20.5 C
Modena
mercoledì, Agosto 20, 2025
Home Blog Pagina 9940

Via al toto-presidente: unica certezza nessun nome condiviso


    Il timore che il prossimo inquilino del Colle non risulti espressione dell’unità nazionale

    Si è aperta la settimana che vedrà l’inizio degli scrutinii che porteranno al successore di Giorgio Napolitano. Il toto-presidente è già partito da molto tempo. L’indicazione di Pd e Pdl, o meglio, l’auspicio, è quello di trovare un nome largamente condiviso, così da avere una personalità che, almeno in questo caso, possa rappresentare l’unità nazionale, dopo che l’esito delle politiche ha prodotto il caos tra i partiti. Bersani e Berlusconi si sono incontrati e si incontreranno ancora. Alla prima riunione la fumata è stata nera. Grillo e i suoi le «quirinarie» le hanno già fatte: Emma Bonino, Gian Carlo Caselli, Dario Fo, Milena Gabanelli, Ferdinando Imposimato, Romano Prodi, Stefano Rodotà, Gino Strada, Gustavo Zagrebelsky e lo stesso Beppe Grillo, che però si è chiamato fuori. Insomma molti nomi della società civile e pochi politici. Pd e Pdl su questo sono stati chiari: il prossimo inquilino del Colle dev’essere né un tecnico né altro, ma un politico. E’ l’unico dato certo uscito dalle consultazioni tra il Cavaliere e il segretario del Pd. Tra gli altri nomi «papabili» che si fanno in questi giorni anche l’ex premier Giuliano Amato, l’ex presidente della Camera dei deputati Luciano Violante e addirittura Romano Prodi. Durante la manifestazione di Bari Berlusconi è stato chiaro in merito al professore: «se va lui al Quirinale agli italiani conviene espatriare». Giovedì alle 10 si riunirà il Parlamento in seduta comune integrato dai delegati regionali per l’elezione del presidente. A comporre la platea dei 1007 «grandi elettori» ci sono i 630 deputati, i 316 senatori, i 4 senatori a vita e i 58 rappresentanti delle Regioni. Il rischio è rappresentato dal fatto che se i grillini regalassero voti al Pd, dal momento che hanno candidati condivisibili, il dodicesimo presidente della Repubblica potrebbe essere di nuovo espressione solo del centrosinistra.

    «Renzi, un miserabile senza senso dello Stato» La Finocchiaro si mangia il sindaco di Firenze


      Nuova tensione in casa Pd: democratici nel caos e divisi su tutto

      Altro caos in casa Pd e ad agitare le acque è ancora lui, Matteo Renzi. Il sindaco di Firenze aveva giudicato «improponibile al Quirinale», assieme a Franco Marini, la senatrice Pd Anna Finocchiaro, dopo la foto che l’ha mostrata da Ikea con la scorta. Durissima la replica della senatrice all’ormai famigerato «rottamatore». La Finocchiaro dapprima respinge il suo coinvolgimento alla candidatura, venuta da altri. «Non mi sono mai candidata a nulla – ha detto -. Conosco bene i miei limiti e non ho mai avuto difficoltà ad ammetterli: ho sempre servito le istituzioni in cui ho lavorato con dignità e onore, e non metterei mai in difficoltà né il mio Paese, né il mio partito». Poi sferra l’arringa al collega: «Trovo che l’attacco di cui mi ha gratificato Matteo Renzi sia davvero miserabile, per i toni e per i contenuti». La acque sono estremamente mosse nel Pd e questo è l’ennesimo caso di tafferugli. Ma la causa è sempre identica: la discordia. Anche la senatrice pone l’accento sul denominatore comune: «Trovo inaccettabile e ignobile che l’attacco venga da un esponente del mio stesso partito. Sono dell’opinione che chi si comporta in questo modo potrà anche vincere le elezioni, ma non ha le qualità umane indispensabili per essere un vero dirigente politico e un uomo di Stato». Il protagonista è sempre lui, Matteo Renzi, lo stesso che si chiama sempre fuori da tutto «per il bene del Paese», poi di tanto intanto getta benzina sul fuoco del suo partito già in fiamme. Proprio come ha fatto con il segretario Bersani, invocando le larghe intese o il ritorno alle urne. Le stesse parole di Silvio Berlusconi. E se Renzi dichiara di parlare «non per me ma per l’interesse del Paese», il responsabile economico del Pd Stefano Fassina la pensa al contrario: «Renzi continua a fare prevalere le sue pur legittime aspirazioni personali rispetto agli interessi del Paese».

