22.3 C
Modena
mercoledì, Luglio 30, 2025
Home Blog Pagina 9913

IL FUTURO DELL’UNIONE


    Carpi, Soliera, Novi e Campogalliano insieme

    Al Ramazzini la cuffia speciale per i malati oncologici


      Utilizzando il sistema Paxman, evita nel 50-70% dei casi la perdita dei capelli

      Novità importante al Ramazzini per i malati oncologici costretti a cure molto invasive. Tra gli ‘effetti collaterali’ dei trattamenti chemioterapici, com’è noto, c’è anche la perdita dei capelli. Il problema potrebbe apparire secondario, ma in realtà è di primaria importanza per la salute psico-fisica del paziente. In un momento di insicurezza e fragilità generale, legato alla non facile convivenza con una malattia invasiva, l’individuo percepisce ogni ‘trasformazione’ – in questo caso la perdita, seppur temporanea, dei capelli – come un trauma. Ridurre al minimo questo disagio significa dunque migliorare la fiducia in se stessi dei pazienti, e stimolare atteggiamenti positivi verso la terapia. Fra le varie soluzioni proposte per contrastare la caduta dei capelli a seguito di alcuni trattamenti di chemioterapia, l’unica che a oggi abbia dimostrato, in test clinici, risultati incoraggianti è la ‘cuffia’ refrigerata Paxman che è stata appena messa a disposizione dei pazienti del reparto di Oncologia dell’Ospedale di Carpi, grazie al contributo dell’Associazione Malati Oncologici (Amo). Il sistema Paxman, ideato in Gran Bretagna, riesce ad evitare nel 50-70% dei casi la perdita dei capelli dovuta all’uso di alcuni farmaci chemioterapici. Attualmente, in Italia, il sistema è utilizzato soltanto in un altro ospedale, ad Avellino. Dopo aver visitato due strutture pubbliche inglesi (il ‘Christies Hospital’ a Manchester e l’ospedale di Huddesfield, simile per dimensioni a quello carpigiano) l’equipe della Medicina Oncologica del Ramazzini, diretta da Fabrizio Artioli con il coordinamento infermieristico di Angela Righi e in collaborazione con Amo, hanno deciso di acquistare una ‘cuffia’ Paxman, da circa 30mila euro. Il sistema Paxman consiste nel raffreddamento controllato del cuoio capelluto attraverso l’uso di una cuffia, ed è stato inventato a Manchester dalla famiglia di imprenditori Paxman, dalla quale prende il nome. «Il principio per cui il raffreddamento del cuoio capelluto durante l’infusione della chemioterapia riduce la perdita di capelli è noto – spiega l’infermiera caposala Angela Righi – anche se il problema, sinora, è stato il mantenimento delle basse temperature. In passato, infatti, queste ‘cuffie’ erano costituite da una gelatina che veniva raffreddata in freezer ma, una volta indossata, perdeva velocemente il suo ‘potere’ refrigerante. La cuffia Paxman, invece, mantiene costante la temperatura a – 4 °C e permette di trattare 2 pazienti per volta, per un totale di 4 al giorno». Paxman non è altro che una cuffia di silicone morbido, collegata ad un impianto frigorifero compatto, che viene posta sulla testa del paziente prima, durante e dopo il trattamento chemioterapico. La temperatura del cuoio capelluto viene abbassata gradualmente, facendo circolare un refrigerante speciale all’interno della cuffia, ed è mantenuta costante per tutto il periodo del trattamento, partendo da circa 20 minuti prima e continuando anche a fine seduta per un periodo di tempo che può variare da 45 minuti sino a 2 ore. La perdita dei capelli a seguito di alcuni trattamenti di chemioterapia si verifica a causa dell’atrofia parziale o totale della radice del bulbo pilifero, ‘attaccato’ dal farmaco. Il sistema del raffreddamento produce invece una sensibile riduzione del flusso di sangue ai follicoli piliferi, preservandoli in questo modo dalla distruzione. Il sistema Paxman può essere efficace su una vasta gamma di farmaci chemioterapici come l’epirubicina, la doxorubicina e il taxol.

      Liotti sul web: «Individuare modi e tempi»


        Rivedere tempi e modi, parlandone con i commercianti del centro storico. Lo chiede anche Caterina Liotti, presidente del consiglio comunale in quota Pd, che affida a Facebook il proprio punto di vista sul tanto discusso progetto: «Sono certa che piazza Roma pedonalizzata sarà uno spazio recuperato alla bellezza artistica e vivibilità della nostra città, ma penso che occorra ascoltare i commercianti e individuare insieme le modalità e i tempi. I lavori devono essere programmati con i commercianti che devono organizzare tutte le loro attività, ad esempio decidere gli ordini con largo anticipo. Va studiato anche il modo per ridurre l`impatto… Procedere per stralci? Dal confronto usciranno certamente le idee migliori». Anche sul tema della sicurezza, Liotti aveva ‘beccato’ la giunta, spronandola a rivedere le decisioni sull’illuminazione, giudicata insufficiente.

