Home Blog Pagina 10068

Dove e quando


    Il dipinto Giuseppe e la moglie di Putifarre attribuito a Giovan Francesco Barbieri detto Guercino è esposto nella Sala dello Stringa del Palazzo Ducale di Modena, sede dell’Accademia Militare, fino al 20 novembre prossimo. All’allestimento, curato da Nicholas Turner e Federica Gasparrini, e promosso dalla Zanasi Foundation proprietaria dell’opera dal 2011, si accede tutti giorni dalle 17 alle 19 con ingresso gratuito. Il catalogo di mostra dal titolo Guercino, “Giuseppe e la moglie di Putifarre”: il capolavoro ritrovato di Guercino per Francesco I d’Este è pubblicato da Artioli Editore.

    La curatrice illustra le prove: «E’ un Guercino»


      Guercino è uno degli autori più indagati nella storia dell’arte e la sua opera è dettagliatamente documentata dal “Libro dei conti” della sua bottega: quali sono quindi i “nuovi” documenti avanzati dai curatori della mostra e del catalogo a supporto di questa recente attribuzione? Anzitutto, il primo documento a contare nell’attribuzione di un dipinto è il dipinto stesso. Ciò vuol dire che, solo dopo aver appurato che le sue caratteristiche tecnico-stilistiche si confanno al modus operandi di un determinato autore, si procede alla disamina delle fonti, le quali, a loro volta, contribuiscono a una maggiore comprensione dell’opera stessa, permettendone l’inserimento, e in un contesto culturale specifico, e in un dato periodo del curricolo dell’artista. Nondimeno, nel nostro caso, la prima traccia è indubbiamente offerta dal registro di bottega del Guercino, dal quale, in una nota del 25 agosto del 1631, si ricavano con chiarezza elementi utili all’individuazione dell’opera, ovvero il soggetto («Giuseppe, et la moglie di Putifarro»), la tipologia compositiva («due mezze figure»), il pagamento («Schudi 130»), nonché la committenza del «Ser.mo Sig. Duca di Modena». Altre fonti, già note ma mai analizzate in funzione di questo dipinto, sono state invece le Vite de’ pittori e scultori ferraresi di Girolamo Baruffaldi del 1704 – 1707, ma edite postume nel 1841, e la biografia del Guercino di Gaetano Atti del 1861. Quest’ultimo, in particolare, riferisce di un dipinto a mezze figure del Casto Giuseppe che era appartenuto agli Este e poi disperso, senza tuttavia specificare altro. Un ulteriore controllo dei documenti riguardanti le alienazioni estensi, fra cui la cosiddetta “vendita di Dresda” del 1746, nonché l’Inventario dei beni del 1692 – 1694, allorché alcuni quadri furono trasferiti dal Palazzo Ducale di Modena alla residenza estiva di Sassuolo, ha consentito di ricostruire l’intera vicenda, per cui è probabile che il quadro – dato anche il riferimento, per traslato, alle virtù vittoriose della castità e della fedeltà – sia stato donato dal duca Francesco I alla nuora, Laura Martinozzi, in occasione delle nozze con il figlio Alfonso IV nel 1655. Al proposito, torna utile ricordare la citazione di un dipinto del Casto Giuseppe fra le «cose trovate, o restate nel monastero della Visitazione» e appartenute alla Serenissima Laura Martinozzi, la quale, esautorata dal figlio Francesco II dal governo di Modena, morirà a Roma nel 1687, dopo un tour fra le maggiori corti europee. Che importanza ha ai fini di questa attribuzione il disegno a penna di Guercino oggi conservato all’Academy of Art di Honolulu e considerato uno studio per il dipinto di proprietà della Zanasi Foundation? Solo oggi i disegni sono unanimemente considerati dalla critica come opere d’arte a sé stanti. All’epoca, al contrario, soprattutto per un accanito disegnatore come Guercino, i disegni costituivano un indispensabile strumento di lavoro. In particolare, Guercino era solito riutilizzare un espediente compositivo, o solo una figura di maggiore allure in dipinti di diverso soggetto e anche distanti nel tempo fra loro e ciò gli era consentito proprio dai disegni che, perciò, rappresentavano una sorta di promemoria o, meglio, una fonte inesauribile di “modelli” e idee compositive. Quanto al disegno di Honolulu, la sua importanza si deve anzitutto al fatto che è il solo disegno autografo pervenutoci di questa composizione (gli altri, infatti, si conoscono attraverso un calco della Royal Library e due copie conservate, l’una, a Firenze e, l’altra, ad Ascoli Piceno), a cui si aggiunge poi un valore “documentale” poiché è attraverso di esso che il Guercino ci informa dei suoi “primi pensieri”, vale a dire, della prima idea compositiva, permettendoci di seguirlo nelle diverse fasi del processo creativo: dalla prima inventio del disegno di Honolulu alla versione definitiva dipinta. Quali carte d’archivio provano, o lasciano almeno ipotizzare, che il dipinto sia stato realizzato per il duca Francesco I d’Este come si afferma nel titolo della mostra e del catalogo? La committenza è per l’appunto specificata nel “Libro dei conti” del pittore, ma altre informazioni circa la presenza del dipinto nella Galleria Estense ci giungono dal biografo Carlo Cesare Malvasia e dalla Descrizione manoscritta del 1722 di Niccolò Panelli, mai data alle stampe e ciononostante citata da Luigi Salerno (1988) e da David Stone (1991) a proposito della confusione ingenerata nel tempo dalle fonti sui due dipinti estensi, entrambi di soggetto erotico, del Casto Giuseppe e di Amnon e Tamar.

