Al primo posto c’è Ingegneria, all’ultimo il settore letterario-umanistico. Stiamo parlando dei corsi di laurea e della facilità con cui gli studenti universitari, finito il loro percorso di studi, trovano lavoro. A fornire gli ultimi dati è Almalaurea, che a livello nazionale ha suddiviso tutti i corsi di laurea in quindici aree, intervistando i laureati a uno anno e a cinque anni dal conseguimento del titolo. Ne emerge un quadro che predilige ancora una volta le discipline scientifiche-tecnologiche. In un anno dopo la laurea, quasi il 93% degli studenti di ingegneria industriale e dell’informazione dichiara di aver trovato lavoro, percentuale che sale al 95,65% a cinque anni di distanza. Il secondo corso di laurea che crea più occupati è quello legato all’informatica e alle tecnologie ICT, insieme al medico sanitario-farmaceutico e al politico-sociale e comunicazione. I laureati che più faticano a trovare lavoro sono quelli invece che hanno affrontato percorsi di studio letterari o artistici: a cinque anni dall’uscita dall’università, appena l’80% rientra tra gli occupati. A livello salariale, nelle ultime posizioni si attestano nuovamente gli ambiti Arte e design, Letterario-umanistico ed Educazione e formazione. In generale, sul fronte della retribuzione, si registra una certa insoddisfazione: un terzo dei laureati non considera il salario adeguato alla propria formazione. Un’insoddisfazione che aumenta quando si vanno a confrontare le retribuzioni con i colleghi all’estero. Chi se ne va dall’Italia, a un anno dalla laurea percepisce più di 2200 euro netti al mese. La competitività del mercato del lavoro resta uno dei carburanti che continuano ad alimentare la fuga di cervelli verso l’estero.