Il magistrato ha parlato del suo ultimo libro ‘Padrini e Padroni’, l’undicesimo scritto con il giornalista Antonio Nicaso. Una serata incentrata sulle mafie e su come la ‘ndrangheta è diventata la classe dirigente del paese

La mafia è come la molecola dell’acqua. Occorrono due atomi di idrogeno e uno di ossigeno. E l’ossigeno, si sa, lo trovi dappertutto. Così Antonio Nicaso, giornalista e scrittore tra i massimi esperti al mondo di criminalità organizzata, ha aperto la presentazione del libro ‘Padrini e Padroni’. Una metafora semplice, per spiegare come la ‘ndrangheta è diventata classe dirigente del Paese. Accanto a lui il magistrato Nicola Gratteri, sotto scorta da trentanni, ora procuratore a Catanzaro. Undici i libri scritti a quattro mani, per raccontare la mafia, il suo evolversi, mettendo le mani lì, dove serve: nell’iniziativa privata dove offre servizi a basso costo così come nell’amministrazione della cosa pubblica. Perché il rapporto con il potere è elemento costitutivo della ‘ndrangheta, l’unica presente in tutti i continenti. Da presidente della Commissione per l’elaborazione di proposte normative per la lotta alle mafie, Gratteri ha presentato un lungo dossier, che ora è nelle mani del Governo. L’operazione Aemilia testimonia che nessuna regione è al sicuro, se la politica non ha la forza né la preparazione tecnico-giuridica per affrontare le infiltrazioni. Si è parlato anche dei terremoti: quello del 1908 in Calabria, come l’Aquila, l’Emilia, ed ora il centro Italia. Il rischio è che la storia si ripeta se non si attivano quegli anticorpi, anche culturali, che rendono fermi nel dire no alle soluzioni facili.

Intervista a Nicola Gratteri, magistrato, procuratore di Catanzaro