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Grecia, Alba Dorata: incriminati 4 deputati del partito neonazista


    Quattro deputati del partito neonazista greco Alba dorata sono stati incriminati per «costituzione e appartenenza a un’organizzazione criminale» e uno di loro è finito in custodia cautelare. Dopo una deposizione fiume, durata più di 14 ore, davanti al giudice istruttore ad Atene, tre deputati, tra cui il portavoce del partito Ilias Kassidiaris, sono stati messi in libertà condizionale, mentre il quarto, Yannis Lagos, è stato posto in custodia cautelare. I quattro parlamentari – Ilias Panagiotaros, Ilias Kasidiaris, Yannis Lagos e Nikos Michos – sono stati arrestati nel fine settimana assieme al presidente e vicepresidente del partito, che invece dovranno presentarsi in tribunale nel corso della settimana. E’ stato inoltre arrestato anche l’ex comandante di polizia di un popolare quartiere di Atene, terreno d’azione privilegiato di Alba Dorata. Il graduato è sospettato di avere coperto i militanti neonazisti durante i loro attacchi contro gli stranieri. Il poliziotto è accusato di avere favorito la caccia ai clandestini fatta dai neonazisti nella zona, una delle prime dove Alba Dorata si è rafforzata.

    Siria, al via la missione degli ispettori dell’Opac sul posto per verificare la distruzione delle armi


      Una prima parte di ispettori dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac) è giunta a Damasco per sovrintendere alla distruzione dell’arsenale chimico della Siria. Gli ispettori dell’Opac hanno per missione «aiutare la Siria a soddisfare i requisiti (la distruzione delle armi chimiche, ndr) rispetto alla Convenzione» del 1993 che Damasco si è impegnata a sottoscrivere. Sono pertanto in Siria per inquadrare e supervisionare la distruzione delle armi chimiche da parte di Damasco che deve essere conclusa entro il primo semestre del 2014, non per distruggerle personalmente. Il primo gruppo inviato dall’Opac conta 20 ispettori che sono al lavoro da martedì pomeriggio, quando hanno incontrato i loro interlocutori siriani. Tutti volontari, gli ispettori dell’Opac sono, fra gli altri, ex militari specializzati nelle armi chimiche, chimici, ingegneri chimici e specialisti paramedici. In un primo tempo gli ispettori verificheranno i siti che figurano in una lista trasmessa da Damasco. Le ispezioni devono essere portate a termine prima della fine del mese. Delle analisi saranno effettuate sul posto anche se «non saranno a livello di quelle di laboratorio». La priorità sarà di assicurarsi che i siti di produzione di armi siano inutilizzabili prima di fine ottobre. Dei metodi «sbrigativi» saranno utilizzati a tal fine, a seconda delle diverse situazioni. Carri armati, esplosivi, colate di asfalto sono state citate fra le opzioni possibili. Dal momento che questi metodi non sono sempre conformi alla Convenzione, altri metodi più appropriati e di lunga durata dovranno essere utilizzati in seguito per portare a termine il processo di distruzione dei siti di produzione e degli stock di armi. La missione è estremamente ambiziosa e pericolosa: per la prioma volta nella storia dell’Opac, una missione viene effettuata in un Paese in piena guerra civile.

      CRONACHE GLOBALI


        Succede nel mondo

        Shutdown e debito, l’incubo Usa


          Gli States stretti nella morsa della paralisi federale mentre si fa sempre più concreto il rischio di default

          Il dipartimento al Tesoro americano sta utilizzando gli ultimi strumenti straordinari a disposizione per evitare il default del Paese. In una lettera ai leader del Congresso, il segretario al Tesoro Jacob Lew ha precisato che si stanno usando le ultime tre misure contabili per consentire alla Nazione di pagare i suoi conti. Mentre non è ancora risolto il problema dello «shutdown», la paralisi federale che ha portato alla sospensione parziale delle attività delle agenzie federali a causa della mancata intesa sul budget, gli Stati Uniti devono fare i conti con l’imminente scadenza sull’innalzamento del tetto del debito. «Non ci saranno poi altre opzioni legali e prudenti» per estendere la capacità di indebitamento, ha detto Lew. Non cambia inoltre la scadenza: il 17 ottobre il Tesoro avrà in cassa solo circa 30 miliardi di dollari, non abbastanza per pagare i propri debiti. «Chiedo al Congresso di agire immediatamente per adempiere alle proprie responsabilità», ha scritto il segretario al Tesoro. Sarebbe «la prima volta nella storia americana» che gli Stati Uniti finiscono in default. Lo shutdown sta colpendo anche l’agenda di impegni del presidente Obama che – nel corso del suo viaggio in Asia previsto per la prossima settimana – ha deciso di rinunciare alle tappe in Malesia e Filippine. Obama, che volerà in Oriente per partecipare al summit regionale dell’Apec, ha chiamato i due Capi di Stato dicendo loro che dovrà rimandare la visita. Al suo posto andrà il segretario di Stato John Kerry. La Casa Bianca si trova così costretta a rallentare la strategia di espansione economica in Asia, fondamentale per il settore delle esportazioni.

