Il Rapporto dei progetti e delle attività per l’anno 2024, frutto della collaborazione tra Caritas Diocesana, Porta Aperta Carpi, Porta Aperta Mirandola, e Recuperandia è stato presentato lo scorso 12 maggio, presso la Sala Duomo a Carpi. Ad introdurre l’incontro suor Maria Bottura, direttrice di Caritas Diocesana, e Omar Sala, presidente di Porta Aperta Carpi. Poi il saluto di Tamara Calzolari, assessora alle politiche sociali. L’iniziativa si è tenuta per la prima volta nell’ambito della Settimana del Consumo Consapevole ed è stata occasione per un approfondimento sulla “emergenza casa” con gli interventi di Gianluigi Chiaro, consulente di Caritas Italiana per il tema dell’abitare, e di Andrea Sirianni, segretario di Cisl Emilia Centrale.

Presenti, fra gli altri, Stefano Battaglia, presidente della Fondazione Caritas Odoardo e Maria Focherini, Alessandro Gibertoni, coordinatore del centro di ascolto di Porta Aperta Carpi, Loretta Tromba, coordinatrice di Porta Aperta Mirandola, Massimo Melegari, coordinatore di Recuperandia, e Roberta Della Sala, per il consiglio di amministrazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi. Le conclusioni sono state affidate a monsignor Gildo Manicardi, vicario generale della Diocesi.

Tutti i dati nel testo integrale del Rapporto dei progetti e delle attività per l’anno 2024 disponibile sul sito diocesicarpi.it

 

Suor Maria Bottura, direttrice di Caritas diocesana di Carpi

Il cuore del mandato affidato dalla Chiesa alla Caritas è “la testimonianza della carità della comunità […] in vista dello sviluppo integrale dell’uomo, della giustizia sociale e della pace” (Statuto di Caritas Italiana, 1), valori prettamente evangelici che ne orientano lo stile e il metodo, a partire dall’attenzione alla persona, ma sempre nella prospettiva di una comunità aperta, accogliente e generativa di legami e di cura. I dati che anche quest’anno presentiamo ci parlano di una situazione di fluidità del mondo delle persone che si rivolgono a noi per un aiuto di vario tipo: a fronte di un numero stabile di famiglie seguite, le “nuove famiglie” rappresentano più di un terzo del totale. Ci sono dunque famiglie che hanno potuto uscire dalla situazione di bisogno o che hanno deciso di rientrare nei paesi di origine, ma altrettante famiglie che sperimentano per la prima volta la necessità di chiedere aiuto. Questo ha dato origine ad un significativo aumento di interventi attuati, di cui l’erogazione di aiuti alimentari rappresenta solo una piccola parte.

La risposta che si rende sempre più necessaria e urgente è dunque quella dell’accompagnamento. Non si tratta di “fare per”, ma di “fare con”: questa prospettiva cambia il modo in cui considerare la vicinanza a chi vive una situazione di difficoltà e orienta tutti a trovare al proprio interno la risposta ai bisogni emergenti, per divenire soggetti protagonisti e corresponsabili di percorsi di affrancamento dalla povertà.

 

Omar Sala, presidente di Porta Aperta Carpi

La parola povertà si declina sempre di più in svariate forme ed in maniera trasversale per nazionalità, età, livello di istruzione e situazione professionale. Questa vede molteplici cause come ad esempio: redditi incapaci di garantire una vita dignitosa per sé e per le proprie famiglie; impossibilità di trovare alloggi sia per i costi sia per l’indisponibilità alla locazione da parte dei proprietari; difficile accesso ai finanziamenti per la casa; fragilità fisiche, comportamentali, psichiche che ricadono spesso interamente sulla sola famiglia; aumento di situazioni di difficoltà fra i giovani, che non riescono ad affrontare un percorso scolastico, che si rinchiudono in una stanza. Il buio, l’isolamento, la solitudine delle persone che i numeri mostrano ci chiedono di essere luce. Una piccola luce indica un cammino, illumina un percorso, manifesta la presenza di persone che accendono questa luce, manifesta che non si è soli, è un segnale di speranza. È possibile e necessario essere il buon Samaritano, è possibile proseguire in una tradizione di accoglienza, sostegno e accompagnamento. Siamo nella terra che ha dato vita alle esperienze di accoglienza degli “scartini” di don Zeno, di Mamma Nina, dei bambini del meridione accolti nelle nostre famiglie nel dopoguerra.

A fronte di vecchie e nuove povertà c’è la risposta dei volontari e dei donatori. Le centinaia di volontari e le decine di donatori testimoniano la voglia di uscire dall’io solitario per cercare di trasformarlo in un noi di speranza, la voglia di passare dalla solitudine alla comunità.