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Bortolotti, candidato sindaco Un grillino versione Pizzarotti


Parteciperà all’incontro contestato da Beppe

Marco Bortolotti è versione Pizzarotti. Il sindaco di Parma che in queste ultime settimane si sta scontrando con il leader maximo Beppe Grillo per un incontro con i candidati alle elezioni a cui parteciperà anche il cinque stelle modenese. Bortolotti in questo momento, in città, beneficia della guerra intestina del pd che sta dissanguando i dem e probabilmente incideranno poco sul suo risultato i mille problemi, espulsioni a valanga, che si respirano dentro il movimento nazionale. La spaccatura è comunque evidente, a Roma non ci sono dubbi, nonostante nelle realtà locali Pizzarotti stia cercando di ricucire con il comico genovese e con il misterioso ‘Staff’. L’incontro tanto contestato – «non concordato» secondo Grillo – è in programma per sabato prossimo e ieri il sindaco di Parma ha voluto chiarire su Facebook. «Per superare il clima di veleni che si è determinato, e invito a chi aderirà all’incontro a confermare che nessuna lista di inviti, e nessuna indicazione per le certificazioni, è stata compilata per partecipare». Intanto «il 15 marzo- scrive Pizzarotti- è ormai vicino, giorno in cui gli attivisti interessati ad ascoltare un’esperienza concreta di amministrazione verranno finalmente a Parma. Come l’anno scorso, anche questo sarà un bel giorno, pieno di passione, per condividere e far luce su tutte le azioni sin qui svolte negli ultimi due anni amministrativi. Potrà servire a tutti i candidati sindaco che intendono intraprendere questa importante avventura». Va bene, ma attenzione a Grillo che non ama troppo la libertà di Movimento.

Spese di Muzz in Regione Un’altra grana


Gli strascichi delle primarie per il pd sono durissimi. Non solo gran parte dell’elettorato, ma pure dirigenti ed eletti definiscono apertamente uno schifo i gazebo modenesi. «Mi vergogno, la gente mi chiede perchè litighiamo spesso», parole della consigliere comunale Cinzia Cornia ieri alla direzione provinciale. Ancora più duro il collega e vicecapogruppo Enrico Artioli che annuncia lo sciopero dalle feste dell’Unità e il taglio dei soldi versati, in quanto consigliere, nelle casse del partito. Ci mancava solo la disobbedienza civile dentro il pd. Artioli, ex margheritino, ritira la «propria disponibilità a prestare servizio alle Feste del partito» e annuncia di aver «ridotto al minimo la quota versata nelle casse del pd». Ma l’accusa maggiore e che Modena rischia «un effetto-Parma». Oltre i due gesti simbolici, comunicati ai colleghi attraverso una lettera dettagliata, si legge tutta la paura di perdere la città. Artioli dice di voler «dare un segnale politico di dissenso, per gli episodi accaduti durante la campagna elettorale e, in particolare, per la «gestione del caso stranieri dalla dirigenza del partito». Nuovo j’accuse contro i segretari, cittadino e provinciale (entrambi cuperliani e non è un dettaglio), perchè «hanno avuto maggior preoccupazione di difendere un risultato numerico che di fare chiarezza, ignorando quanto successo e senza una sufficiente volontà di fare chiarezza sull’accaduto». Poi la denuncia delle pressioni ai consiglieri per schierarsi con l’uno o con l’altra dei candidati e parla pure di qualcuno che ha «paura di ritorsioni». Frusta i due contendenti: «nessuno dei candidati si è preso la responsabilità di stoppare le tifoserie». Troppo odio che farà volare i «grillini».

Gazebo al veleno


Il voto degli immigrati fa friggere i democratici

Per protesta Artioli fa sciopero Diserterà le feste dell’Unità


Stop volontariato e meno soldi al partito

Primarie, il pd fa melina in direzione I dem hanno fifa di perdere la città


In attesa dei garanti è sempre gelo tra i due candidati

Animalisti contro Giovanardi Denunciato per diffamazione


Gli chiedono un risarcimento di 200mila euro

Resta l’astio tra i due candidati, ma ieri, nella direzione provinciale, il pd ha fatto melina e rimandato ad oggi, c’è la riunione dei garanti provinciali, l’accordo o lo scontro totale tra Muzzarelli e Maletti. Lui non ha perso l’occasione per spalare sull’ avversaria: «Io non ho mai detto o lasciato nemmeno ventilare l’ipotesi: o va come dico io o faccio una lista civica»; sugli incontri con gli immigrati: «dovunque sono andato, Francesca era già passata, anche più di una volta, nella doppia veste di assessore e candidato»; «chi pagherà i danni di questa incredibile settimana?». Lei, seduta nelle ultime file, è rimasta zitta, non lo ha applaudito, ma ha evitato la replica. Ed entrambi se ne sono andati prima delle conclusioni della segretaria Lucia Bursi che ha ripetuto: in ogni caso «il voto nel seggio 2 non cambia». Il vero ritornello di ieri è stato però la paura e la fifa di perdere la città. A iniziare dal presidente della Provincia Emilio Sabattini che ha sottolineato: «noi politici promettiamo casa, lavoro. Non mi scandalizzo, ma c’è da trovare un accordo», poi una tirata d’orecchie a Muzzarelli «Gian Carlo, attenzione al linguaggio. La responsabilità è tua, i perdenti stanno in panchina e non aiutano. E qui ci mandano tutti a casa». Infuriato anche il sindacato Giorgio Pighi che ricorda l’ arrembaggio continuo alla sua giunta come segno di irresponsabilità, e soprattutto «una settimana come questa può compremettere il risultato elettorale». Scorre il terrore dentro il pd: «Bortolotti è un candidato contendibile», dichiara l’assessore Antonino Marino. Insomma la fifa si sentiva chiara nei tanti interventi di ieri e lo spettro è quello di Parma o di Bologna con Guazzaloca. Quindi fare presto, alla svelta è l’obiettivo di tanti, sia muzzarelliani che malettiani, che vogliono chiudere il coperchio alla pentola ed evitare di perdere, dopo 70 anni, il Comune. Non è più un sogno per chi vuole voltare pagina politica in città. E anche chi fa il tifo per la renziana non è disposto a fare strappi. Chiara in questo senso Caterina Liotti, presidente del consiglio comunale, che lancia: «il nostro percorso è dentro il pd. Nessuna lista civica, almeno per me». Ma c’è da fare i conti con la determinazione di Maletti, se fa l’accordo o va alla guerra. (gbn)

