«Pago duemila euro lanno di tassa sui rifiuti. Eppure riciclo tutto, il ferro vado a smaltirlo – naturalmente pago anche questo servizio – da una ditta specializzata. Ho un capannone da 500 metri quadri, ma ci lavoro da solo. In pratica produco per uno, non per quaranta». Per Daniel Pasqualotto – italo-argentino da 23 anni a Modena – che lavora ferro, legno e pietra i pagamenti non finiscono mai. «Per i rifiuti pago in base alla metratura, ma lavorando da solo non è che produco chissà cosa». Una richiesta al sindaco?: «Far pagare a seconda della produzione». La tanto invocata e mai sperimentata raccolta porta a porta con la pesatura della spazzatura. Ma oltre la Tares altre tegole incombono su Daniel e tutti gli artigiani modenesi: «pago quasi 5mila di Imu». Solo con due tasse, Tares ed Imu, si raggiungono i 7mila euro. Una cifra impressionante e mancano i servizi basiliari: «Qui ci occupiamo di pulire il verde, lo facciamo noi, così come la manutenzione minima della strada». Azioni positive contro il degrado, ma in questo caso a carico del contribuente. Il cittadino oltre pagare deve rimboccarsi le maniche e lavorare pure sugli spazi pubblici. E questa non è più una novità in città visto che per la cura del verde pubblico, parole dellassessore allambiente Simona Arletti, si dipende dal buon cuore dei volontari. Morale della favola per lo Stato e il Comune si pagano tante tasse, non si ricevono i servizi e si fa pure volontariato. (gbn)