A presentare l’ultimo appuntamento della rassegna l’artista Gianfranco Maraniello, direttore del Museo d’Arte di Rovereto
Giuseppe Penone è uno scultore che si inserisce all’interno del movimento della ‘arte povera’: tra i temi centrali della sua opera c’è il rapporto tra il corpo umano e la natura attraverso la superficie di confine tra io e il mondo rappresentata dalla pelle. L’arte di Penone deriva dal lasciarsi appartenere al cielo e alla terra. L’imprimersi nei sensi, l’offrirsi come impronta è la compresenza del sé e del mondo, la linea che non appartiene all’uno o all’altro, ma segna l’incontro e l’orizzonte di un agire che ha i connotati dell’impossibilità e dell’assolutezza e che esige l’opera estrema, unica ed eterna.
«Stringere l’albero sapendo che il tronco ricorderà il contatto della mano e modificherà la propria crescita così come lasciare la misura delle braccia con l’altezza e lo spessore del corpo lungo il corso di un fiume che attraverserà permanentemente tale impronta somatica sul proprio letto» è questo il pensiero di Giuseppe Penone.
Ai nostri microfoni Gianfranco Maraniello, Direttore Museo Arte Moderna e Contemporanea Rovereto