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I FATTI DEL GIORNO


    Succede nel Belpaese

    Terim, operazione salvataggio: scatta la fase 2 In Regione vertice sulla fabbrica di Baggiovara


      In ballo la sorte di 140 operai. Mentre il sito di Rubiera è ormai egiziano

      Ormai chiuso il capitolo sullo stabilimento di Rubiera, l’operazione di salvataggio degli addetti in forza alla Terim entra oggi in quella che può considerarsi una sorta di fase 2. Questa mattina, a Bologna, negli uffici della Regione, è in programma un vertice tra istituzioni e sindacati per fare il punto sulle prospettive che attendono il sito di Baggiovara, da cui dipende il destino di 139 addetti. Concluso l’iter di concordato preventivo, la storica azienda modenese di elettrodomestici per la cucina sta per essere rilevata da Eg Italy, società controllata dalla holding egiziana Engineering Group, al cui vertice sta l’imprenditore Khaled Farouk. L’accordo, concluso recentemente, ha, però, ad oggetto la sola fabbrica di Rubiera e il contestuale assorbimento di 201 dei 340 posti di lavoro totali. Per i rimanenti 139 e per l’altro stabilimento, quello di Baggiovara, si cercano uno o più investitori, a cui viene offerta anche la possibilità di una riconversione produttiva. Le dimensioni dell’area – 25mila metri quadrati – e, conseguentemente, il suo prezzo, intorno ai 10 milioni di euro, non sono certo alla portata di tutti, specie di questi tempi. Va detto, peraltro, che fino ad oggi le attenzioni delle parti erano concentrate soprattutto sulla vicenda della cessione a Eg Italy. Risolta questa partita, ora si fa sul serio anche per Baggiovara. I lavoratori sono alla finestra. nEnrico Mingori

      ECCELLENZE LOCALI


        Dal Distretto di Mirandola alla metalmeccanica

        MedTec e il biomedicale del futuro


          Alle Fiere non solo business, fari su innovazione e start up

          Non solo una piattaforma d’incontro per gli operatori del settore, ma anche un luogo di approfondimento sui temi dell’innovazione e della ricerca. MedTec Italy, la più importante manifestazione in Italia dedicata al biomedicale, ha preso il via ieri a ModenaFiere, dove, tra le giornate di ieri e oggi, si stimano almeno 2mila visitatori interessati ad entrare in contatto con i maggiori professionisti del comparto: 130 le aziende espositrici, provenienti da ogni parte del mondo, incluse 40 nuove società, oltre ad esperti di progettazione, produzione e servizi di outsourcing. Con un fatturato annuo da oltre 17 miliardi di euro e quasi 3mila aziende, il Belpaese è il terzo produttore europeo di dispositivi medicali e la provincia di Modena è considerata il secondo centro mondiale per importanza: nel Distretto di Mirandola – non a caso ribattezzato Biomedical Valley – si produce il 65% degli articoli destinati al mercato tricolore. E la seconda edizione di MedTec arriva mentre le imprese del settore stanno rialzandosi dallo choc del terremoto. Nei due giorni di fiera, è presente un’area tematica – il Biomedical Lab – con interventi di esperti sul tema dell’innovazione. Ad organizzarlo Basf, il colosso della chimica al suo debutto nel settore dei dispositivi medici (come fornitore di materiali), che ha organizzato un convegno dal titolo L’innovazione per il biomedicale. Innovazione a cui è stata dedicata anche una piazza virtuale, tra i padiglioni, dove scoprire le ultime novità presentate da start up e Università. Non solo business, insomma, ma pure strategie di sviluppo. Stando ai dati di Assobiomedica, la Confindustria del settore, sono 214 le giovani aziende biomedicali censite nel 2013 e, tra queste, è rilevante la componente di realtà estere che sceglie di produrre in Italia. Nei padiglioni di MedTec, ieri, l’associazione delle imprese ha anticipato i numeri del Rapporto su produzione, ricerca e innovazione nel settore dei dispositivi medici nello Stivale. Numeri positivi: nel 58% dei casi, infatti, il contoterzismo – ossia la fornitura dei prodotti – parla italiano, a fronte di un 42% a targa estera. Il 53% delle aziende contoterziste si classifica come micro-impresa, il 35% è di piccole dimensioni, mentre solo l’1% di aziende è grande. Un dato importante, osserva in una nota Assobiomedica, «se si considera la quantita» di imprese a carattere nazionale, che con la crisi economica rischiano di scomparire, quando «l’industria made in Italy andrebbe valorizzata e aiutata a crescere magari facendo sistema».

