In crescita le esportazioni del settore ceramico e delle macchine agricole, diminuiscono invece moda, salumi e biomedicale. La fotografia dell’export dei distretti emiliani fatta dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa San Paolo

Continua la crescita dell’export del distretto ceramico con le piastrelle che hanno segnato, nel secondo trimestre dell’anno,  un +0,9% mentre il settore dei macchinari per ceramica addirittura un +9,7%.

Sono questi i principali dati che emergono dal Monitor dei distretti industriali dell’Emilia Romagna curato dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo.

In generale prosegue il percorso di crescita dell’export di tutti i distretti dell’Emilia Romagna che complessivamente hanno segnato un +0,8% nel secondo trimestre, dato che aumenta al 3,3% se considerato su tutto il primo semestre.

Risultati positivi arrivano dai mercati maturi, con Giappone, Portogallo, Svezia e Canada a fare da traino, rallentano invece i nuovi mercati, con una forte riduzione delle vendite in Turchia, Algeria e Egitto. Da sottolineare però il consolidamento della ripresa del mercato russo, che ha registrato una crescita dell’export a doppia cifra anche in questo trimestre (+22,6%), grazie alle macchine per l’imballaggio di Bologna, la food machinery di Parma e le piastrelle di Sassuolo.

Dall’analisi per singolo distretto emerge un quadro positivo: hanno chiuso il trimestre in crescita 12 distretti su 19 monitorati. Positiva la situazione del settore della meccanica: hanno registrato una crescita quasi tutti i distretti, con performance brillanti soprattutto delle macchine utensili di Piacenza (+35,7%) e delle macchine per il legno di Rimini (+29%); bene anche le macchine per l’industria ceramica di Modena e Reggio Emilia e le macchine agricole di Modena e Reggio Emilia (+5,4%.

Luci ed ombre, invece,  nel settore alimentare. Alla crescita di alcuni distretti come il lattiero caseario parmense e i salumi di Parma, si contrappone il rallentamento dell’ortofrutta romagnola e dei salumi del modenese che hanno segnato un -7,4%.

Male ancora l’export del settore abbigliamento e maglieria di Carpi, in calo di oltre il 25% sull’anno precedente, ma anche quello del polo biomedicale di Mirandola  pari a -1,7%, a causa soprattutto delle perdite subite in alcuni mercati come Svezia e Arabia Saudita.