La riorganizzazione del catalogo delle prestazioni sanitarie prescrivibili dai medici di base fa esplodere la polemica in Emilia-Romagna. Se da un lato la Regione rivendica un aggiornamento necessario e condiviso per migliorare appropriatezza prescrittiva e accesso alle agende di prenotazione, dall’altro i sindacati dei medici lanciano un allarme, dicendo che si colpiscono i pazienti e si umilia un’intera categoria professionale. Il nuovo sistema, aggiornato nei primi mesi del 2025, prevede che alcuni esami, anche di uso comune, non possano più essere prescritti direttamente dai medici di medicina generale, ma solo dagli specialisti.  L’assessorato alla Salute difende la riforma, asserendo che non ci sia alcuna volontà di escludere i medici di base e che l’obiettivo è quello di governare meglio le prescrizioni. Un esempio fornito dalla Regione riguarda oltre 1.200 esami genetici e oncologici, che devono essere prescritti dallo specialista dopo una valutazione clinica mirata e che non devono essere richiesti direttamente dal paziente né dal medico di base, per evitare disallineamenti e lungaggini nel percorso diagnostico. Nonostante le rassicurazioni è durissima la reazione dei medici dei sindacati Snami e Smi. Per le sigle si tratta di una decisione che porterà a “sballottare i pazienti da un ambulatorio a un altro”. I medici prevedono il caos, ad esempio, per quei pazienti che devono svolgere esami suggeriti dagli specialisti del privato convenzionato. Il medico di famiglia in questo caso non potrà prescrivere l’esame suggerito ma chiedere un’altra visita specialistica sperando di trovare posto in tempo utile in una struttura pubblica, “affinché un altro specialista possa prescrivere quello che un altro specialista aveva già suggerito”