Il timore che il prossimo inquilino del Colle non risulti espressione dellunità nazionale
Si è aperta la settimana che vedrà linizio degli scrutinii che porteranno al successore di Giorgio Napolitano. Il toto-presidente è già partito da molto tempo. Lindicazione di Pd e Pdl, o meglio, lauspicio, è quello di trovare un nome largamente condiviso, così da avere una personalità che, almeno in questo caso, possa rappresentare lunità nazionale, dopo che lesito delle politiche ha prodotto il caos tra i partiti. Bersani e Berlusconi si sono incontrati e si incontreranno ancora. Alla prima riunione la fumata è stata nera. Grillo e i suoi le «quirinarie» le hanno già fatte: Emma Bonino, Gian Carlo Caselli, Dario Fo, Milena Gabanelli, Ferdinando Imposimato, Romano Prodi, Stefano Rodotà, Gino Strada, Gustavo Zagrebelsky e lo stesso Beppe Grillo, che però si è chiamato fuori. Insomma molti nomi della società civile e pochi politici. Pd e Pdl su questo sono stati chiari: il prossimo inquilino del Colle devessere né un tecnico né altro, ma un politico. E lunico dato certo uscito dalle consultazioni tra il Cavaliere e il segretario del Pd. Tra gli altri nomi «papabili» che si fanno in questi giorni anche lex premier Giuliano Amato, lex presidente della Camera dei deputati Luciano Violante e addirittura Romano Prodi. Durante la manifestazione di Bari Berlusconi è stato chiaro in merito al professore: «se va lui al Quirinale agli italiani conviene espatriare». Giovedì alle 10 si riunirà il Parlamento in seduta comune integrato dai delegati regionali per lelezione del presidente. A comporre la platea dei 1007 «grandi elettori» ci sono i 630 deputati, i 316 senatori, i 4 senatori a vita e i 58 rappresentanti delle Regioni. Il rischio è rappresentato dal fatto che se i grillini regalassero voti al Pd, dal momento che hanno candidati condivisibili, il dodicesimo presidente della Repubblica potrebbe essere di nuovo espressione solo del centrosinistra.