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mercoledì, Aprile 30, 2025
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Ask fa proseliti anche sotto la Ghirlandina. E fioccano le offese virtuali


Dalla sovraesposizione di Facebook alla ricerca disperata dell’anonimato. E’ questa la spiegazione del successo planetario di Ask, ultima creatura virtuale finita sul banco degli imputati dopo la morte di una minorenne in provincia di Padova. Ragazza istigata al suicidio dai suoi coetenai proprio dalle pagine del social network in questione. Sparare a zero sul sito sarebbe un errore e le ragioni di un gesto così tragico vanno cercate oltre le dinamiche virtuali: certo, però, che in un’era 2.0 come la nostra il mondo social ha un peso inimmaginabile sulle personalità più deboli. E basta fare una breve indagine su Internet per scoprire che gli utenti modenesi sono tra i più attivi in Italia, dove Ask vanta il numero maggiore di iscritti a livello mondiale. Nato nel 2010 in Lituania, il servizio è basato su un’interazione ‘domanda-risposta’: è possibile in forma anonima sulla bacheca degli altri utenti e seguire i propri amici senza che loro lo sappiano. Per rispondere alle domande è però necessario registrarsi al sito e avere almeno 13 anni. Filtrando soltanto le conversazioni modenesi si trovano semplici post di persone che vogliono fare amicizia e condividere passioni, ma anche botta e risposta che degenerano in considerazioni imbarazzanti e offensive. Al gruppo ‘Fighi di Modena’, per esempio, si fa chiaro riferimento, con una terminologia volgare, a una ragazza che secondo i rumors andrebbe con tutti quelli che gli capitano a tiro. Qualche riga sotto, un altro gossip rivela che un’altra iscritta sarebbe stata in procinto di intrattenersi con due ragazzi contemporaneamente. Qualcuno potrebbe definirla goliardia, ma è in questi casi che la linea di confine con l’umiliazione viene oltrepassata facilmente, determinando un disagio profondo nella giovane travolta dal fuoco di insinuazioni anonime. La voragine di buio che induce una ragazzina a farla finita non va ricercata soltanto in un social network come Ask, ma ne è sicuramente una componente devastante. Così, in un attimo, la ‘scorciatoia’ verso il cyberbullismo è dietro l’angolo, trasformando uno strumento di svago in una trappola dai risvolti inquietanti. Il caso Ask è scoppiato dopo il suicidio di Hannah Smith, quattordicenne del Leicestershire, avvenuto il 2 agosto 2013 a causa di insulti e inviti all’autolesionismo scritti sul suo profilo di Ask. Addirittura il premier David Cameron ha chiesto di boicottare il sito, definendolo «pieno di odio». Rimanendo in Emilia, basti ricordare il caso di Bologna, quando lo scorso settembre, tramite Ask, 250 ragazzi si diedero appuntamento per una maxi rissa ai Giardini Margherita. I due gruppi si erano autoproclamati ‘Bolobene’ e ‘Bolofeccia’. Da una parte erano schierati i liceali delle scuole della città, dall’altra i ragazzi degli istituti tecnici della periferia. nVincenzo Malara