      AI FERRI CORTI


        Si allontana l’intesa sul dopo Napolitano

        Quirinale, il Pdl vuole chiudere i giochi


          Riunioni dello stato maggiore in agenda oggi e domani Ma Bersani temporeggia ed evita l’incontro con il Cav

          Il Pdl vuole chiudere la partita sul Quirinale. E’ prevista per oggi la riunione alla Sala Colletti di Montecitorio per il gruppo alla Camera, alla presenza del presidente dei deputati Renato Brunetta e del segretario di via dell’Umiltà, Angelino Alfano. Berlusconi dovrebbe essere presente. Si fa sempre più vicino il momento dell’incontro tra il Cavaliere e Pier Luigi Bersani per concludere un’intesa sul Colle. Non c’è ancora la data ufficiale, ma con tutta probabilità sarà nelle prossime ore, dal momento che da giovedì i giochi sono chiusi e le Camere si riuniranno per eleggere il dodicesimo presidente della Repubblica. Berlusconi avrebbe già fissato una deadline per la trattativa col Pd: le 18 di domani, quando nell’auletta di Campo Marzio riunirà i gruppi pidiellini di Camera e Senato per indicare la strategia da seguire alle elezioni del nuovo capo dello Stato. Il segretario del Pd sembra però non avere ancora le idee chiare sull’incontro, che sarebbe escluso per oggi: «Questo non è previsto». Così ha, infatti, risposto Bersani a Montecitorio a chi, ieri, gli chiedeva se avrebbe visto in giornata l’avversario. Il leader democratico, ieri, ha invece visto il premier Monti, proprio per delineare l’identikit del successore di Napolitano. Non sono trapelati nomi. «Non sono in grado di dire quando verrà eletto il presidente della Repubblica», ha dichiarato Bersani al termine dell’incontro. Poi ha aggiunto: «Come sapete queste cose si decidono all’ultimo momento, perciò bisogna aspettare mercoledì». Il leader del Pd, dopo aver incontrato Mario Monti ha avuto un colloquio di circa un’ora nel suo studio alla Camera con Enrico Letta, Dario Franceschini, Luigi Zanda, Roberto Speranza, e Maurizio Migliavacca. Insomma, si parla di intese ma ogni forza politica si consulta autonomamente. Tuttavia il Pdl vuole fare in fretta e intanto c’è già chi si sbilancia. Il presidente dei senatori del Pdl Renato Schifani vedrebbe al Quirinale lo stesso Berlusconi. «Credo – ha detto – che se c’è una persona che è stata protagonista della storia politica del nostro Paese, cambiandola, nella logica di un bipolarismo efficace e innovativo, è stato Silvio Berlusconi e credo che il centrodestra meriti, dopo vent’anni di cambiamento e dieci anni di Governo, una legittimazione e un riconoscimento di quest’uomo». Schifani, tuttavia, ha concluso, non escluderebbe dalla rosa nemmeno Gianni Letta.

          L’allenatore


            Per il Sassuolo è l’ora della svolta


              Di Francesco a Reggio senza Magnanelli e Gazzola

              Quando la fame è tanta, il digiuno va sempre interrotto. La voglia di serie A è tanta, troppa, e il Sassuolo che non vince da cinque partite deve tornare a fare il bottino pieno nella trasferta di Reggio Calabria, e la sfida di questa sera al Granillo sarà uno spartiacque del campionato non indifferente. Il Livorno si è portato a -4 punti, il Verona è poco più in là, a -6. La stagione sta entrando nel momento più cruciale e la capolista deve tornare ad essere quella squadra splendente che si è presa la vetta dalla prima giornata di agosto. Di Francesco sarà senza Gazzola e Magnanelli squalificati, al loro posto, se non ci saranno colpi di scena, Laverone e Chibsah. «In questo momento conta solo il campo – dice Eusebio Di Francesco – e ho fatto una rifinitura pre partita più lunga per non tralasciare nessun aspetto, non deve interessarci altro». Dalla capolista ci si aspetta una prova convincente e soprattutto i tre punti da aggiungere ai 74 già in carniere: «Sono certo di una grande prestazione, dopo la sfida con il Brescia mi auguro che i miei uomini si sentano più leggeri, devono provare a fare risultato, ma senza quella costrizione che ci ha condizionato nell’ultimo periodo». Entrambe le formazioni avranno assenze importanti: «A noi mancano due pedine come Magnanelli e Gazzola,dall’altra parte è pesantissima la defezione di Di Michele, uno che ho avuto a Lecce ed è un super». Di Francesco si affiderà al 4-3-3 con Pomini in porta, la difesa composta da Laverone, Bianco, Terranova e Longhi, sulla linea mediana Bianchi, Chibsah e Missiroli, in attacco Berardi, Pavoletti, Troianiello. Nelle file amaranto mancheranno Adejo, Di Michele e Barillà. Pertanto questo dovrebbe essere l’undici iniziale (3-4-1-2): Baiocco; Bergamelli, Ely, Di Bari; Antonazzo, Hetemaj, Colucci, Rizzato; Sarno, Comi, Gerardi. nGilberto Anceschi

              Sassuolo 4-3-3


                SOCIAL

                13,458FansMi piace
                214FollowerSegui
                100IscrittiIscriviti