      L’esperto Massimo Pulini: «Plausibilmente è un Loves»


        Abbiamo chiesto un parere sull’attribuzione a Guercino del dipinto esposto a Modena a Massimo Pulini, pittore, storico d’arte, curatore di mostre e di volumi monografici sugli artisti del Seicento e attualmente assessore alla Cultura del Comune di Rimini. Lei è uno dei maggiori studiosi del Guercino in Italia e nel mondo. Avalla l’attribuzione di questo dipinto alla mano del maestro centese? Se no, su quali elementi sostanziali? No, non mi sento di avallare questa attribuzione. Certo, nel dipinto è evidente la presenza di un prototipo e di una invenzione tipici del maestro, e poi però rielaborati da allievi e collaboratori, che erano soliti riprendere i disegni di Guercino per una traduzione pittorica. Ma escluderei che l’opera sia riconducibile alla sua autografia. Alcuni storici dell’arte propendono per un’attribuzione dell’opera a Matteo Loves, il collaboratore fiammingo del Guercino attivo presso la corte ducale di Modena. Ritiene plausibile questa ipotesi? L’ipotesi è plausibile perché, in effetti, la mano più vicina al dipinto sembra proprio quella di Matteo Loves. In particolare, la luce chiara degli incarnati e il battere della luce che tende ad appiattire i panneggi sono elementi tipici della pittura dell’assistente fiammingo di Guercino. I Gennari, ad esempio, parenti e collaboratori anch’essi del maestro, realizzavano incarnati più rosei, talora persino arrossati. Anche la tipologia dei volti richiama i modelli consueti del Loves.

        A Ngapeth il ruolo di “salvatore”


        Il francese si sta allenando, avrà il numero 18 ma difficilmente sarà in campo già a Trento

