L’Emilia-Romagna ha una nuova legge urbanistica. Il provvedimento, approvato in consiglio regionale, ha come obiettivo la crescita qualitativa dei centri urbani e il limite alla loro espansione
La norma che cambia gli indirizzi e gli obiettivo delle politiche urbanistiche regionali nasce da una spaccatura del Consiglio regionale. Da un parte i voti favorevoli del PD, e dall’altra i voto contrario, oltre che dei 5 stelle e della Lega, anche dei consiglieri di Sinistra Italiana e Mdp, esponenti di maggioranza. Con loro anche l’Altra Emilia-Romagna. In mezzo Forza Italia, astenuta. Ed è così che con una maggioranza al minimo sindacale il provvedimento passa e appunto detterà legge, dal 1 gennaio. Un provvedimento che punta a tutela del territorio, rispetto per l’ambiente, crescita e legalità. In questi principi cardine si inserisce anche l’ormai famoso, anche se non chiaro nel merito, principio del consumo a saldo zero. Che guardando le cifre di merito, non sembra essere zero. Secondo le stime, con la nuova legge si passa da 250 chilometri quadrati di previsione, sulla base degli attuali strumenti urbanistici, a 70 kmq. Si riduce anche la percentuale di territorio urbanizzato per ogni Comune: dall’11 al 3%. Numeri che limitano l’espansione delle città e dovrebbero spingere verso la rigenerazione urbanae la riqualificazione degli edifici. A tale fine la Regione metterebbe da subito sul tavolo 30 milioni di euro in forma di contributo. Il freno all’espansione urbanistica sarà però accompagnato dallo sviluppo dell’edilizia residenziale sociale, al sostegno alle imprese in caso di investimenti strategici che puntino alla crescita economica e all’aumento dell’occupazione, alla tutela del territorio agricolo. Per il raggiungimento di questi obiettivi è prevista la semplificazione delle procedure e una forte affermazione dei principi di legalità e trasparenza.






































