Modenese risarcita, ha ottenuto l’indennizzo per i soggetti danneggiati irreversibilmente

Le ci sono voluti 36 anni per avere una risposta, ma ora sarà risarcita. La Corte di Appello di Bologna ha accolto il ricorso dell’avvocato Renato Mattarelli che ha assistito la donna di Finale Emilia infettata dal virus dell’epatite C da trasfusioni di sangue durante il ricovero del luglio-agosto 1980 all’Ospedale di Cento quando aveva solo 27 anni. La 63enne aveva scoperto nel 1995 di essere positiva al virus ma solo nel 2005 la malattia è evoluta in una grave patologia epatica. In un primo momento il Tribunale di Modena le aveva dato torto, perché sembrava trascorso troppo tempo per ottenere il diritto all’indennizzo, ma la Corte di Appello di Bologna ha rovesciato la sentenza di primo grado condannando il Ministero della Salute ad erogare gli arretrati dei ratei mensili dell’indennizzo a partire dal gennaio 2007, per una cifra attorno ai 100mila euro. Per il resto della sua vita sarà invece l’Asl di Modena e la Regione Emilia-Romagna a sborsare l’assegno di circa 850 euro mensili. La vicenda non si ferma però qui perché la 63enne di Finale Emilia è pronta ad affrontare una nuova causa contro lo Stato per ottenere l’ulteriore risarcimento integrale di tutti i danni patrimoniali e non patrimoniali in aggiunta all’indennizzo ottenuto. Quello del sangue infetto e delle trasfusioni non controllate è uno scandalo che ha attraversato l’Italia tra gli anni ’70 e ’90 e ha visto la recente condanna del nostro Paese da parte della Corte di giustizia europea per i ritardi nei processi e nei risarcimenti.