          Aumento Iva, Saccomanni: «Non si può tornare indietro»


            Nonostante il voto di fiducia al Governo

            Sull’aumento dell’Iva, scattato martedì, «non c’è niente da fare». Ad assicurarlo, ieri, è stato il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, lasciando il Senato dopo le dichiarazioni di voto sulla fiducia al Governo. Il guardasigilli ha gelato, così, le speranze di coloro che, scongiurata la caduta dell’esecutivo, confidavano in un prossimo provvedimento di Palazzo Chigi volto a ritirare il contestatissimo aumento dell’imposta indiretta al 22% (che, peraltro, fino a qualche giorno sembrava dovesse essere quantomeno rinviato a gennaio 2014), riportando l’aliquota indietro di un punto, magari attraverso un intervento per decreto. «Non c’è nessun decreto, è già legge già», ha sottolineato il ministro Saccomanni, ricordando, poi, che era stato un decreto legge del 2011 ad aver portato l’Iva a questo livello.

            La ripresa è ancora debole Herr Mario lascia fermi i tassi


              La Bce non cambia direzione. Anzi

              Per ora la soglia è allo 0,5% Non si escludono altri tagli


                Oltre a mantenere allo 0,5% il tasso principale dell’Eurozona, la Bce ha confermato il tasso sui depositi, allo 0%, e quello sulle operazioni di rifinanziamento marginali, all’1%. Anzi, nel corso della riunione di ieri mattina a Parigi il Consiglio direttivo ha persino esaminato l’ipotesi di ulteriori tagli. «C’è stata una discussione», ha riferito lo stesso Mario Draghi, «e come l’altra volta, alcuni governatori hanno sottolineato che i miglioramenti dell’economia non giustificavano una tale mossa, altri hanno detto il contrario e alla fine abbiamo deciso di lasciare i tassi al livello attuale». Di certo, il presidente della Bce non teme possibili fiammate dell’inflazione. «Sulla base dei prezzi correnti, dei contratti future per l’energia, l’inflazione dovrebbe rimanere a livelli così bassi nei prossimi mesi», ha spiegato Draghi.

                Mps-Antonveneta, chiesti 8 rinvii a giudizio


                  Nell’ambito dell’inchiesta sull’acquisizione di Antonveneta da parte del Monte de’ Paschi di Siena, i pm toscani Aldo Natalini, Antonino Nastasi e Giuseppe Grosso hanno depositato ieri la richiesta di rinvio a giudizio per l’ex presidente di Mps Giuseppe Mussari e l’ex direttore generale Antonio Vigni. I reati ipotizzati sono ostacolo alla vigilanza, manipolazione del mercato e falso in prospetto. Il rinvio a giudizio è stato chiesto anche per altre cinque persone fisiche e per il colosso finanziario statunitense Jp Morgan, mentre sono state cancellate le posizioni dell’ex vice-dg, Fabrizio Rossi, e del manager Marco Morelli, indagati fino a luglio, così come quella della stessa società Mps, in quanto persona giuridica. Secondo i pm, infatti, sull’acquisizione di Antonveneta, nel corso degli anni, Rocca Salimbeni venne «danneggiata» e non «favorita» da chi la gestiva «per interessi egoistici e di altri». Per tre indagati, tra cui Vigni, le accuse sono state estese al reato di ostacolo alla vigilanza nei confronti del collegio dei sindaci revisori.

                  Malpighi (Confcommercio): «Un disastro lo scatto dell’Iva»


                    Anche Massimo Malpighi, presidente Confcommercio Modena, interviene sull’aumento percentuale dell’Iva. Uno scatto dal 21 al 22% che costringera le famiglie a tirare ancor di più la cinghia. «Abbiamo sperato fino all’ultimo che si riuscisse a scongiurare questo incremento. – dice Malpighi – Il primo grosso problema sta proprio in quel ‘fino all’ultimo’. L’assenza di una programmazione e la disorganizzazione del processo decisionale impediscono agli imprenditori e ai commercianti una pianificazione precisa della propria attività e delle proprie spese. A seguire l’impatto che questo provvedimento avrà a tutti i livelli: prevediamo un effetto recessivo e depressivo a catena su redditi, consumi, imprese e occupazione». A dimostrazione di queste previsioni funeste, Malpighi cita le stime più recenti: «L’Ufficio Studi di Confcommercio rileva che l’aumento al 22% riguarderà il 70% dei prodotti e costerà 207 euro annui a famiglia. Si prevede che i consumi, dopo il tragico -4.3% del 2012, chiuderanno in negativo anche quest’anno con un -2.4%. In tutto questo pensiamo alle imprese del commercio, che stanno affrontando una pressione fiscale che non ha pari al mondo, le previsioni lasciano pensare che assisteremo a molte altre serrate».

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