        Il primo allenamento per acclimatarsi, iniziare a conoscere i nuovi compagni, ma anche per testare lo stato fisico ed atletico come richiesto dalla società. Ieri è stato il primo vero giorno di Earvin Ngapeth a Modena. Lo schiacciatore francese, che se tutto dovesse andare come da copione ha già pronta la maglia numero 18 che fu nelle ultime stagioni di Marco Piscopo, è pronto a recitare la parte del “salvatore” di una formazione apparsa settimana dopo settimana sempre più in difficoltà. L’approdo sotto la Ghirlandina di un giocatore dalle indubbie qualità sia in attacco che direttamente dal servizio, che non ha vissuto le travagliate situazioni di questi mesi, può essere un’addizione importante per coach Lorenzetti che, probabilmente, spera ardentemente di avere il giocatore già a disposizione per la trasferta di Trento. Difficile, ha fatto sapere nelle ultime ore la società, che Ngapeth possa scendere in campo nel weekend, ma nel caso in cui la condizione fisica dovesse essere ottimale e le pratiche burocratiche dovessero essere completate per tempo è difficile ipotizzare che in caso di necessita il tecnico non ricorra a tutte le carte a sua disposizione per strappare un risultato positivo. Sulla coppia di posti quattro titolare, comunque, al momento non dovrebbero esserci possibili sorprese all’orizzonte. Con la ventilata o, quantomeno, possibile partenza dello sloveno Sket, tra l’altro uno dei migliori di quest’ultimo difficile spezzone di stagione, ecco che Deroo e Kovacevic dovrebbero essere confermati nonostante il difficile momento del belga che anche a Vibo Valentia non ha convinto. Buone notizie, invece, arrivano dal francese Guillaume Quesque che sta procedendo nel recupero dall’infortunio alla caviglia e ormai sembra stabilmente riunito al gruppo. Per Trento, quindi, anche lui potrebbe essere riaggregato al gruppo, ma a quel punto i giocatori a disposizione saranno quattordici e coach Lorenzetti si ritroverebbe a scegliere un elemento da escludere dal gruppo.

        Volley


        Non ancora ufficializzato il suo ingaggio

        Domenicali: «F14 T, una buona partenza»


        La macchina risponde alle modifiche e ha mostrato affidabilità

        «Sono sempre prudente, non certo per paura di dire quello che penso ma perché so bene come le cose cambino in fretta in questo sport». Stefano Domenicali, team principal della Ferrari, ostenta basso profilo, sano realismo e consapevole fiducia nell’approccio alla stagione di Formula 1 che sta per cominciare. «A Jerez abbiamo visto che la base di partenza della F14 T è buona: risponde bene alle modifiche, i dati fondamentali rispondono ai parametri che avevamo definito in galleria del vento e non abbiamo avuto sorprese negative», sono le sue parole, riportate dal sito della scuderia di Maranello. «Ovvio che c’è ancora molto da lavorare – osserva Domanicali – perché era impossibile debuttare con una monoposto perfetta in una stagione così ricca di cambiamenti. Sarà un inizio di campionato pieno di incognite ed è prestissimo per fare qualsiasi tipo di previsione: credo che cominceremo a capire qualcosa solamente nell’ultimo test in Bahrain. L’ottimismo che ho deriva dalla consapevolezza che sappiamo quali sono i fronti su cui dobbiamo operare: la prudenza è sempre buona consigliera ma ciò non vuol dire che le persone che sono impegnate su questo progetto non abbiano la carica giusta e la voglia di dimostrare ai nostri avversari quanto bene riusciamo a fare le cose alla Ferrari». «Devo dire che la cosa che più mi ha fatto piacere è stato l’atteggiamento della squadra», prosegue Domenicali. «Tutti sono uniti nell’affrontare i problemi e nel cercare di risolverli, consapevoli che la sfida che abbiamo di fronte è impegnativa ma affascinante». Tante parole, dal settembre scorso, sono state spese sulla coppia dei piloti Ferrari del 2014, che vede per la prima volta dal 1953 due campioni del mondo riuniti nello stesso box rosso: Fernando Alonso e Kimi Raikkonen. «La nostra è stata una scelta razionale, basta sull’esigenza di avere una coppia di piloti esperti ed è stata pensata esclusivamente con l’obiettivo di fare il bene della Ferrari: spero che la pista confermerà che sia stata quella giusta», spiega il team principal. «La loro gestione? Le scelte vanno sempre ben ponderate ma vanno prese per quello che sono: scelte sportive prese per cercare di raggiungere l’obiettivo della squadra».

