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I fondi ci sono e i candelieri del duca entrano nel Museo civico


    Missione compiuta. Ha raggiunto il risultato sperato la sottoscrizione pubblica promossa dall’antiquario modenese Pietro Cantore e dalla marchesa Edvige Rangoni Machiavelli per l’acquisto di due preziosi candelieri d’argento appartenuti al duca Francesco V d’Asburgo-Este. Pezzi più unici che rari che ora potranno finalmente entrare al Museo civico d’arte. I manufatti, opera dell’orafo geminiano Giacomo Vincenzi, rivestono una particolare importanza storica: infatti, all’indomani dell’esilio di Francesco V, ultimo duca di Modena, nel 1859, l’argenteria del Palazzo ducale fu pressoché interamente fusa e trasformata in denaro. I candelieri, in tutto nove, erano stati ritrovati e acquistati, quattro mesi fa, a Parigi, proprio dall’antiquario Cantore, che aveva notato le incisioni conla sigla del duca e il marchio dell’orafo Vincenzi. II ritrovamento destò subito l’interesse della direttrice dei Musei civici, Francesca Piccinini, che s’interessò subito all’acquisto di almeno una coppia di candelieri, per arricchire lo spazio dedicato alla dinastia che governò Modena dal 1598 al 1859. Il prezzo? CIrca 8mila euro: Candore disse di non volerci guadagnare nulla («lo faccio per amore della mia città»). Ma le finanze del Museo piangono miseria. E così la direttrice del Museo lanciò la sottoscrizione pubblica. Che però, dopo quattro mesi, aveva raggiunto solo 3mila euro. Ecco allora l’evento I Candelieri del duca, tenuto lo scorso 22 maggio presso la Galleria Antiquaria Cantore. Decine le sottoscrizioni arrivate, tra le quali decisiva è risultata quella della marchesa Edvige Rangoni Machiavelli, che ha favorito la raccolta fondi anche tramite l’organizzazione di cui fa parte, Soroptimist. «L’acquisizione di opere tramite una sottoscrizione aperta alla cittadinanza è un fenomeno nuovo per l’Italia e siamo tra i primi a sperimentare questa formula», ha sottolineato la direttrice Piccinini. La presentazione ufficiale dei candelieri è in programma per dopo l’estate. I nomi di tutti i sottoscrittori ffiancheranno l’esposizione permanente nel Museo.

    Psc, il percorso partecipativo mette il Comune alle strette


      Dai cittadini no al cemento in via Canizzaro e via Aristotele

      Video di Ligabue ha aperto la due giorni Caregiver Serie d’incontri nella biblioteca multimediale Loria


        Si è conclusa a Carpi la terza edizione della Giornata dedicata ai caregiver, ovvero coloro che si fanno carico della cura e dell’assistenza di un proprio caro non autosufficiente o fragile. Il Caregiver day si è aperto venerdì mattina con un ospite d’eccezione, anche se solo in video, Luciano Ligabue. La popolare rockstar – ‘Liga’ per i fans – ha infatti voluto fare arrivare un suo breve contributo ai partecipanti all’incontro (prossimamente visibile sulla piattaforma Youtube), poche parole ma sentite sulla sua esperienza in questo campo. L’Auditorium della Biblioteca multimediale Loria ha ospitato nelle giornate di venerdì e di ieri una serie di incontri, progettati e realizzati dalla coop Anziani e non solo con il contributo dell’Unione delle Terre d’Argine e il patrocinio del Servizio sanitario regionale, e a cui hanno partecipato esperti anche di altri Paesi europei, rappresentanti delle istituzioni locali, operatori dei servizi sociali e sanitari, membri di associazioni di volontariato.

        Il Pd ora vuole ringraziare gli Usa: «Hanno evitato il comunismo»


