Nel video, l’intervista a Marzio Govoni, Presidente Federconsumatori Modena

A Modena, i pensionati stringono sempre di più la cinghia. E non per scelta. Negli ultimi otto anni, il loro potere d’acquisto è calato mediamente di 900 euro e il parziale recupero del 2023 – circa 300 euro – non compensa affatto l’impennata dell’inflazione, che nel 2022 ha raggiunto l’8,3%. È il bilancio amaro tracciato dalla CGIL di Modena assieme a Federconsumatori, sull’analisi di 350mila dichiarazioni fiscali dal 2017 a oggi. Dietro ai numeri ci sono storie vere, di persone come Monica, cameriera stagionale con una pensione di 700 euro lordi al mese che ha perso il 5% del valore reale, o di Giuseppe, ex dirigente, che ne riceve 13mila ma ha subito un taglio del 12,5%. Chi aveva tanto ha perso tanto, chi aveva poco ora ha pochissimo. Non solo. Il carrello della spesa si è alleggerito, per la quantità, ma anche per la qualità: meno frutta, meno freschi, meno salute. E molti rinunciano anche alle cure. Così Modena, città tra le più care d’Italia, rischia di diventare sempre più inaccessibile proprio per chi ci ha lavorato una vita. E ancora una volta, le donne sono le più penalizzate.