La ‘Maria’ torna leggera


Illegittima l’equiparazione cannabis-cocaina-eroina

La Consulta boccia la Fini-Giovanardi Salta il processo per spaccio di hashish


Il giudice rinvia l’udienza per attendere la pronuncia

Marijuana e hashish tornano a essere ‘leggere’. La Corte Costituzionale ha infatti dichiarato illegittima la legge Fini-Giovanardi, che aveva cancellato la distinzione tra droghe pesanti (cocaina, eroina e droghe sintetiche) e leggere (cannabinoidi). Una bocciatura tecnica, visto che la norma era stata inserita nel maxi decreto per le misure di sicurezza e prevenzione delle Olimpiadi invernali di Torino. Si torna così alla Iervolino-Vassalli, vecchia legge modificata con referendum nel 1993, con una serie di conseguenze evidentissime. Una si è concretizzata ieri, prima ancora che la Consulta si pronunciasse, al Tribunale di Modena: un processo per spaccio (uno straniero trovato con 900 grammi di hashish) è stato rinviato dal giudice (su proposta dell’avvocato difensore, Patrizia Tassello) proprio in attesa di sapere cosa avrebbe deciso la Corte. Perché le differenze sono tante, e anche pesanti: con la Fini-Giovanardi, lo straniero rischia da 6 a 20 anni di carcere. Non importava quale sostanza stesse spacciando, marijuana, hashish o eroina, la pena massima era la stessa. Ora, con il ritorno alla Iervolino-Vassalli, le pene vanno dai 2 ai 6 anni. Casi singoli a parte, bisognerà vedere quale impatto avrà la decisione della Consulta dal punto di vista penale nel suo complesso: «Si dovranno attendere le motivazioni della sentenza – spiega l’avvocato Enrico Fontana, presidente della Camera Penale di Modena – per capire se inciderà anche sulle sentenze passate in giudicato. Inciderà sicuramente sui termini di prescrizione e misure cautelari. Da tempo sosteniamo che la giustizia, in particolar modo la materia penale, ha bisogno di certezze: non può essere modificata a colpi di decreti legge e successive conversioni in legge». nDaniele Franda

Bigarelli (SerT) «La repressione non funziona»


«Si è corretto un errore dal punto di vista scientifico». Massimo Bigarelli, responsabile del SerT dell’Area Nord e presidente regionale della Società italiana tossicodipendenze (Sitd), commenta così la pronuncia della Consulta sulla legge Fini-Giovanardi. «Assunta in dosaggi normali, la cannabis non è assimilabile alla cocaina o all’eroina. E questo era uno dei limiti della legge bocciata». Legge che aveva anche un pregio: «Prevedeva anche misure alternative al carcere e percorsi riabilitativi in comunità, peccato che questa parte non fosse mai stata finanziata. Ad ogni modo in questi anni abbiamo visto che con leggi restrittive non si sono ottenuti gli effetti sperati, anzi». (da.fra.)

Chiese e palestre, sbloccati i fondi


    Via libera della Regione a circa 45 milioni di euro Deciso il regolamento per l’assegnazione dei moduli

    MIRANDOLA – Sono circa 45 i milioni messi a disposizione dalla Regione per ricostruire chiese e palestre nelle zone del Cratere. Le ordinanze sono state firmate ieri a Bologna dal commissario straordinario Errani e se non altro tamponano una situazione rimasta ancora di grande emergenza. Al di la dei disagi nelle scuole e per le società sportive diversi campanili restano inagibili, bloccando con la propria precarietà alcune strade. In particolare ammontano a 29 milioni di euro le risorse destinate per realizzare le palestre scolastiche temporanee nei Comuni colpiti dal sisma. Complessivamente però si prevede una spesa pari a 27 milioni e 533.000 euro, mentre vengono assegnati ad alcuni Comuni un milione e 466.000 euro per la diretta realizzazione degli interventi: a Cavezzo 82mila euro, a Sant’Agostino 200mila euro, a Finale Emilia 532mila e a Mirandola 651mila euro. La concessione definitiva dei contributi ai Comuni e’ subordinata alla presentazione, entro 30 giorni dalla pubblicazione dell’ordinanza, del progetto esecutivo degli interventi. Contemporaneamente sono stati deliberati anche oltre 15 milioni di euro per le chiese dichiarate inagibili dopo il terremoto. L’ordinanza autorizza e finanzia interventi immediati di riparazione e di ripristino con miglioramento sismico degli edifici religiosi. Nella sua decisione Errani si è basato anche su indicazioni fornite da un report della Conferenza episcopale dell’Emilia-Romagna, ufficio Beni culturali ecclesiastici. Sempre ieri in Regione è stata varata la definitiva regolamentazione per l’assegnazione ai Comuni dei prefabbricati abitativi rimovibili sia per gli ambiti urbani (poco meno di 800) che rurali (circa 170). In pratica il provvedimento regola la destinazione ai Comuni dei moduli stabilendo anche i criteri di assegnazione ai nuclei famigliari. Per quanto riguarda la distribuzione dei prefabbricati modulari abitativi rimovibili (i cosiddetti Pmar), questi sono destinati e concessi in utilizzo ai Comuni di Cavezzo, Cento, Concordia sulla Secchia, Mirandola, Novi di Modena, San Felice, San Possidonio. Mentre i prefabbricati modulari rurali rimovibili (Pmrr) sono destinati e concessi in utilizzo a diversi Comuni terremotati della Bassa modenese e delle altre provincie. L’ordinanza dispone quindi che le strutture abitative siano destinate a titolo gratuito all’alloggiamento provvisorio delle persone e nuclei familiari la cui abitazione è stata dichiarata inagibile e risulta inagibile alla data di assegnazione e fino al recupero dell’alloggio recuperato. In rispetto a quanto precedentemente disposto dall’ordinanza di sgombero emessa dal Comune per i residenti o dimoranti abitualmente alla data del sisma. Mentre il grande freddo è già arrivato il Natale si avvicina e per l’allestimento dei moduli è già iniziata la corsa contro il tempo.

