C’è sempre una certa emozione nell’avvicinarsi alle stelle, al firmamento celeste, al cielo, al mistero del cosmo: Mercurio, Venere, Marte, Giove, Saturno, Urano e Nettuno non sono mai stati così vicini come all’interno di un planetario, che non è uno qualunque, ma il Civico Planetario di Modena, intitolato a Francesco Martino, uno dei due fondatori, insieme al collega docente di Fisica Mario Umberto Lugli.

La storia del Planetario di Modena comincia da lì, nel 1975, con l’arrivo – direttamente dall’America – del primo proiettore, prodotto dai giapponesi – il Goto EX3 – e per la prima volta sbarcato in Europa, proprio a Modena. E’ quello che ora viene identificato come il Piccolo Planetario, tutto assolutamente manuale. Nel 1980 arrivò il nuovo proiettore, che – tra un problema e l’altro, tra un ventilato trasloco e l’altro – rimase in uno scatolone per dieci anni. Fino a quando, finalmente, il 7 aprile del 1990 – nel complesso dell’istituto Corni – venne inaugurato il Civico Planetario, proprio come lo vediamo ora.   

Ad accompagnarci nel nostro percorso all’interno di questa affascinante struttura è proprio il direttore, l’ing.Enrico Artioli.   

Tra le tante idee del Direttore Artioli, quella di rendere fruibile il Planetario tutti i giorni, come un vero e proprio Museo. Al momento, tante sono le attività, soprattutto didattiche per le scuole, ma anche interessanti cicli di conferenze e visite guidate di domenica per i bambini accompagnati da mamma e papà. Per avvicinarsi al Planetario di Modena, è necessario – innanzitutto – fare una giusta distinzione con l’Osservatorio. E’ tra gli aspetti che ci spiega il Direttore, in questa intervista realizzata sulla terrazza, con la punta della Ghirlandina in bella vista.   

Uno degli ambienti più affascinanti di tutto il Planetario è sicuramente il “laboratorio solare”: qui è collocato uno strumento detto “celostata”, ossia un sistema ottico costituito da 4 specchi di cui uno mobile, usato per dirigere la radiazione luminosa del Sole su uno schermo, in modo da poterlo analizzare senza bisogno di filtri od occhiali speciali.   

Tra le sorprese che troviamo al Planetario di Modena, un pendolo di Foucault (del tutto simile a quello osservabile presso il Pantheon di Parigi), grazie al quale è possibile mostrare sperimentalmente la rotazione della Terra attorno al suo asse.    

Per dovere di informazione, quella che vedrete è solo una simulazione fotografica, in quanto le telecamere non sono in grado di catturare ciò che la sensibilità dell’occhio può percepire…