        Schumacher Complicazione polmonite


        Michael Schumacher avrebbe un’infezione polmonare. E’ quanto sostiene il quotidiano tedesco “Bild”. L’ex pilota, ancora ricoverato all’ospedale di Grenoble dopo il grave incidente sugli sci dello scorso dicembre, avrebbe contratto l’infezione nel corso del processo di risveglio artificiale dal coma. I medici l’avrebbero scoperta circa una settimana fa, iniziando subito una somministrazione di potenti antibiotici. Sabine Kehm, manager di Schumacher, ha ribattuto alla “Bild”: «Non commentiamo le speculazioni». Nei giorni scorsi Felipe Massa ha fatto visita al pilota tedesco, suo compagno di squadra alla Ferrari nella stagione 2006. «Sono rimasto a lungo al suo fianco – ha rivelato il brasiliano -. È stato bello essere lì. Sembrava dormisse, come dorme ciascuno di noi. Sono fiducioso che tutto andrà per il meglio e che Schumi si risveglierà e recupererà completamente».

        Bologna, suicida sui binari Stazione in tilt


        Il cadavere di una donna è stato ritrovato ieri mattina, intorno alle 7.30, sui binari della linea ferroviaria Bologna-Firenze, all’altezza della stazione Mazzini. Ad accorgersi del corpo senza vita è stato un macchinista che ha subito dato l’allarme alla Polfer giunta sul posto, insieme al pm di turno e al medico legale. Sul luogo del ritrovamento anche la polizia scientifica. I treni hanno subito ritardi fino a due ore. Anche i treni ad alta velocità. La circolazione è stata interrotta per circa mezz’ora, tra le 7.30 e le 8, e sono stati cancellati due convogli regionali. In seguito la circolazione è ripresa, ma a senso unico alternato dalle 8 alle 10,30. Lo stop, prima totale poi parziale, è stato necessario per consentire i rilievi dell’autorità giudiziaria. La donna, un’insegnante bolognese di scuola materna di 37 anni, viveva da sola in città e non ha lasciato nulla di scritto. I suoi documenti sono stati rinvenuti a non molta distanza dal cadavere. L’ipotesi del suicidio è per ora quella data per più probabile ma gli inquirenti vogliono vederci chiaro prima di archiviare il caso.

        Pescara, arriva la cartella esattoriale e si spara Ma Equitalia smentisce: da noi nessun avviso


        Era stato trovato martedì sera nella camera da letto dell’abitazione – ma la morte risale ad almeno 24 ore prima – il corpo di un 70enne di Elice, nel pescarese che, preso dallo sconforto, si è ucciso sparandosi al volto. L’uomo, pensionato e separato dalla moglie, Mario Pingiotti, si era allontanato dai figli e, in passato, ha avuto problemi di depressione. A detta di famigliari e conoscenti, però, a spingerlo al gesto estremo sarebbero stati problemi di natura economica. Il 70enne, infatti, avrebbe ricevuto delle cartelle esattoriali, con l’avvio della procedura di pignoramento della casa. L’uomo si è sparato con un fucile calibro dodici regolarmente detenuto. Sul posto i carabinieri della Compagnia di Montesilvano che hanno sequestrata l’arma. Eppure in questo giallo c’è qualcosa che non torna. Equitalia, infatti, smentisce il precedente che avrebbe scatenato il fatto. «Con riferimento al tragico episodio avvenuto a Elice in provincia di Pescara – è scritto nella nota diffusa da Equitalia – si precisa che la notizia del pignoramento da parte di Equitalia è priva di ogni fondamento». E ancora: «Equitalia, nell’esprimere cordoglio per l’accaduto, precisa che non ha pignorato alcuna abitazione né ha inviato di recente cartelle o avvisi al contribuente». La nota è giunta prontamente, dopo un anno, il 2013, che ha visto molti casi di suicidio legati ai contenziosi tra l’azienda e contribuenti insolventi. Equitalia è diventata così bersaglio di polemiche, spesso infondate. Oltre all’infondatezza ha contribuito all’alto numero dei casi anche l’effetto emulazione, che ha portato molti disoccupati o insolventi a togliersi la vita leggendo e identificandosi in analoghi casi.

        SOCIAL

        13,458FansMi piace
        214FollowerSegui
        100IscrittiIscriviti