E’ uno sbirro a tutti gli effetti, quello che fin fa piccolo lui voleva fare. Nome in codice IMD, quello che gli è stato affidato dopo diverse operazioni di polizia che lo hanno esposto a rischio di ritorsione di clan mafiosi e criminali. Che gli sono costati l’obbligo di indossare, per anni, una maschera per renderlo irriconoscibile. Un obbligo rimosso solo nei giorni scorsi. Una esperienza decennale nella sezione catturandi della squadra Mobile di Palermo IMD era a Modena, ieri sera, ospite dell’associazione cultirale amici del libro a raccontare la sua esperienza, narrata anche in diversi libri, che lo ha portato nella storia del reparto. Grazie alla cattura, insieme alla squadra che con lui operava soprannominata Leoni dagli stessi boss mafiosi, di superlatitanti come Giovanni Brusca, Bernardo Provenzano, ed i fratelli Lo Piccolo. La conoscenza e lo studio sono alla base di questa professione che non conosce orari di lavoro e di cui IMD ha seguito le trasformazioni. La cattura, finita nel 2015 la stagione dei boss mafiosi, sposta il lavoro della sezione catturandi sul terreno della criminalità anche straniera. Non ultima quella nigeriana. Dove le difficoltà legate alla nacessità di conoscerne la realtà aumentano.  IMD è il fondatore dell’associazione no profit 100×100 in Movimento che si occupa di promuovere la cultura della legalità anche nei nostri territori. Comprese le scuole dove IMD svela ai ragazzi soprattutto il lato umano della sua professione a non avere paura