          Spunta in aula un odg firmato dal consigliere Arletti

          TRA PASSATO E FUTURO


            Da Carpi una sorprendente analisi politica

            Mostra su ‘i Giusti’ in occasione della beatificazione di Focherini


              In occasione della beatificazione di Odoardo Focherini, la Casa del Volontariato di Carpi (via Peruzzi, 22) ospita, a partire da domani e sino al 20 luglio, la mostra ‘I Giusti tra le nazioni: i non ebrei che salvarono gli ebrei in Emilia Romagna 1943-1945’. Promossa dal Tavolo di lavoro per la Beatificazione del venerabile Servo di Dio Odoardo Focherini – in collaborazione con Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi, Fondazione Casa del Volontariato e con il patrocinio del Comune di Carpi – la mostra inaugurerà a partire dalle ore 18.30 di domani, alla presenza delle autorità e con la presentazione del direttore del Museo ebraico di Bologna, nonché curatore dell’esposizione, Franco Bonilauri. Alla mostra sono previste visite guidate e, per informarsi, è possibile scrivere all’indirizzo mail info@odoardofocherini.it. I ‘Giusti tra le Nazioni’ sono i non ebrei che durante la Shoah salvarono uno o più ebrei dalla deportazione e dalla morte, rischiando la propria vita e senza trarne vantaggio personale. Yad Vashem, l’Istituto per la Memoria della Shoah, istituito nel 1953 a Gerusalemme, si dedica dal 1963 alla ricognizione e al riconoscimento di questi salvatori: coloro che vengono riconosciuti ‘Giusti’ ricevono una medaglia e un diploma d’onore e viene piantato per ciascuno un albero lungo il viale dei Giusti. Ad oggi sono più di 24mila nel mondo i Giusti tra le Nazioni riconosciuti da Yad Vashem, di cui 500 italiani. La mostra si focalizza sui 52 Giusti che nel territorio dell’Emilia Romagna hanno nascosto, protetto e nutrito ebrei in pericolo di vita per settimane, a volte mesi; le loro storie dimostrano che, nonostante la tragedia che colpì il popolo ebraico, uomini e donne non sono rimasti passivi, ma rischiando la vita hanno messo in pratica anche quel principio dell’ebraismo espresso dalla massima del Talmud, secondo la quale “chiunque salvi una vita salva l’umanità intera”. La beatificazione di Odoardo Focherini diventa occasione di scoperta di uomini e donne della nostra terra capaci di grande umanità. Per ulteriori informazioni sulla esposizione, consultare il sito internet all’indirizzo ‘www.casavolontariato.org’.

              Afghanistan, kamikaze e bombe talebani su Kabul La funzionaria italiana ferita resta grave ma stabile


                Un piccolo segno di pace, nel disastro senza fine di Kabul. Dopo l’attentato che ha sconvolto il centro della città, ieri mattina la capitale afghana si è svegliata con uno spettacolo insolito: oltre 10mila palloncini colorati inneggianti alla pace volteggiavano nel cielo per denunciare ogni violenza. Un’installazione, opera di un artista concettuale americano, Yazmany Arboleda, per cercare di trasmettere almeno un poco di serenità. Missione difficile da compiere, con un bilancio di sette morti, tra i quali quattro ribelli, dopo l’attacco kamikaze seguito da sette ore di scontri armati che ha investito venerdì il centro di Kabul. Dopo l’attentato, le forze di sicurezza hanno dato la caccia ai ribelli, con prolungate sparatorie ed esplosioni di granate. Sotto il fuoco, anche una funzionaria italiana dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim), Barbara De Anna, è rimasta gravemente ferita. «Si tratta di quattro assalitori dotati di armi pesanti e leggere. Uno di loro si è fatto saltare in aria davanti al portone dell’Oim, gli altri tre sono entrati nel complesso», ha spiegato il portavoce del ministero degli Interni, Seddiq Seddiqi. Secondo il portavoce, i tre cecchini si sono spostati da un edificio all’altro prima di essere uccisi. «Un poliziotto e due civili adulti sono stati inoltre uccisi», ha precisato il responsabile, che venerdì aveva diffuso un bilancio di cinque vittime. Diciassette persone, sette straniere e dieci di nazionalità afghana, sono rimaste ferite, tra le quali proprio la funzionaria italiana Barbara De Anna, che venerdì sera, dopo essere stata inizialmente ricoverata nell’ospedale di Emergency a Kabul, è stata trasferita con un elicottero messo a disposizione dall’Isaf (Forza Internazionale di assistenza alla sicurezza, la missione a guida Nato in Afghanistan) all’ospedale militare di Baghram, in un’operazione curata dall’ambasciata italiana a Kabul in stretto coordinamento con l’Unità di crisi della Farnesina. Fonti di Emergency hanno aggiunto che l’italiana ha ustioni sull’80% del corpo. L’organizzazione umanitaria ha riferito che i feriti portati nel suo ospedale nella capitale afgana sono undici, tre dei quali medicati in pronto soccorso e dimessi. I talebani hanno rivendicato questa operazione che secondo loro ha preso di mira un «alloggio» per stranieri, in particolare dipendenti dei servizi di intelligence americani. Successivamente, De Anna è stata trasferita a Ramstein in Germania, trasportata d’urgenza. Lo hanno indicato fonti della Farnesina, che hanno confermato l’identità della donna, e hanno spiegato che le sue condizioni restano «serie ma stabili». Accompagnata da un funzionario dell’ambasciata italiana a Kabul, la donna è arrivata in Germania con un volo militare Isaf organizzato grazie al coordinamento dell’Unità di Crisi della Farnesina e delle ambasciate italiane a Washington e a Kabul. Il console generale italiano a Francoforte, Cristiano Cottafavi, ha raggiunto l’ospedale americano per prestare la necessaria assistenza. L’Unità di Crisi – hanno concluso le fonti – è in contatto con i familiari, costantemente tenuti al corrente degli sviluppi, e con l’Oim a Ginevra.

