La sconfitta con il Crotone, la sedicesima in 28 gare, fa sprofondare ancora di più il Carpi, cui ormai resta solo la matematica prima della condanna al ritorno in Serie C
Se qualcuno ancora crede alla salvezza del Carpi ieri non era in campo contro il Crotone. La sedicesima sconfitta stagionale in 28 gare ha mostrato il volto peggiore di una squadra ormai rassegnata al ritorno in Serie C, dopo 6 anni trascorsi nel calcio che conta. Il primo tempo arrendevole, in cui il Crotone avrebbe potuto segnare almeno tre reti, è stato un segnale di resa anticipata inatteso dopo 15 giorni di ritiro, che servivano per preparare al meglio la gara più importante dell’anno. E invece la squadra di Castori si è presentata in campo svuotata, senza ardore, consegnandosi senza aver mai impugnato le armi a un avversario che non pensava di poter trovare la strada così spianata. Anche le scelte di Castori hanno lasciato tanti punti interrogativi. In primis quella di rinunciare a un regista, lasciando Vitale in panchina, per cercare di aggredire l’avversario con il tandem Coulibaly-Di Noia. In realtà il Carpi non ha mai messo pressione al Crotone e proprio dall’ennesima palla persa di Di Noia è nato il gol del 2-0 di Simy che ha di fatto chiuso la gara già a metà ripresa. E inevitabile a fine gara è stata la contestazione di una parte della curva Bertesi-Siligardi, dopo 95’ di incessante sostegno alla squadra. E’ strano parlare di campionato finito a 8 gare dalla fine, ma la realtà dice che il Carpi ora ha 7 punti da recuperare sulla zona playout e 8 dalla salvezza diretta. A una squadra che ha vinto una sola delle ultime 12 gare servirebbe più di un miracolo.




































