Una giornata convulsa, il concreto timore di una crisi, la salvezza grazie al voto degli azzurri
Il governo ha strappato il sì al testo base sulla riforma del Senato, dopo unestenuante giornata della quale, fino allultimo momento, in tarda serata, non è stato possibile prevedere il finale. «Riforma del Senato. Approvato il testo base del governo. Molto bene, non era facile. La palude non ci blocca! E proprio #lavoltabuona», twittava ieri Renzi, sollevato, dopo aver seriamente rischiato la crisi di governo. Nella serata di martedì la commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama ha infatti approvato per un solo voto (15 sì) lordine del giorno di Roberto Calderoli che prevede senatori eletti in ogni regione. Di conseguenza, non è stato più presentato il documento di Anna Finocchiaro su un Senato non elettivo, perché incompatibile. Alla disfatta della maggioranza ha contribuito il no di Mario Mauro, dei Popolari per lItalia, e lassenza di Corradino Mineo (Pd), uno dei firmatari del ddl Chiti. Tuttavia, mezzora dopo, è seguita unulteriore svolta. Silvio Berlusconi ha deciso di indirizzare i suoi sul testo base, che è passato così solo grazie allok di alcuni membri di Forza Italia. Dopo le 22.30, la Commissione ha adottato il testo base, come voluto dalla maggioranza, con 17 sì. Insieme a Renzi esulta il ministro Maria Elena Boschi, delle cui possibili dimissioni si era sentito parlare in giornata. Circostanza smentita, e ribaltata da un successo, o per meglio dire un salvataggio, forse quasi insperato. «Noi abbiamo vinto, il governo ha perso», insisite Roberto Calderoli, il cui odg prevede una riscrittura sostanziale del testo base nei suoi elementi fondanti. «Sulle riforma partiamo dal testo base, con lordine del giorno che recepisce le nostre proposte – spiega Giovanni Toti (FI) -. Con un buon lavoro sugli emendamenti e della Commissione affari costituzionali si arriverà a una riforma condivisa».