Lemendamento del governo che sotterra il programma nucleare italiano abroga di fatto le norme oggetto del referendum che, quindi, è inutile. Il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, va in aula al Senato a cantare il de profundis dellatomo e incassa il primo sì allemendamento al decreto omnibus che, spiega il governo, sostituisce la richiesta di moratoria di un anno, sancisce labbandono del piano energetico nucleare definito nella legge del 2009 e, appunto, abroga le norme oggetto del referendum di giugno. La Cassazione, comunque, attende la pubblicazione del decreto prima di prendere una qualsiasi decisione. Il ministro ha spiegato che «il quadro è drammaticamente cambiato e coerenza vuole che la riflessione tempestivamente aperta nel nostro Paese si tramuti in una strategia di revisione del programma». Allo stesso tempo, tuttavia, Romani ha ribadito limportanza degli stress test sulle centrali europee esistenti, aggiungendo che «il quadro di compatibilità nucleare per lItalia potrà essere chiaro solo dopo alcuni passaggi», in particolare la definizione dei «nuovi criteri che saranno stabiliti in Europa». Quanto al referendum, a giudizio di Romani sarebbe stato sbagliato chiamare i cittadini a scegliere «fra un programma di fatto superato o una rinuncia definitiva sullonda dellemozione», ma «senza avere sufficienti elementi di chiarezza». Inoltre un esito abrogativo del referendum «avrebbe messo decisamente in secondo piano le nostre posizioni, le richieste, le pressioni con cui vogliamo garantire sicurezza al nostro Paese». Il lavoro, adesso, sarà allora tutto per la definizione della nuova strategia energetica con il potenziamento delle infrastrutture, il sostegno alla ricerca e la promozione delle rinnovabili. Proprio ieri però i metalmeccanici del fotovoltaico hanno incrociato le braccia per il primo sciopero del settore, protestando contro il taglio degli incentivi deciso dal governo a marzo. Nel frattempo, ha in ogni caso sottolineato il presidente dellAgenzia per la sicurezza, Umberto Veronesi, la ricerca italiana non deve fermarsi, «e non rimanga così esclusa dallevoluzione scientifica del mondo civile». . Un auspicio condiviso anche dallad dellEni, Paolo Scaroni, il quale si è augurato che «lo stop del nucleare non sia definitivo perchè la tecnologia di oggi è molto diversa da quella della centrale di Fukushima».