        IL PROGETTO CONTESTATO


          Il mondo del commercio alza la voce

          Piazza Roma, è ancora protesta: negozianti ‘occupano’ il consiglio


            Pighi accoglie la proposta di una seduta tematica

            E’ ancora una volta Piazza Roma e il progetto di pedonalizzazione a calamitare l’attenzione del dibattito cittadino. Per protestare contro quella che appare ormai una decisione già presa, i commercianti e i rappresentanti delle associazioni di categoria hanno fatto sentire la propria presenza in consiglio comunale, mentre si discuteva proprio del progetto che sta trovando così tante difficoltà. Grazie ad un’interrogazione presentata due mesi fa da Sandra Poppi (grillina, oggi consigliera di Modenasaluteambiente.it) trasformata in interpellanza, per circa un’ora opposizione e maggioranza hanno battagliato, per la prima volta in un contesto ufficiale, sul tema Piazza Roma. E sullo sfondo c’erano loro, i rappresentanti di quel mondo del commercio che più di tutti sembra vedere la pedonalizzazione come una sorta di dichiarazione ufficiale di morte del centro storico e dei suoi negozi. E i toni dei cartelli esibiti in consiglio esprimevano bene il concetto: «Siamo i prossimi disoccupati», «Non facciamo morire il centro». Toni forti, per un argomento altrettanto forte: la crisi e le prospettive infauste in caso di svuotamento della piazza dalle auto. Quella dei commercianti è stata una protesta del tutto pacifica e composta, anticipata da una lettera inviata al sindaco e a tutti i capigruppo dalle quattro associazioni del commercio. Nella missiva si denuncia la mancanza di confronto preventivo e le conseguenze disastrose che porterebbe una decisione del genere. Per questo Cna, Lapam, Confcommercio e Confesercenti chiedono che il progetto venga rinviato di almeno un anno, ovvero sia fatto slittare alla prossima legislatura. Una eventualità che difficilmente verrà presa in considerazione. Il sindaco Pighi, in scadenza di mandato e non più rieleggibile, vuole consegnare alla città un piazza senza auto, un segno tangibile dei suoi dieci anni a capo del Comune. Che la decisione sia già presa lo suggerisce anche il fatto che, pur aprendo alle opposizioni che chiedono un consiglio straordinario monotematico su Piazza Roma, questo si terrà solamente dopo che la Soprintendenza avrà approvato il progetto. Dunque a cose già fatte. Certo, magari saranno possibili piccoli cambiamenti, si potrà discutere sui dettagli, ma l’impianto originario rimarrà quello già deciso: Piazza Roma non sarà più un parcheggio. Un’idea ritenuta giusta da tutti, ma che diventa sbagliata per i modi e i tempi in cui verrà attuata. Per molti modenesi una piazza pedonale sarà anche più bella, ma al momento servono ancora i parcheggi. nDaniele Franda

            Via al toto-presidente: unica certezza nessun nome condiviso


              Il timore che il prossimo inquilino del Colle non risulti espressione dell’unità nazionale

              Si è aperta la settimana che vedrà l’inizio degli scrutinii che porteranno al successore di Giorgio Napolitano. Il toto-presidente è già partito da molto tempo. L’indicazione di Pd e Pdl, o meglio, l’auspicio, è quello di trovare un nome largamente condiviso, così da avere una personalità che, almeno in questo caso, possa rappresentare l’unità nazionale, dopo che l’esito delle politiche ha prodotto il caos tra i partiti. Bersani e Berlusconi si sono incontrati e si incontreranno ancora. Alla prima riunione la fumata è stata nera. Grillo e i suoi le «quirinarie» le hanno già fatte: Emma Bonino, Gian Carlo Caselli, Dario Fo, Milena Gabanelli, Ferdinando Imposimato, Romano Prodi, Stefano Rodotà, Gino Strada, Gustavo Zagrebelsky e lo stesso Beppe Grillo, che però si è chiamato fuori. Insomma molti nomi della società civile e pochi politici. Pd e Pdl su questo sono stati chiari: il prossimo inquilino del Colle dev’essere né un tecnico né altro, ma un politico. E’ l’unico dato certo uscito dalle consultazioni tra il Cavaliere e il segretario del Pd. Tra gli altri nomi «papabili» che si fanno in questi giorni anche l’ex premier Giuliano Amato, l’ex presidente della Camera dei deputati Luciano Violante e addirittura Romano Prodi. Durante la manifestazione di Bari Berlusconi è stato chiaro in merito al professore: «se va lui al Quirinale agli italiani conviene espatriare». Giovedì alle 10 si riunirà il Parlamento in seduta comune integrato dai delegati regionali per l’elezione del presidente. A comporre la platea dei 1007 «grandi elettori» ci sono i 630 deputati, i 316 senatori, i 4 senatori a vita e i 58 rappresentanti delle Regioni. Il rischio è rappresentato dal fatto che se i grillini regalassero voti al Pd, dal momento che hanno candidati condivisibili, il dodicesimo presidente della Repubblica potrebbe essere di nuovo espressione solo del centrosinistra.

