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OLTRE IL TERREMOTO


    I tentacoli della burocrazia

    Tares, prima di arrivare ha già infiammato gli animi


      Si temono stangate: il Comune per ora ritarda l’applicazione di un semestre

      NONANTOLA – E’ già questione Tares a Nonantola, con il Comune che interviene con alcune precisazioni sulla nuova tassa per i rifiuti. Sulla nuova imposta, che oltre ai costi della gestione dei rifiuti include anche quelli della pubblica illuminazione e della pulizia delle strade, c’è ancora tanta confusione. Non si capisce infatti, da un punto di vista normativo, come si dovrà intendere e realizzare la Tares all’interno di un iter legislativo che è ancora soggetto a proposte di emendamenti che sono volti a modificare la tariffa comunale. «E’ per questo che in Consiglio comunale abbiamo proposto e votato di ritardare la tassazione di almeno un semestre, in attesa di capire quali di questi emendamenti saranno accolti e come eventualmente cambieranno le modalità di applicazione della tariffa sui rifiuti e sui servizi»sottolinea l’assessore al bilancio Alessandro Masetti. «In merito alle polemiche sollevate dalla lista Amo Nonantola, che ha criticato il Comune per non aver contestato questa tassa, rispondiamo che questa amministrazione non ha mai risparmiato critiche a quei governi che negli ultimi anni hanno tagliato agli enti locali e continuerà a farlo, ma oggi il quadro normativo e quello politico che dovranno portare alla definizione della Tares sono tutt’altro che certi. Saremo ben lieti di avere la lista civica al nostro fianco quando dovremo mettere in campo azioni concrete» .

      Pmi, la crisi non congela le bollette


        ECONOMIA ò28

        Ghirlandina, patrimonio (ancora) tutto da valorizzare


          Ci vuole più cura per il nostro Sito Unesco

          MODENA – Ieri il consiglio comunale di Modena ha approvato all’unanimità ‘Il piano di gestione del sito Unesco di Modena’ che si traduce in 1 milione e 300mila euro per Duomo, Ghirlandina e piazza Grande. Ben vengano questi soldi per tutelare i simboli identitari della città, peccato che il ‘preventivo’ stimato dal Comune per un serio intervento su questi monumenti arriva a 6 milioni di euro. Denari tutti da recuperare. Intanto bisogna farsi bastare i soldi stanziati, quelli essenziali per il monitoraggio, il restauro e il consolidamento delle strutture dopo l’impatto del terremoto e soprattutto l’adeguamento (per quanto possibile) per i maggiori rischi sismici. Ma la vera novità di ieri è l’impegno a definire il ‘Regolamento del sito’, cioè stabilire le norme «per l’uso degli spazi aperti e degli arredi urbani, lo svolgimento di manifestazioni pubbliche, l’utilizzo degli edifici che affacciano su piazza Grande». Finalmente viene da dire visto che l’Unesco già dal 1997 ha dichiarato patrimonio dell’Umanità ilcuore di Modena. In 15 anni non si è studiato il manuale di buon comportamento per tutelare e valorizzare Duomo, Ghirlandina e piazza Grande. Eppure è da vent’anni che i Ferraresi hanno capito la forte attrattiva delle ‘città d’arte’ e che gli investimenti in questo settore portano riflessi positivi nel settore turistico: hotel, ristoranti, bar, negozi di souvenir, guide turistiche, editoria specializzata e l’elencoè ancora lungo. Visto che dai turisti ci guadagnano (seppure indirettamente) anche muratori, idraulici ed elettricisti. Peccato che finora si sia trascurato il cuore artistico della città, come è emerso anche ieri in consiglio comunale. A iniziare dalle visite alla Ghirlandina, qualche consigliere ha fatto notare aspetti curiosi: la chiusura al pubblico dalle 12,30 alle 15. Orario che taglia opportunità ai visitatori cittadini che spesso hanno poche ore: «Gli orari non devono essere fatti per i dipendenti, ma per i turisti». Poi se si va a vedere il sito Internet si scopre che venerdì 13 settembre è diventato 14. Quel pizzico di approssimazione che non fa per niente bene alla promozione turistica cittadina. (gbn)