    Sindacati e pazienti in difesa dei professionisti del reparto


      L’appello del procuratore Zincani ad abbassare i toni sembra sia già stato accolto: da più parti arriva una levata di scudi nei confronti del reparto del Policlinico finito sotto accusa dopo la lettera dell’associazione Amici del Cuore. In questo caso non è l’Università a porsi a difesa della Cardiologia diretta dalla professoressa Maria Grazia Modena, ma un ente terzo, il sindacato Uil. «Non possiamo e non dobbiamo generalizzare – scrive Gerry Ferrara, segretario generale della Federazione Poteri Locali della Uil Emilia Romagna -, seppur con gli evidenti limiti citati: nell’esprimere la piena solidarietà ai cittadini coinvolti in ‘lesioni in conseguenza di errori’ subiti presso le strutture sanitarie modenesi, non vorremmo che da una vicenda gravissima come quella accaduta al Policlinico di Modena, i cui protagonisti sono stati sanzionati, lo stesso Policlinico si trasformasse in un mostro inefficiente. La campagna mediatica, in atto da più di un mese, risulta assolutamente denigratoria e non corrispondente alla realtà sanitaria della clinica Cardiologica e del Policlinico in toto, quasi mirata a screditare uno dei centri di eccellenza che è stato da sempre il fiore all’occhiello della sanità modenese. Tutto ciò sta creando, inevitabilmente, un ingiustificato allarmismo tra gli utenti modenesi e non, minando nelle fondamenta il rapporto fiduciario medico-paziente non solo nel reparto di Emodinamica cardiologica (che pur è un centro di assoluta visibilità in campo nazionale) da cui è nato il motivo del contendere, ma anche gli altri servizi della cardiologia (reparto, Utic, Aritmologia e ambulatori) che svolgono tutti i giorni un riconosciuto servizio di eccellenza e apprezzato». Una considerazione comprensibile, anche se non bisogna dimenticare che le ‘campagne mediatiche’ (se così si possono chiamare) rispondono esclusivamente al diritto dei lettori (cittadini, pazienti, utenti) ad essere informati. (da.fra.)

      LAVORI SUGLI ARGINI: 94 TANE CHIUSE SUL SECCHIA


        94 tane di tassi, volpi, istrici e nutrie chiuse sull’argine del Secchia nel tratto che va da Ponte Alto a Santa Caterina, frazione di Concordia. E’ questo il bilancio dei lavori post alluvione nella zona di San Matteo, alle porte di Modena. Un intervento diretto innanzitutto a eliminare quelle che, secondo la commissione scientifica della Regione, sono state le prime cause del disastro del 19 gennaio: le tane degli animali selvatici. Ed ecco cosa hanno fatto in questi giorni gli operai:

