Sindacati e ConfCeramica distanti sugli aumenti
Diciassette ore consecutive di confronto non sono bastate, a Confindustria Ceramica e sindacati, per trovare laccordo sul rinnovo del contratto nazionale di settore. La Piastrella Valley di Sassuolo ancora dormiva, mercoledì mattina, quando, poco dopo le 4.30, a Roma, le rispettive delegazioni hanno deciso di sospendere il tavolo, al termine di una estenuante sessione di trattativa, andata avanti per tutta la giornata precedente. Le parti restano lontane sul principale nodo che ostacola il rinnovo: quello relativo agli aumenti dei minimi retributivi da inserire nel nuovo contratto. Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uiltec-Uil sono scesi dalliniziale richiesta di 130 euro in tre anni. E, a sua volta, ConfCeramica è salita a 105 euro, rispetto alla proposta di 90 euro, avanzata nel vertice preliminare in ristretta di lunedì. Ma un punto dincontro non è stato trovato. Lofferta è «insoddisfacente», osservano in una nota diffusa ieri i cigiellini, che rilevano anche come la cifra messa sul piatto dalla parte datoriale sia «al livello più basso in assoluto fra tutti i contratti rinnovati da Filctem, Femca e Uiltec nella corrente stagione contrattuale». Viale Monte Santo, peraltro, non pare avere alcuna intenzione di indietreggiare: non si dimentichi – scrive lassociazione – «la difficile realtà produttiva del settore, drammatica per alcuni comparti e territori, considerando anche gli effetti che gli inevitabili aumenti del costo del lavoro a regime hanno, insieme agli altri fattori, sulla competitività degli stabilimenti italiani». Malgrado ciò, secondo ConfCeramica, «lattenzione della controparte viene concentrata su impropri raffronti con rinnovi contrattuali di altri settori». «Per proseguire nella trattativa – conclude il sindacato degli imprenditori -, oltre allinnegabile impegno di tutti, occorre anche una certa moderazione che continuiamo a non riscontrare nella nostra controparte». Oltre alla partita sugli aumenti, a dividere le parti cè pure la questione occupazionale. Quella, cioè, relativa al come gestire i circa 3mila addetti del settore che hanno gli ammortizzatori sociali in scadenza. In questo caso, lo scenario è più complesso. ConfCeramica ha risposto picche ai cislini, che continuano a chiedere forme di integrazione al reddito dei lavoratori. Sulla proposta, peraltro, la Femca non sembra trovare alleati nei cugini delle altre sigle. «A volte anche io ho questa impressione», lamenta il segretario nazionale, Angelo Colombini. «Spero che cambino idea – aggiunge -, la difesa delloccupazione non è una parolaccia…». Dalla Cgil, il segretario regionale delle Filctem, Giordano Giovannini, gli risponde che «per salvaguardare loccupazione gli strumenti ci sono già e ne va solo ampliato lutilizzo». Il riferimento è a forme di riduzione dellorario di lavoro o al rifinanziamento governativo della cassa integrazione in deroga. «Altrimenti è come cercare di svuotare il mare con un cucchiaino…», osserva il Giovannini. In una nota, la Filctem annuncia «più incisive iniziative di lotta». Di scioperi ancora non si parla, anche perché – dopo le infuocate polemiche dellultima volta – le altre sigle non paiono essere dellidea. Per ora, resta lo stato di agitazione dei lavoratori. A quasi nove mesi dalla scadenza del precedente accordo, la tensione sul rinnovo resta elevata. nEnrico Mingori