Giuditta Pini: «Per i colleghi Lorena Bobbit»


L’ultima dell’onorevole Giuditta Pini: «che lo spirito di Lorena Bobbit accompagni stanotte nei sogni i colleghi che hanno votato contro». Va bene che ci aggiunge hashtag #sischerza, ma immaginate se lo stesso concetto, pur sottolineando lo scherzo, fosse a mano maschile. Il soggetto sarebbe stato lapidato mediaticamente. va bene provocare onorevole Giuditta, ma ogni tanto tiri il freno a mano.

Lavoro, battaglia tra Renzi e i sindacati: «Cos’è il jobs act?»


Susanna Camusso si dichiara pronta allo sciopero, Bonanni chiede di abbassare i toni

E’ scontro aperto tra sindacati e Matteo Renzi, dal taglio del cuneo fiscale all’abbassamento delle tasse, proclamati domenica sera a Che tempo che fa dal premier, «e se i sindacati non sono d’accordo ce ne faremo una ragione». I sindacati, questa volta uniti, invitano a smorzare i toni. Ma è Susanna Camusso che lancia l’affondo: «Se il governo non darà risposte concrete siamo pronti alla mobilitazione e allo sciopero». Per la leader della Cgil, «bisogna capire a chi Renzi voglia dare risposte». E il Jobs acts? «Continuiamo a non sapere che cos’è», dichiara. La giornata di ieri è stata anche segnata dall’esordio del ministro Padoan in Europa: al centro ancora una volta la riduzione del cuneo fiscale, coperto in modo permanente da tagli di spesa, ha ribadito a Bruxelles. E in attesa di domani, il giorno in cui il governo presenterà i più importanti provvedimenti in campo economico, le polemiche non si placano. «Caro Renzi, spero per i lavoratori e per il Paese in un successo tuo e del tuo governo ma la crisi la si affronta e si risolve meglio con il sindacato e non contro, soprattutto, se le alternative rischiano di apparire contradittorie, populistiche e demagogiche, e rappresentano quell’armamentario della vecchia politica che tutti vogliamo superare», scrive in una nota Gaetano Farina, segretario Fim Cisl. «Sul taglio del cuneo fiscale si gioca la credibilità di Renzi – dichiara in una nota Anna Maria Bernini, vice capogruppo vicario di Forza Italia-Pdl al Senato -. Vedremo nel Consiglio dei ministri di mercoledì se il presidente del Consiglio adotterà la ricetta liberale che impone di ridurre il cuneo fiscale a partire dal taglio dell’Irap, o se si limiterà a distribuire demagogicamente qualche briciola senza aiutare concretamente le imprese e senza mettere mano alla spesa pubblica improduttiva».

M5s verso nuove espulsioni, sfiducia a Pepe Il senatore attacca: «E’ stato un blitz di Fico»


Il ‘meet-up’ territoriale di Napoli ha votato contro il parlamentare

Procede l’epurazione all’interno del Movimento cinque stelle. Ieri, una nuova espulsione in avvicinamento. Il malcapitato è il senatore Bartolomeo Pepe, membro della Commissione permanente delle Finanze e del Tesoro e della Commissione parlamentare per le questioni regionali. Pepe è stato sfiduciato dal meet-up territoriale (i gruppi online usati nei Cinque Stelle per fare politica sul territorio) di appartenenza, quello di Napoli, cui è iscritto dal 22 maggio 2012. «E’ stato un blitz organizzato, in un giorno in cui io non potevo venire e ad opera di una minoranza – ha contestato il senatore -. Hanno deciso una sfiducia che non era all’odg – ha detto ad Adnkronos – una trentina di persone su 5mila iscritti. Tutta gente del Vomero per giunta, la zona dove abita Fico». A darne notizia è stato proprio il deputato campano e presidente della Commissione di Vigilanza Roberto Fico, che ha spiegato: «Dopo la presa di distanza, Pepe si è ora cancellato dal gruppo napoletano». Questo «non significa che sia stata già avviata una procedura espulsione», ha precisato Fico, per poi tuttavia aggiungere: «E’ chiaro che se si arriva in assemblea voterò per l’espulsione». Si ripete dunque il copione già visto per altri senatori espulsi nelle settimane scorse: Luis Alberto Orellana, Francesco Campanella, Fabrizio Bocchino e Lorenzo Battista. Intanto nell’incontro regionale tra i gruppi di lavoro del Friuli Venezia Giulia del Movimento cinque stelle si è sfiduciato il senatore Lorenzo Battista, già espulso dal gruppo di Palazzo Madama. «Il problema vero – afferma un altro degli espulsi, Francesco Campanella- è che c’è una parte di persone vicina allo staff che si vuole liberare degli antagonisti in posizioni chiave per il M5s». Pepe, ricorda, stava infatti per entrare a far parte della Commissione di inchiesta sul ciclo di smaltimento dei rifiuti.

Scontri interni


Nodi irrisolti

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