Leggerezza, ingenuità e eccessiva fiducia alla base del caso della chat a luci rosse che ha coinvolto una sessantina di minorenni modenesi. A dirlo è la psicologa della AUSL di Modena Anna Franca, che sottolinea anche come possano ora esserci risvolti preoccupanti per le ragazze

Un gioco estivo, fatto un po’ per noia e un po’ per scherzo, che doveva restare privato ma che è poi degenerato e divenuto di pubblico dominio. È partito così il caso della chat a luci rosse che ha coinvolto una sessantina di studentesse adolescenti di Modena. Una leggerezza che ora le giovani stanno pagando a caro prezzo, e che conferma una volta di più, quanto siano ormai diffusi fenomeni del genere e al tempo stesso di quanto possa essere pericoloso il web. E si apre ora un’altra problematica, quella dei risvolti psicologici che le adolescenti, e non solo loro, sentendosi umiliate, possono subire. Grazie alla testimonianza di una delle ragazze, che ha trovato il coraggio di parlare e di rivolgersi ai genitori, a breve partiranno le prime denunce, necessarie alla polizia postale per poter intervenire e rimuovere i file dalla Rete, cercando inoltre di scongiurare il rischio che scatti e video finiscano nelle mani dei pedofili.

Nel video l’intervista a Anna Franca, Responsabile servizio psicologia AUSL Modena