I carabinieri del ROS e dei Comandi Provinciali di Bologna, Modena e Reggio Emilia hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal GIP del Tribunale di Bologna, nei confronti di 8 indagati. Quattro di questi accusati di reati di violenza privata e lesioni aggravate dalle modalità mafiose e gli altri quattro per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Coinvolti anche due modenesi

Violenza privata e lesioni aggravate dalle modalità mafiose e spaccio di stupefacenti, sono questi i reati contestati a vario titolo nell’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Bologna nella quale figurano anche persone già coinvolte nel gennaio 2015 nell’operazione “Aemilia”. Sono otto gli individui raggiunti da un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Bologna ed eseguita questa mattina dai carabinieri del ROS e da quelli dei comandi provinciali di Bologna, Modena e Reggio Emilia. Le indagini, supportate da attività di intercettazione e da pedinamenti, sono state anche rinforzate dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Giglio, anch’egli coinvolto nel processo AEMILIA, che hanno consentito di dimostrare l’esistenza di una vera e propria gerarchia criminale instauratasi tra i reclusi presso la Casa Circondariale “Dozza” di Bologna, con al vertice due individui Sarcone Gianluigi e Bolognino Sergio dell’articolazione di ‘ndrangheta avente epicentro nella provincia di Reggio Emilia. Il tutto ruota intorno ad un pestaggio avvenuto proprio all’interno del carcere dietro mandato dei due ‘ndranghetisti, a finire in manette questa mattina, quali esecutori materiali della violenza due modenesi M.T. del 70 residente a Modena e E.P. dell’87 residente invece a Bomporto, i due erano già conosciuti alle forze dell’ordine in quanto fanno parte del clan dei Casalesi