        Beirut, appello web dei ciclisti rapiti


          BeirutSette ciclisti estoni rapiti il 23 marzo scorso nella valle libanese della Bekaa chiedono in un video pubblicato su You Tube ai dirigenti libanesi, sauditi giordani e francesi di aiutarli a tornare a casa. Nel filmato, della durata di poco meno di due minuti, i sette estoni appaiono in discrete condizioni di salute. Tre di loro parlano a turno, rivolgendosi direttamente al premier libanese, ai sovrani saudita e giordano e al presidente francese: «Per favore, fate tutto il possibile per farci tornare a casa, al più presto», dice uno di loro, parlando lentamente, in inglese. Due settimane fa, il ministro degli interni libanese aveva affermato che i sette ostaggi potrebbero essere stati trasferiti in Siria, anche se aveva aggiunto che «non ci sono informazioni precise».

          Libia, colpiti i reporter occidentali: un morto


            La vittima è l’inglese Tim Hetherington. Altri tre sono feriti

            Misurata è allo stremo e torna a invocare l’invio di truppe di terra internazionali per ragioni umanitarie. Ieri nella città assediata dalle forze di Gheddafi le cannonata hanno colpito anche reporter stranieri, uno dei quali, il britannico Tim Hetherington, è morto, mentre c’è incertezza sulla sorte di un altro, un americano ferito in modo grave. Feriti anche altri due o tre, a seconda delle fonti. «Se non arrivano» truppe di terra straniere «moriremo», ha detto uno dei leader degli insorti di Misurata, Nuri Abdallah Abdullati, che attraverso il Consiglio transitorio libico di Bengasi ha lanciato la sua disperata richiesta d’aiuto, soprattutto a Francia e Gran Bretagna. «Finora non abbiamo accettato soldati stranieri nel nostro paese ma ormai, con i crimini perpetrati da Gheddafi, chiediamo sulla base di principi umanitari e islamici che qualcuno venga a far cessare la carneficina», ha affermato. Da Bengasi, è arrivato anche una sorta di imprimatur da parte del Cnt, il Consiglio nazionale di transizione. Un portavoce, Hafiz Ghoga, ha detto che se per proteggere i civili sarà necessaria la presenza di truppe di terra straniere «allora noi non avremmo nulla in contrario». Di «crimini internazionali» ha parlato anche l’Alto commissario Onu per i diritti umani, Navi Pillay, che ha condannato il presunto uso di bombe a grappolo su Misurata da parte del regime. I reporter stranieri sono stati raggiunti da un colpo di mortaio nella Tripoli Street, epicentro dei combattimenti fra governativi e insorti, secondo media statunitensi e britannici. La vittima accertata, il fotografo e documentarista britannico Tim Hetherington, 41 anni, era stato nominato all’Oscar per un suo documentario sull’Afghanistan. Hetherington, nato a Liverpool, era molto conosciuto nell’ambiente. Il film racconta un anno di vita di un plotone dell’esercito Usa in Afghanistan. I militari americani erano incaricati di difendere una collina intitolata ad un medico militare americano, Juan Restrepo, ucciso in battaglia. «I ribelli ora controllano il 50% della strada. L’altro 50% è controllato dai soldati e dai cecchini di Gheddafi», ha detto un portavoce dei ribelli che si è presentato come Reda. L’area vicina al porto, che è sotto il controllo degli insorti, per ora «è calma e le navi riescono ad attraccare», ha dichiarato ancora Reda. Tanto che ieri «è arrivata una nave turca con aiuti umanitari e due navi del Qatar hanno evacuato circa 1500 africani», ha aggiunto riferendosi ai lavoratori stranieri che da settimane cercano di fuggire da Misurata. Una delle due navi ne ha trasferiti circa 800 a Tobruk, nell’est della Cirenaica, a solo un centinaio di chilometri dal confine egiziano. Sarebbero già oltre mille i morti dall’inizio della rivolta, sulle complessive 10.000 vittime e oltre 50.000 feriti in tutto il Paese denunciati dalle fonti ospedaliere e sottolineate con forza dal Consiglio transitorio libico, mentre secondo l’Unicef sarebbero decine di migliaia i bambini intrappolati in città.

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