          Iran, l’apertura verso l’Occidente passa anche dai social network


            Il presidente Rohani ha scambiato alcune battute con il fondatore di Twitter dal suo account Forse il primo segno di disgelo in un Paese dove le piattaforme online sono vietate ai cittadini

            Il nuovo corso in Iran passa anche per Twitter: il presidente iraniano moderato Hassan Rohani si è scambiato una serie di messaggi con il co-fondatore del sito di microblogging Jack Dorsey, che gli ha posto una domanda «provocatoria» sull’uso di Twitter da parte degli iraniani. Sebbene sia stato un piccolo scambio di opinioni, esso, secondo la stampa americana, potrebbe rappresentare un «nuovo corso» per i cittadini. Nel suo primo tweet a Rohani, Dorsey ha scritto: «Buona sera Presidente. I cittadini iraniani sono capaci di leggere i tuoi tweet?». Qualche ora dopo, il presidente moderato ha risposto: «Buona sera Jack. Come ho detto in un’intervista, i miei sforzi puntano ad assicurare che il mio popolo possa avere accesso a tutte le informazioni globalmente, come è nel loro #diritto». Dorsey ha poi replicato: «Ci faccia sapere cosa possiamo fare per renderlo realtà». Il neo-presidente Rohani è un utente attivo dei social network, sia Facebook che Twitter, tramite i quali annuncia anche eventi geo-politici importanti. Proprio sul suo account di Twitter Rohani aveva annunciato la storica telefonata con il suo omologo americano, Barack Obama. Sembrerebbero confermate dunque alcune indiscrezioni circolate sui media americani a partire dalla elezione di Rohani, secondo le quali il nuovo presidente vuole dare maggiore accesso a Internet. Le due piattaforme, tuttavia, restano vietate agli iraniani, come deciso dal predecessore Mahmoud Ahmadinejad nel 2009.

            Telecom, oggi le dimissioni di Bernabè


              Sono attese per oggi le dimissioni di Franco Bernabè da presidente esecutivo di Telecom Italia. L’annuncio dovrebbe arrivare nel corso della riunione del cda. La decisione del manager di farsi da parte è legata alle difficoltà a portare avanti un aumento di capitale destinato al mercato. Un’operazione per cui i soci italiani – Generali, Mediobanca e Intesa – non hanno mai nascosto la loro contrarietà, dopo l’accordo con gli spagnoli di Telefonica. Ma le dimissioni di Bernabè non sono l’unica novità del board odierno. Dopo le dimissioni di Elio Catania, a seguito dell’inchiesta della Procura di Roma per insider trading, oggi, su indicazione di Telco, sarà cooptato nel consiglio Angelo Provasoli, presidente di Rcs ed ex Rettore della Bocconi.