              «Renzi, un miserabile senza senso dello Stato» La Finocchiaro si mangia il sindaco di Firenze


                Nuova tensione in casa Pd: democratici nel caos e divisi su tutto

                Altro caos in casa Pd e ad agitare le acque è ancora lui, Matteo Renzi. Il sindaco di Firenze aveva giudicato «improponibile al Quirinale», assieme a Franco Marini, la senatrice Pd Anna Finocchiaro, dopo la foto che l’ha mostrata da Ikea con la scorta. Durissima la replica della senatrice all’ormai famigerato «rottamatore». La Finocchiaro dapprima respinge il suo coinvolgimento alla candidatura, venuta da altri. «Non mi sono mai candidata a nulla – ha detto -. Conosco bene i miei limiti e non ho mai avuto difficoltà ad ammetterli: ho sempre servito le istituzioni in cui ho lavorato con dignità e onore, e non metterei mai in difficoltà né il mio Paese, né il mio partito». Poi sferra l’arringa al collega: «Trovo che l’attacco di cui mi ha gratificato Matteo Renzi sia davvero miserabile, per i toni e per i contenuti». La acque sono estremamente mosse nel Pd e questo è l’ennesimo caso di tafferugli. Ma la causa è sempre identica: la discordia. Anche la senatrice pone l’accento sul denominatore comune: «Trovo inaccettabile e ignobile che l’attacco venga da un esponente del mio stesso partito. Sono dell’opinione che chi si comporta in questo modo potrà anche vincere le elezioni, ma non ha le qualità umane indispensabili per essere un vero dirigente politico e un uomo di Stato». Il protagonista è sempre lui, Matteo Renzi, lo stesso che si chiama sempre fuori da tutto «per il bene del Paese», poi di tanto intanto getta benzina sul fuoco del suo partito già in fiamme. Proprio come ha fatto con il segretario Bersani, invocando le larghe intese o il ritorno alle urne. Le stesse parole di Silvio Berlusconi. E se Renzi dichiara di parlare «non per me ma per l’interesse del Paese», il responsabile economico del Pd Stefano Fassina la pensa al contrario: «Renzi continua a fare prevalere le sue pur legittime aspirazioni personali rispetto agli interessi del Paese».

                AI FERRI CORTI


                  Si allontana l’intesa sul dopo Napolitano

                  Quirinale, il Pdl vuole chiudere i giochi


                    Riunioni dello stato maggiore in agenda oggi e domani Ma Bersani temporeggia ed evita l’incontro con il Cav

                    Il Pdl vuole chiudere la partita sul Quirinale. E’ prevista per oggi la riunione alla Sala Colletti di Montecitorio per il gruppo alla Camera, alla presenza del presidente dei deputati Renato Brunetta e del segretario di via dell’Umiltà, Angelino Alfano. Berlusconi dovrebbe essere presente. Si fa sempre più vicino il momento dell’incontro tra il Cavaliere e Pier Luigi Bersani per concludere un’intesa sul Colle. Non c’è ancora la data ufficiale, ma con tutta probabilità sarà nelle prossime ore, dal momento che da giovedì i giochi sono chiusi e le Camere si riuniranno per eleggere il dodicesimo presidente della Repubblica. Berlusconi avrebbe già fissato una deadline per la trattativa col Pd: le 18 di domani, quando nell’auletta di Campo Marzio riunirà i gruppi pidiellini di Camera e Senato per indicare la strategia da seguire alle elezioni del nuovo capo dello Stato. Il segretario del Pd sembra però non avere ancora le idee chiare sull’incontro, che sarebbe escluso per oggi: «Questo non è previsto». Così ha, infatti, risposto Bersani a Montecitorio a chi, ieri, gli chiedeva se avrebbe visto in giornata l’avversario. Il leader democratico, ieri, ha invece visto il premier Monti, proprio per delineare l’identikit del successore di Napolitano. Non sono trapelati nomi. «Non sono in grado di dire quando verrà eletto il presidente della Repubblica», ha dichiarato Bersani al termine dell’incontro. Poi ha aggiunto: «Come sapete queste cose si decidono all’ultimo momento, perciò bisogna aspettare mercoledì». Il leader del Pd, dopo aver incontrato Mario Monti ha avuto un colloquio di circa un’ora nel suo studio alla Camera con Enrico Letta, Dario Franceschini, Luigi Zanda, Roberto Speranza, e Maurizio Migliavacca. Insomma, si parla di intese ma ogni forza politica si consulta autonomamente. Tuttavia il Pdl vuole fare in fretta e intanto c’è già chi si sbilancia. Il presidente dei senatori del Pdl Renato Schifani vedrebbe al Quirinale lo stesso Berlusconi. «Credo – ha detto – che se c’è una persona che è stata protagonista della storia politica del nostro Paese, cambiandola, nella logica di un bipolarismo efficace e innovativo, è stato Silvio Berlusconi e credo che il centrodestra meriti, dopo vent’anni di cambiamento e dieci anni di Governo, una legittimazione e un riconoscimento di quest’uomo». Schifani, tuttavia, ha concluso, non escluderebbe dalla rosa nemmeno Gianni Letta.

                    SOCIAL

                    13,458FansMi piace
                    214FollowerSegui
                    100IscrittiIscriviti