Dopo un anno di braccio di ferro, si è conclusa con una vittoria la battaglia sull’acqua dei comuni dell’Appennino, ora autorizzati a mantenere in proprio la gestione

Bella sorpresa sotto l’albero per i comuni di Fiumalbo, Fanano e Montese, che giusto un anno fa avevano dato vita assieme ai cugini bolognesi di Lizzano in Belvedere e Granaglione a un comitato in difesa della loro acqua, decisi a non cederla ad Atersir (l’agenzia regionale per i servizi idrici) e quindi al gestore unico. E’ quanto prevedeva la legge 164 del 2014, che concedeva una deroga solo ai centri al di sotto dei mille abitanti come Riolunato, stabilendo peraltro nel 30 settembre 2015 la data per il passaggio definitivo. I comuni non vi hanno ottemperato, né dovranno farlo in futuro, perché ieri mattina con l’approvazione alla Camera del Collegato ambientale è arrivato il via libera anche a una misura che tutela i centri di montagna e la loro economia prevedendo la possibilità di mantenere una gestione “in house” del servizio idrico integrato anche se si è al di sopra del mille abitanti. Le uniche condizioni sono che la sorgente sia in zona tutelata e che l’acqua dia determinate garanzie di qualità organolettica, poi i comuni sono autorizzati a chiedere una deroga che Atersir, riscontrato il rispetto dei parametri, è obbligata a concedere. Per Fiumalbo e Fanano, che hanno sorgenti all’interno dei parchi, è la fine della battaglia, per Montese dovrebbe esserlo, ma non vi è ancora certezza. In questo caso infatti il territorio non fa capo a un parco vero e proprio, ma ricade ugualmente in zona tutelata che in teoria dovrebbe bastare per autorizzare anche in questo comune a tenersi la propria acqua e i relativi introiti delle bollette.