli, quell’idea ha rivissuto in Piazza Grande, dove la kermesse si è aperta con la lezione magistrale di Mauro Bonazzi, che ha riportato al centro la figura di Socrate, il maestro paradossale che insegnava interrogando. E come allora nelle piazze ateniesi, così oggi nelle città emiliane la filosofia è tornata voce viva e dialogo aperto. Tre giorni intensi, segnati dal ricordo di Michelina Borsari, fondatrice e anima della manifestazione, scomparsa poco più di un mese fa, ma anche dal desiderio, condiviso, di continuare a pensare insieme.