Le impressioni emerse dopo gli incontri tenuti il mese scorso andavano nella direzione giusta: il nuovo contratto integrativo di Coop Estense è più vicino. Anzi, vicinissimo. La firma potrebbe arrivare già entro dieci giorni: tra il 18 e il 19 marzo, per la precisione, quando è in programma il prossimo vertice tra lazienda e i sindacati. Questo, almeno, è lobiettivo che si sono date le parti, rimaste a trattare, ieri, per oltre cinque ore, alla Corte dei Melograni di Cittanova. Il confronto prosegue lentamente: la distanza resta ampia su alcuni punti, si assottiglia su altri, su altri ancora si è già daccordo, ma, quel che più conta, su entrambi i fronti cè voglia di chiudere. Con linizio del 2014, la trattativa ha registrato unimprovvisa – e insperata – accelerata. Dopo le burrascose polemiche che hanno segnato le settimane a cavallo del Natale, nessuno, o quasi, avrebbe scommesso sul raggiungimento di unintesa entro aprile. Dopo lo sciopero del 23 dicembre, la rottura del Tavolo di confronto e la lettera di ringraziamento di Mister Estense, Mario Zucchelli, ai lavoratori che non avevano scioperato, tra Coop e la triplice sindacale la tempertaura aveva raggiunto i suoi massimi storici. Qualcuno, addirittura, temeva si fosse giunti ad un punto di non ritorno. E invece, con lanno nuovo, seppur in un clima gelido, i contatti sono ripresi. Le parti sono tornate a sedersi attorno allo stesso tavolo. E la trattativa si è incanalata nella giusta direzione. Anche se restano marcati contrasti sulle maggiorazioni domenicali, sulla gestione dei riposi giornalieri e sulla richiesta del colosso mutualistico di effeftuare una sperimentazione libera di un anno sugli orari di lavoro. Il nuovo integrativo, peraltro, andrebbe incontro ad una rinegoziazione, qualora si concretizzasse il progetto di fusione ventilato ieri da alcune testate. Secondo quanto riportato da più di un sito internet, infatti, Coop Estense, potrebbe fare fronte comune con Coop Nordest. Questultima ha sede a Reggio Emilia e dunque presidia la sponda del distretto ceramico che sta oltre il Secchia. Il suo bacino di riferimento, però, si estende a Parma e Piacenza e poi, passando per il mantovano e il bresciano, sino a buona parte del Triveneto. Se loperazione si concretizzasse, nascerebbe un colosso con un fatturato annuo potenzialmente molto vicino ai 2 miliardi e mezzo di euro. nEnrico Mingori Nicola Tedeschini