          L’atto ufficiale di nascita riporta a un chirografo del 14 gennaio 1826


            Il progetto dell’allora Osservatorio Astronomico di Modena si concretizzò dopo il ritorno dei duchi Austro-Estensi a Modena, successivamente alla Restaurazione conseguente al Congresso di Vienna del 1814, in particolare grazie all’intervento dell’arciduca Massimiliano, fratello del regnante Francesco IV, particolarmente interessato allo studio delle scienze astronomiche. A dirigere l’Osservatorio venne chiamato Giuseppe Bianchi, giovane modenese che si era laureato a Padova e che nel 1814 lo stesso Duca Francesco IV inviò a studiare all’Osservatorio di Brera, sostenendolo tramite un sussidio statale. Nel 1818 Bianchi venne, quindi, richiamato a Modena e gli fu affidata la prima cattedra di astronomia teorica, per la reggenza della quale poté avvalersi della collaborazione di un altro illustre modenese, Govanni Battista Amici, uno studioso di ottica che contribuì a dotare l’Osservatorio di importanti ed innovativi strumenti, tuttora conservati presso l’Osservatorio stesso. Come sede dell’Osservatorio il duca Francesco IV concedette all’Università il Torrione di Levante della propria prestigiosa residenza cittadina, il Palazzo Ducale costruito da Francesco I nella prima metà del secolo XVII. L’atto ufficiale che indica la nascita dell’Osservatorio ci riporta ad un chirografo ducale del 14 gennaio 1826, come attesta una lapide di marmo collocata in una parete dell’Osservatorio stesso.

            LA CITTA’ DA RIQUALIFICARE


              Stop a oblio e degrado

              L’appello del rettore per l’Osservatorio: «Ridare dignità a questo ricco museo»


                E’ bisognoso di interventi di restauro edilizio e scientifico

                Interrogazioni sulla riqualificazione dell’ex ortofrutticolo e delle ex fonderie


                  Il vicecapogruppo del Pdl Bellei chiede al Comune di rimediare allo stato di degrado e oblio in cui versano i due siti

                  Oblio, degrado e abbandono. Questi tre mali affliggono in tanti casi il patrimonio ambientale e culturale della città, patrimonio che sarebbe invece al contrario da tutelare e valorizzare non solo per onorare il passato ma anche a sostegno dello sviluppo socio-economico del territorio. Tra questi vi è l’Osservatorio Geofisico del Dipartimento di Ingegneria dell’Università, a supporto del quale il rettore Aldo Tomasi ha ieri lanciato un appello. «Per restituirlo alla completa fruibilità – ha affermato – occorreranno molti sforzi economici al fine di recuperare i danni dovuti al terremoto e completare la sistemazione delle sale e della antica strumentazione presente, ridando dignità a questo interessantissimo e ricco museo tanto bisognoso di interventi di restauro edilizio e scientifico». L’invito arriva nell’anno del 150° anniversario della morte di Giovan Battista Amici, uno dei più influenti ed apprezzati scienziati modenesi, che tanto contribuì proprio allo sviluppo della strumentazione scientifica dell’Osservatorio che ha sede dal 1826 nell’ex palazzo Ducale. «Il nostro dipartimento – afferma il prof. Alessandro Capra, Direttore del Dipartimento – ha raccolto con estremo piacere l’eredità dell’Osservatorio Geofisico, che ritiene un patrimonio scientifico e culturale di primo ordine. Il suo valore storico e culturale e, quindi, il significato dell’Osservatorio anche come Museo ne fanno un prezioso giacimento non solo per l’Ateneo, ma per la città di Modena. Per questo motivo cercheremo di valorizzare, in tutti i modi, questa struttura, già a partire dalla celebrazione del 150° anniversario della morte di Giovan Battista Amici. Voglio però rimarcare il nostro desiderio di rendere vivo e presente l’Osservatorio come realtà scientifica significativa e, pertanto, concorreremo a dare giusto risalto alle attività di Osservatorio meteo-climatico e ad incrementare le attività Geofisiche del medesimo». In base a quanto concordato tra le due amministrazioni, come era sempre stato fin dalla destinazione dell’ex Palazzo Ducale a sede dell’Accademia Militare di Modena, l’Osservatorio Geofisico universitario disporrà di un ingresso indipendente su Piazza Roma, lateralmente a destra rispetto all’ingresso principale del complesso architettonico, tale da assicurare piena libertà di movimento al personale universitario ed al pubblico. «Questo accordo – assicura il Rettore prof. Aldo Tomasi -, firmato a distanza di 187 anni dalla istituzione dell’Osservatorio di Modena, ci restituisce la piena disponibilità di un luogo storico della nostra Università, che appartiene al patrimonio culturale della città». Tomasi ringrazia il nuovo comandante dell’Accademica Militare «per la sensibilità che ha dimostrato nel comprendere quali limitazioni si trascinassero con la precedente procedura di accesso, impegnandosi a facilitare ed accelerare presso le autorità nell’anno delle celebrazioni di Giovan Battista Amici un accordo che ci auguriamo segni una svolta nella vita dell’Osservatorio Geofisico».

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