                ALLARME TERRORISMO


                  Dall’Occidente all’Oriente

                  Gb, le reazioni al caso Woolwich: boom di odio e graffiti anti-Islam


                    Dopo l’attentato salgono tensione e intimidazioni

                    Il brutale assassinio del soldato Lee Rigby ha scatenato una catena di azioni e minacce contro la popolazione musulmana nel Regno Unito. Prima dell’attacco di Woolwich, l’organizzazione «Faith Matters» (Questioni di Fede), un’organizzazione che lavora per mitigare l’estremismo, riceveva in media tra le quattro e le otto chiamate sulla sua linea telefonica di aiuto; dopo l’attacco, gli appelli sono diventati in media 150 al giorno, per denunciare un ampio ventaglio di minacce, dai graffiti sui muri, agli insulti per strada, fino a vere e proprie intimidazioni e attacchi a moschee. «Ciò che davvero ci preoccupa è l’estensione territoriale di questi incidenti – ha spiegato Fiyaz Mughal alla Bbc Radio Five Live -. Le telefonate arrivano da tutti gli angoli del Paese. In secondo luogo, alcuni attacchi sono molto mirati e aggressivi. Infine abbiamo registrato un’attività molto intensa su internet, che suggerisce incidenti e attacchi coordinati contro istituzioni o luoghi dove pregano i musulmani». Ieri a Newcastle si è tenuta una grande manifestazione della English Defence League, un movimento nazionalista e xenofobo. Centinaia i poliziotti in strada, per evitare scontri. Secondo Abou Nusaybah, uno degli amici dell’assassino intervistato dalla Bbc, Adebolajo era stato avvicinato da funzionari dell’MI5 (i servizi segreti interni) ma aveva rifiutato ogni offerta di collaborazione. La Bbc ha poi riferito che l’amico dell’assassino è stato arrestato dalla polizia subito dopo aver concesso l’intervista.

                    Siria, migliaia di Hezbollah con Assad ma anche imprenditori


                      La guerra civile del regime sostenuta dai soldi di uomini d’affari «pronti a dare il sangue»

                      Forse siamo alle battute finali della sanguinosa guerra civile siriana.L’esercito siriano è riuscito a entrare ieri nell’ex aeroporto militare di Dabaa, posizione cruciale nella linea di difesa dei ribelli a nord di Qusayr, zona ritenuta strategica per il controllo del Paese. Lo ha reso noto una fonte militare siriana. L’aeroporto si trova a sei chilometri da Qusayr ed è situato lungo l’unica strada a nord della città. «I combattimenti e i bombardamenti sono i più violenti dall’inizio dell’offensiva», ha sottolineato alla France presse Rami Abdel Rahmane, direttore dell’Osservatorio siriano per i diritti dell’uomo. Rahmane ieri ha spiegato questa violenza «con il desiderio di Hezbollah di conquistare punti prima del discorso del loro leader Hassan Nasrallah, atteso questa sera» in occasione del 13esimo anniversario del ritiro dell’esercito israeliano dal sud del Libano. Intanto, emergono dettagli sulle forze che sostengono il regime di Damasco: non solo l’appoggio militare di Russia, Iran ed Hezbollah, ma anche la rete di imprenditori siriani su cui può contare Assad per resistere agli effetti devastanti della guerra e delle sanzioni economiche internazionali. Imprenditori come Mohammed Jaber, capace di organizzare convogli armati per trasportare e distribuire carburante nel Paese, e per questo finito nel mirino di Ue, Lega Araba e Dipartimento del Tesoro Usa. «Noi siamo con il regime fino al midollo – ha detto l’imprenditore al Wall Street Journal -. Se il Presidente Assad ci chiede il sangue, siamo pronti a darglielo».

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