Il deputato modenese escluso dalla segreteria nazionale Pd e dal governo Gentiloni nonostante il suo impegno nella campagna referendaria, prende le distanze dal’’ex premier Matteo Renzi e auspica che il Parlamento prima di andare alle urne intervenga su diversi temi da una inchiesta seria sulle banche, ai vitalizi alla legge elettorale
Da una parte Matteo Renzi che vuole andare al voto al più presto, puntando al 40%, dall’altra il suo ex fedelissimo modenese Matteo Richetti che sabato a Rimini ha detto che andare al voto a giugno è da irresponsabili e ha auspicato che il Parlamento, prima di andare alle urne, faccia un mare di cose: la legge elettorale ovviamente, una commissione di inchiesta sulle banche, la legge sui partiti e la riforma dei vitalizi. Di qui l’ennesima frattura tra Matteo da Fiorano e Matteo da Firenze, vicinissimi ai tempi della prima rottamazione, divisi nel periodo di governo di Renzi e tornati recentemente insieme alla Leopalda nel pre-referendum (in quel caso fu il premier a richiamare Richetti e Gori con una sorta di mossa della disperazione, rilevatasi poi inutile).
Così sabato il 42enne deputato modenese (escluso dalla segreteria Pd e dal governo Gentiloni nonostante il suo impegno nella campagna referendaria) è tornato a prendere le distanze dal suo mentore. Lo ha fatto sul tema del voto, anche se dopo che la notizia è uscita su un quotidiano nazionale, ha ritrattato affermando che è stato il giornalista a seminare zizzania. <Certo ci sono riflessioni che non coincidono con le idee di Matteo sul voto, forse – scrive Richetti -. Può capitare di pensarla diversamente, a coloro che si concedono il lusso di pensare>. E del resto pensieri contrastanti Richetti ne ha sempre avuti molti, nel 2014 si candidò a presidente della Regione Emilia Romagna contro l’ex bersaniano convertito Stefano Bonaccini per poi ritirarsi all’improvviso e ultimamente, dopo l’uscita del suo libro Harambee, pubblicato dopo l’assoluzione per l’inchiesta spese taroccate in Regione, ha convocato i suoi fedelissimi modenesi garantendo loro che non si sarebbe più candidato a nulla e che avrebbe addirittura abbandonato la politica. Parole puntualmente smentite dalla sua presenza alla Leopolda e dal suo attivismo odierno.