              LIBERI MERCATI


                Teste cadenti dai trasporti alla telefonia

                Italo, alla prima fermata è già sceso l’ad Sciarrone


                  Ntv: le deleghe al presidente Perricone

                  Fervono i lavori per la nuova illuminazione pubblica


                    Le lampade hi-tech dovrebbero portare una riduzione di costi e consumi del 43%

                    VIGNOLA – Proseguono senza intoppi i lavori di riqualificazione degli impianti diell’illuminazione pubblica del Comune di Vignola. L’opera di messa in sicurezza prevede la sostituzione di circa il 70% dei sostegni in cemento, il rifacimento di circa 20 km di linee elettriche, oltre 2 km di nuovo interramento cavi, l’adeguamento normativo di tutti i quadri con lo smantellamento delle due cabine di media tensione di via I maggio e di via Leonardo da Vinci, la sostituzione del 75% degli apparecchi esistenti sui 3800 punti luce installati, la protezione contro i contatti indiretti, la razionalizzazione delle reti e la realizzazione di nuovi impianti in via Sega e in via Maremagna, che incrementeranno la rete esistente. È già stata terminata la sostituzione delle 26 armature di via Giotto, mentre è in fase di completamento la sostituzione di 42 armature in via Deledda. Da oggi, fino a lunedì 7 ottobre i lavori si sposteranno invece in via Agnini e nella zona tunnel, dove verranno sostituite 82 armature, quindi nella zona di via dell’Agricoltura dove le armature da sostituire saranno 29. Interventi, quelli in cantiere, volti sia a risolvere disservizi legati alla obsolescenza degli attuali impianti, sia a ridurre in modo significativo il consumo energetico e i relativi costi per la collettività. L’illuminazione stradale, infatti, genera tra il 15% e il 25% dei costi energetici di un Comune. Intervenendo sugli impianti di illuminazione esistenti, e sostituendoli con nuovi impianti più efficienti, si possono ridurre i consumi e realizzare economie considerevoli. Saranno sostituite in particolare tutte le lampade al mercurio con altre ai vapori di sodio ad alta pressione e agli ioduri metallici, ad elevata efficienza, rispettivamente per le armature stradali, le prime, per il centro storico, per viale Mazzini e i parchi non tematici le seconde. Saranno tutte comandate da regolatori di flusso o centralizzati ovvero telecontrollati punto a punto, come per quelle del centro storico. Inoltre verranno ottimizzati i parametri illuminotecnici delle strade e saranno adottati gli orologi crepuscolari astronomici. Tutto ciò permette una diminuzione delle emissioni di gas effetto serra e riducendo l’inquinamento luminoso. Un cambiamento che favorirà quindi un significativo calo dei consumi, costi ed emissioni evitate per una quota del 43%, unitamente alla messa a norma dei quadri elettrici, alla sostituzione dei pali in cemento e rifacimento di alcune linee non più affidabili.

                    Emiliana Rottami: tre settimane per la svolta


                      Stop alle polveri o ci saranno altri provvedimenti

                      SAN CESARIO – Sembra esserci davvero l’intenzione di andare in fondo stavolta sulla questione dei cumuli di vetro. Come abbiamo anticipato ieri, il sindaco di San Cesario Valerio Zanni ha emanato una nuova ordinanza nei confronti dell’Emiliana Rottami che dà tempo solo fino al 24 ottobre per prendere i necessari provvedimenti di contenimento dei cumuli di vetro che da decenni ormai sono la croce dei residenti, per tutti i disagi legati allo spargimento di polveri nell’aria. Il tempo non è molto, ci sono poco più di tre settimane. E vista una storia fatta di tante delusioni, viene da chiedersi: cosa succederà se la ditta si rivela ancora inadempiente? «Allora vedremo con la Provincia che provvedimenti prendere – sottolinea il sindaco Valerio Zanni, che ha firmato il nuovo documento – ma il problema va risolto. Ricordo però che non si parte da zero, e che alcune misure di contenimento previste nella precedente ordinanza (quella che lo stesso sindaco aveva emanato ormai un anno fa, ndr) sono già state adottate». Però i cumuli sono sempre lì, cambiati se non di poco, e chi ci vive intorno continua a denunciare i disagi legati alle polveri. Una situazione che si dovrebbe risolvere con ciò che è stato indicato in ordinanza, almeno per quanto riguarda lo stabilimento di via Bonvino, l’unico su cui ha una competenza il Comune, insieme alla Provincia, perché lì il materiale sminuzzato può considerarsi ridotto a materia prima. Invece in quello di via Verdi il vetro è ancora a uno stato grezzo o semilavorato, e in questa condizione fa capo essenzialmente alla Provincia, che ha comunque sollecitato la ditta all’adozione di misure di contenimento. L’ordinanza dunque guarda nello specifico a via Bonvino, dove si intima «di ridurre l’altezza dei cumuli vetrosi – riprende Zanni – oppure di alzare barriere protettive che impediscano al materiale di diffondersi nell’aria, ma anche di effettuare una copertura con appositi teli». Verrà finalmente fatto tutto il necessario? Sulla carta la ditta non ha scelta, visto il primo esito che si è avuto in ambito giudiziario, con il Consiglio di Stato che nelle settimane scorse ha respinto la richiesta di sospensiva dell’ordinanza. A questo punto si andrà avanti senz’altro per via ordinaria al Tar, ma ci vorrà il suo tempo per arrivare a un verdetto di merito. Nel mentre, il provvedimento è nel pieno della sua efficacia: vedremo cosa succederà in questo breve spazio di tempo in cui si attende la prima vera svolta dopo decenni. (da.mo.)

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